Un interessante e lungo articolo prodotto da DEP (Deportate, esuli, profughe), una rivista telematica di studi sulla memoria femminile, prende in considerazione i bombardamenti avvenuti in Italia nel periodo storico 1940-1945 ed esamina lo scopo che l’asse ango-americano, si era dato.
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Iniziano i raid aerei
I primi raid aerei, iniziano subito dopo la dichiarazione di guerra alla Francia ed alla Gran Bretagna. Mentre i primi bombardamenti, iniziarono 5 giorni dopo. La prima città a subirli fu Milano.
I bombardamenti erano diretti verso obiettivi industriali, militari e di trasporto, a sostegno delle forze di terra, e ci si aspettava avessero un grande effetto sul morale degli italiani, con conseguenze politiche piuttosto che militari.
La Francia, luogo da dove partivano i velivoli che bombardavano il Nord italiano, si arrende, vengono bloccati gli aeroporti, base degli aerei incursori.
A questo punto gli inglesi sono costretti a partire direttamente dalla loro terra, con gravi perdite di velivoli e poco successo sugli obiettivi prefissati.
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Apparente tranquillità
Per tutto il 1941 e gran parte del 1942, non vi furono attacchi aerei.
Nell’ottobre 1942, Milano, insieme a Como, Porto Ceresio, Seriate, la Certosa di Pavia, Vigevano, Fidenza, Cantù e altre località più lontane da Milano, tutte realtà industriali, tornano ad essere bersaglio degli inglesi.
Milano: alle ore 17:57 di sabato 24 ottobre, suona il gran l’allarme aereo, la popolazione venne colta di sorpresa, sia per i quasi due anni dall’ultimo bombardamento, sia per il brevissimo intervallo fra il suono dell’allarme e lo sgancio delle bombe, appena 5 min. Il bilancio alla fine dei bombardamenti è tragico: 135 morti, 331 feriti – dei quali 15 non sopravvissero alle ferite, 52 edifici residenziali e 9 commerciali o pubblici danneggiati. Fu danneggiato anche il carcere di San Vittore, dal quale potettero evadere 118 detenuti.
Dall’ottobre del 1942 centinaia di incursioni aeree si abbatterono sull’Italia, quasi tutte le città italiane furono attaccate vedendo cadere migliaia di civili. Gli obiettivi industriali a questo punto non sembrano più essere l’obiettivo primario. È per questo che la reazione della popolazione alle incursioni aeree fu attentamente valutato e discusso dagli Alleati, e decisero, di colpire i civili che vivevano nelle vicinanze delle aree industriali, preservando così attrezzature e strutture.
Un esempio eclatante lo riscontriamo nei 306 giorni di bombardamenti che ha subito la città di Terni, ospite dell’acciaieria e della fabbrica di armi. Non una bomba, se non per sbaglio diretta verso l’insediamento industriale. Alla fine di questo atto bellico, la città conta 1018 vittime, (non più di Roma, oltre 3000; Milano, 2000; Napoli, oltre 6000, … ) e migliaia di feriti di cui molti rimasti invalidi a vita.
Oltre le bombe veniva lanciato materiale di propaganda questo per incoraggiare la popolazione (e in particolare le donne) a ribellarsi al fascismo; ed a sua volta per far cessare la guerra in Italia.
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Verso la fine della guerra
Dopo la caduta del regime fascista, il 25 luglio 1943, il Maresciallo Badoglio, divenuto Presidente del consiglio, dichiarò che la guerra non era finita, pertanto, i bombardamenti, con il fine di minare il morale degli italiani continuarono.
arriva l’armistizio e di conseguenza l’occupazione tedesca, ora l’italia è spaccata in due, L’esercito allo sbando e la popolazione in rivolta. I bombardamenti a questo punto non possono cessare, ma devono continuare ritornando ad essere di supporto all’avanzare delle truppe alleate , ormai sbarcate sul territorio italiano, ed alla distruzione di obiettivi strategici.
Il tempo passa, gli alleati vincono una battaglia dietro l’altra, il nemico tedesco indietreggia e man mano che gli alleati conquistano territorio, i bombardamenti cessano.
La fine della Guerra vede un’Italia a pezzi, città distrutte, la povertà dilaga, famiglie decimate. Si contano oltre 470 morti, di cui più 153mila fra i civili.
N.B. : le cifre contenute in questo articolo possono essere motivo di dibattito. Si prega altresì, di interpretarle come un’idea di quanto accaduto e provocato dall’orrore della seconda guerra mondiale.
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