Rubrica di Economia & Finanza a cura di Mario Rugini
Un punto della situazione su risparmio e investimento:
“I fondi di Investimento Green Exonomy”
Nei precedenti articoli abbiamo evidenziato come la leva fiscale (deduzione) per investimenti retail (fino a 50.000 euro) e accantonamenti di piccolo importo siano fondamentali come motore di rendimento per il cliente, soprattutto se inseriti in fondi a Gestione Separata che garantiscono un rendimento stabile nel tempo ed una protezione del capitale investito.
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La spiegazione è legata alla incertezza di fondo sui mercati azionari. Le azioni e i fondi comuni azionari rappresentano storicamente l’investimento maggiormente remunerativo nel lungo termine, tuttavia la grossa incertezza post Covid potrebbe aprire a scenari di forte riorganizzazione dei sistemi produttivi ed economici, che di fatto limitano una analisi basata sui rendimenti storici.
In particolare modo e con riferimento all’Italia alcuni settori come il turismo e la manifattura legata all’export potrebbero subire danni difficilmente recuperabili nel breve periodo.
Altri settori come la Farmaceutica e l’informatica potrebbero avere un grosso impulso e da più parti si inizia a pensare ad una Nuova riconversione industriale basata sul Green New Deal (rivoluzione verde).
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Al netto nelle considerazioni politiche sulla guida sociale nei processi di riconversione industriale si sta vedendo come molte società di gestione del risparmio iniziano a puntare su fondi legati alla green ecomomy con proposte di investimento sulla carta molto allettanti in un ottica di medio e lungo termine.
In chiave Europea una svolta verso un nuovo modello di sviluppo sembra possibile solo attraverso la piena attuazione del Recovery Fund
Lo scorso 27 maggio, la Commissione UE ha presentato un piano da 750 miliardi di euro attraverso prestiti obbligazionari nuovi garantiti dal bilancio UE. Questo strumento ha il compito di fornire liquidità agli Stati membri per rilanciare le proprie economie attraverso investimenti.
Una precisazione è comunque d’obbligo. Quella presentata dall’esecutivo comunitario è al momento soltanto una proposta che per entrare in vigore dovrà ricevere il via libera di tutti i 27 Paesi membri. Non sarà una sfida facile.
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In sostanza tutti gli investimenti ad alto valore aggiunto, ivi compresa la Green Economy, potrebbero avere un grosso beneficio dalla attuazione di questo piano. Tuttavia su questo fattore pesa una forte incertezza politica legata alla difficoltà di mettere d’accordo 27 nazioni.
In un contesto di grossa incertezza gli investimenti Green vanno valutati e laddove possibile sottoscritti proprio per il loro alto potenziale. Tuttavia il loro peso in un Portafoglio titoli dovrebbe rimanere limitato perché l’incertezza politica è ancora troppo forte.
Un consiglio potrebbe essere quello di sottoscriverli (laddove di proprio gradimento) con piccoli importi al fine di verificarne negli anni il risultato. L’investimento tradizionale in questo contesto può rappresentare ancora il cuore della scelta, soprattutto se accompagnato dai benefici fiscali.
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