Prefazione
Correva l’anno 1186, l’Italia medievale, l’Europa intera, erano logorate dalle guerre e la Ciociaria, non era da meno, con gli imperiali che scorrazzavano qua e là, saccheggiando e distruggendo tutto quello che trovavano sul loro cammino.
Enrico VI figlio del terribile Federico Barbarossa (quello che mise a ferro e fuoco Milano) di ritorno dalle scorrerie nell’entroterra ciociaro si trovò sotto le mura di Guarcino (Garginum) con la sua possente armata imperiale, tuttavia provata da laceranti battaglie e continue imboscate.
La cittadella era ricca d’acqua e avrebbe potuto resistere anche a un lungo assedio, era impensabile attaccarla e conquistarla, senza subire pesanti perdite; fu così che si decise, come era uso e costume all’epoca, di risolvere la questione con una disfida.
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Il duello
Dalla parte dei teutoni un possente guerriero che portava con orgoglio i leoni dorati su sfondo rosso simbolo della casata Hohenstaufen, mentre dalla parte di Guarcino si fece avanti Malpensa dei Guttifredi che si fregiava del leone lampassato su sfondo a scacchi nero e oro in campo rosso.
Fu così che i due leoni si affrontarono tra un turbinare di spade e cozzare di scudi, difendendo l’onore con le unghie e con i denti, ma sopratutto la vita; Malpensa sapeva che dalla sua dipendeva quella di molti.
Alla fine l’eroico difensore ebbe la meglio trovando un varco nell’armatura del tedesco, uccidendolo; Enrico VI non poté sottrarsi al giuramento di lasciare l’assedio senza nuocere ulteriormente alla città, un Re non poteva permettersi di perdere la faccia con false promesse.
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Gli anni successivi
In onore a questo epico scontro campeggia nella piazza principale una statua bronzea dell’artista Angelo Canevari, eretta nel 1986 durante i festeggiamenti del centenario della sfida.
Anche quest’anno,ad agosto, il comune di Guarcino, ha riproposto una revocazione storica della disfida; il paese si è dipinto di colori nei costumi delle damigelle, ha luccicato di armature, spade e stendardi e il duello si è tenuto nel Parco della Rimembranza, mentre le vie ospitavano banchi di artigiani, come il ceraio, l’intrecciatore di vimini o il banco dell’idromele.