Il sapore della poesia. Un itinerario poetico gastronomico di un giovane chef

Il sapore della poesia. Un itinerario poetico gastronomico di un giovane chef

È uscito lo scorso luglio sugli store online, Il sapore della poesia di Angelo Di Cassio (Self publishing, pp 101, €14.46), un libro che unisce poesie e ricette; “un modesto Zibaldone”, come lo descrive l’autore nell’introduzione. Un raccoglitore di pensieri, racconti e ricette culinarie che rappresentano il passaggio di un giovane ragazzo dall’adolescenza all’età adulta. Angelo Di Cassio, classe 1989, è nato e cresciuto a Campagnano. Laureato in ingegneria civile e in scienze agrarie e ambientali, ha lavorato per dieci anni come cuoco. Oggi ci parla del suo libro.

Com’è nata l’idea del libro?
«Erano anni che annotavo su un quadernino ricette e poesie, derivate dalle mie esperienze di vita. Un giorno, fumando una sigaretta fuori da un ristorante in cui lavoravo, incontrai un mio professore del Liceo, Pasquale Troìa. Scambiando due chiacchiere gli dissi che scrivevo poesie e gli chiesi se fosse interessato a leggerle. Gliele inviai e lui mi propose di metterle sotto forma di libro, unendole con la mia passione culinaria. Così è nato questo esperimento letterario.»

Da quanto tempo ci lavoravi?
«Ci lavoravo da quattro anni, ma non ero convinto delle sue potenzialità. Poi un giorno durante la pandemia ho deciso di pubblicarlo senza pensarci troppo su.»

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Come è stato il percorso editoriale? Perché hai scelto di auto-pubblicarti su Amazon?
«Ho scelto di auto-pubblicare perché le case editrici con le quali mi ero interfacciato chiedevano molti soldi per la pubblicazione e io avrei comunque dovuto vendere la mia parte di copie da solo. Amazon è stato un buon modo per terminare questo percorso a costo zero.»

L’accostamento tra poesia e ricetta risulta originale. Sono nate prima le ricette o le poesie?
«Sono nate insieme. Quando avevo 20-25 anni riflettevo e scrivevo molto, in me affioravano sempre nuove idee e spunti.»

Qual è la ricetta e la poesia a cui tieni di più?
«Le fettuccine al garofolato, perché mi ricordano le mie nonne. Preparavano sempre le fettuccine quando ero piccolo e vederle all’opera mi rendeva felice. Insomma, mi ricordano casa.»

Su Lab-21, la pagina di idee e contributi per Campagnano e dintorni, hai proposto come progetto “Campagnano città museo”. In cosa consiste?
«Consiste nel ridare dignità artistica a un Paese tramite l’utilizzo della street art. Tappezzando e abbellendo parti di strade e vie, lasciate allo sbaraglio, con dipinti e opere di artisti famosi e non. Questo per ridestare un interesse culturale assopito e dar nuovamente vita a Campagnano anche come meta turistica.»

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Secondo te cos’è che manca a Campagnano?
«Manca tutto e c’è tutto. Se lo si vede da un punto di vista di servizi, mancano molti luoghi di aggregazione, impianti sportivi, circoli culturali, arte e sentieri di valorizzazione delle bellezze paesaggistiche in cui si immerge. Se lo vediamo dal punto di vista della bellezza poetica e della qualità della vita, intesa come tranquillità, non manca nulla, è un paese alle porte di Roma, è ricco di natura, immerso di due parchi naturali, Veio e Bracciano, e la vita scorre ancora un po’ meno frenetica di come scorre nelle grandi città.»

Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Al momento lavoro come Agronomo e sto cercando di specializzarmi in questo difficile campo lavorativo, non escludo di provare un giorno a insegnare. Mi piacerebbe contribuire in maniera attiva a quello che vorrei vedere cambiare sia a livello locale che nazionale dal punto di vista sociale e politico. Vorrei viaggiare tanto e conoscere culture diverse. Ah, e un giorno sicuramente avrò un ristorante!»

Pubblicato su -> “I FATTI area metropolitana” Nord – Edizione Novembre 2020


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