27 gennaio 2020 … per non dimenticare!

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Giornata della memoria


di Angelo Zammuto

Art. 3 della Costituzione italiana. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione  di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

In questa particolare giornata decine di eventi hanno commemorato uno fra i più tristi momenti della storia del XX secolo, ma pochi, forse troppo pochi, ricordano veramente tutti, e forse molti, troppi, hanno dimenticato…

A sottolineare questo è Najo Adžović nel corso dello splendido ed interessante evento organizzato dalla “Fondazione Theater und Kunst Diletta Benincasa. Germania” e curato da  Roberta Melasecca e Patrizia Bisci:

– Displacet persons –

 In uno dei quartieri più belli di Roma, il Ghetto ebraico nel Rione Sant’Angelo, a 75 anni dalla liberazione di Auschwitz partendo da via della Reginella, passando attraverso la piazza Mattei davanti alla Fontana delle Tartarughe, arrivando infine in via Michelangelo Caetani, nel prestigioso Palazzo Mattei, sede della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Tsuki, noto ballerino, insegnante e performer, accompagnato per un tratto dall’Inno del popolo Rom, “Gelem Gelem”, suonato da un timidissimo ragazzo Rom, ci ha donato con grande generosità uno spettacolo di danza di altissimo livello.

Via Caetani, in questa via un altro brutto momento di cui non perdere la Memoria, l’uccisione di Aldo Moro. Ma qui ci fermiamo, questa è un’altra triste storia “da non dimenticare” della democratica Italia.

Nella sala della Biblioteca sono presenti un folto numero di persone tra cui una decina di ragazzi Rom provenienti dai vari campi nomadi dislocati nella capitale, questi ragazzi, a differenza di quanto normalmente si pensa si mostrano timidi, si sentono fuori luogo, alcuni, pur avendogli spiegato tutto, chiedono cosa stessero a fare li, e con grande interesse e, nello stesso tempo, paura di chissà cosa, ce lo domandano, e noi gli spieghiamo. Si tranquillizzano, si siedono e pazientemente ascoltano, fanno foto, riprese con i loro telefonini, sono interessati.

Intervengono a rotazione i vari ospiti e le organizzatrici che raccontano il loro vissuto, danno il loro contributo alla memoria di questo importante fatto storico. L’ultimo ospite, non a caso e per sua scelta, a parlare è Najo Adžović, a lui dedichiamo più attenzione, non perché più importante, più amico o migliore degli altri, assolutamente, ma per l’insolita presenza di un Rom in una giornata che normalmente viene dedicata al martoriato popolo ebraico.

Najo Adžović, nato a Podgorica, Montenegro, militare dell’esercito Serbo, scappa dalla sua terra natia a seguito del suo rifiuto all’ordine di fucilare 15 giovani musulmani bosniaci. Arriva in Italia nel 1990 e con sua moglie ed i suoi 5 figli vivrà nel campo Rom Casilino 900, dal 2008 al 2013 è stato delegato del Sindaco di Roma per la comunità Rom, giornalista e scrittore del libro “Il popolo invisibile Rom”. Oggi è il portavoce ed il rappresentante della comunità Rom della Capitale ed attivo promotore dell’Associazione Nuova Vita. Nel suo intervento Najo, ci piace chiamarlo per nome, sottolinea l’importanza della giornata e di come il popolo Rom come il popolo di religione Ebraica siano stati vittime della “legione nera”, le SS! Trucidati e marchiati con la stessa stella, il popolo Rom, in quanto minoranza non è stato nemmeno presente ed ascoltato nel Processo di Norimberga, emarginati anche nel dolore …

Mette in risalto, tirandogli le orecchie, anche il silenzio della comunità ebraica di Roma che, pur avendo vissuto le stesse tristi esperienze, avrebbe dovuto essere più vicino a loro, anche e soprattutto oggi, dove il popolo Rom è costretto a vivere, come allora, nei nuovi “campi di concentramento”, i campi Nomadi. Nel suo intervento chiede a gran voce di dare una speranza ai ragazzi Rom, di fargli vedere finalmente la luce della normalità, e non guardiani con i mitra spianati verso le loro “abitazioni”, chiamiamole così. Per i “suoi ragazzi”, chiede istruzione, lavoro, casa; insomma, chiede una vita normale per il suo popolo.


Conosciamo gli artisti partecipanti della manifestazione:

(Tratto dalla documentazione pubblica dell’evento)

Pasquale Altieri di Viterbo. La sua produzione artistica spazia dalla pittura alle installazioni. Ha esposto in decine di mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero; è stato selezionato come artista in residenza e finalista in premi internazionali. Da sempre ha ricoperto un ruolo importante nella diffusione e nella produzione artistica della sua regione, essendo responsabile anche di due gallerie d’arte contemporanea.

Varda Getzow, nata a Jaffa, Israele, dal 1983 vive e lavora a Tel Aviv e Berlino. Il suo lavoro spazia dal disegno alla scultura all’installazione. Si è formata alla Royal Academy, L’Aia, Olanda, presso la Scuola di grafica e dal 1975 al 1979 presso la Kalisher School di Tel Aviv. Tra i principali riconoscimenti: 1982 Scholarship, The Cité Internationale des Arts, Parigi, Francia.

Andrzej Paruzel. Master in Scienze della Terra, laureato all’Università di Varsavia e del Dipartimento di Direzione della Fotografia e della Produzione Televisiva presso la Scuola Nazionale di Cinema di Lodz, negli anni Settanta ha partecipato al movimento d’avanguardia cinematografica polacca e negli anni ’80 e ’90a ha svolto attività e proiezioni nello spazio pubblico ed ha gestito la galleria Art Hotel di Lodz, realizzando una serie di mostre in molti centri europei, tra cui la Galleria Nazionale Slovacca di Bratislava, la Kunstwerk di Berlino e l’Hotel de Ville di Bruxelles.

Dodi Reifenberg nato ad Haifa, Israele, vive e lavora a Berlino. Tra le principali mostre personali: 2015 Untitleds, Pavouk, Berlino; 2013 Untitled Fruits, Marc Schmidt, Berlino; 2010 ResteRechte, galleria Hohenthal & Bergen, Berlino; 2009 Caveman’s Philosophy, Karlsruhe Art fair, Galleria Hohenthal & Bergen, Katlsruhe; 2009 See How You Feel, Maddox Arts, Londra; 2007 Bag Academy, mack B projects, Sarasota, Florida.

Tsuki si è formato nel balletto classico dall’età di cinque anni, diplomandosi alla Australian Ballet School nel 2008. Ha ballato con compagnie e progetti freelance in Israele, Melbourne e Berlino. Come insegnante, facilita esperienze di apprendimento, permettendo agli studenti di ascoltare e di imparare dai propri corpi in movimento; come performer, collega temi personali e poetici con spazi performativi non convenzionali, per progettare architettonicamente i suoi percorsi performativi, consentendo agli autentici movimenti del corpo di emergere.

Ryszard Wasko: artista polacco che lavora nel campo della multimedialità, tra cui fotografia, film, video, installazioni, pittura e disegno. È anche conosciuto come curatore e organizzatore di eventi artistici. Vive e lavora a Berlino. Nel 1981 a Lodz, Wasko ha iniziato e organizzato Construction in Process, una serie di mostre con opere d’arte create in loco. Dopo il primo evento del 1981 è nata “The Solidarity Collection” ed ha continuato a produrre eventi internazionali fino agli anni ’90. 25 anni dopo la prima mostra, ha istituito il “Construction in Process-Museum” (sempre a Lodz). Nel 2008 è stato costretto a chiuderlo e a devolvere la collezione al Muzeum Sztuki di Lodz.

 

Pubblicato su “I Fatti” Area Metropolitana, ed. di Febbraio 2020

 

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