Come sappiamo, il 2020 è stato un anno devastante a dir poco per l’economia italiana sia per le aziende che per i dipendenti che si sono visti, come riporta trendonline.com, ridurre inevitabilmente i contratti e gli orari di lavoro nel caso migliore e nel peggiore dei casi sono rimasti a casa in disoccupazione o nell’interminabile attesa della cassa integrazione.
Il Decreto Agosto aveva già previsto alcune misure aggiuntive oltre a quelle già in vigore e oltre al blocco dei licenziamenti per incentivare l’assunzione di soggetti disoccupati svantaggiati, ma col perdurare dello stato di emergenza è purtroppo cambiato poco in termini concreti per quanto riguarda i dati sull’occupazione, che restano comunque preoccupanti.
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Stando agli ultimi dati ISTAT infatti il tasso di occupazione nel terzo trimestre 2020 è al 57,8%, ed è leggermente cresciuta la percentuale di soggetti che non percepiscono alcun sostegno al reddito per lo status di disoccupati.
Inoltre in lieve crescita anche il numero di inoccupati e inattivi, cioè coloro che si inseriscono nella categoria di quelli che non lavorano, non percepiscono disoccupazione, non frequentano scuole, università né corsi di formazione per avere una specializzazione adatta al mondo del lavoro, ma neanche risultano negli elenchi degli uffici del lavoro, quindi per la legge non sono attivi nell’effettiva ricerca di un impiego.
A fare parte di quest’ultima categoria sono soprattutto i giovani sotto i 30 anni. La statistica inoltre mostra dati marcati riguardo alla diminuzione degli autonomi, cioè quelli che hanno cessato la propria attività ed inoltre un aumento netto dei lavoratori ad orario ridotto con contratto part-time involontario.
Aumentano i precari e i disoccupati, categorie a rischio sulle quali il Governo, ed in particolare la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo ha da sempre dichiarato di voler investire. Le sue più recenti affermazioni infatti sia sui social che nelle interviste pubbliche sostengono continuamente la ferma volontà di mettere in primo piano sull’agenda del Governo e del Ministero il sostegno ai giovani e a tutte le altre categorie che sono in questo momento inevitabilmente svantaggiate nel mondo del lavoro.
Questo promuovendo iniziative soprattutto al sostegno dell’occupazione abbattendo i costi delle aziende, ma anche con progetti per la rioccupazione puntando su formazione e riqualificazione dei soggetti senza lavoro, come la stessa Ministra ha recentemente affermato durante il suo intervento durante l’assemblea “Equologica 2020”:
“Investire nel capitale umano e nelle nuove competenze significa investire anche nella produttività. Investire nel sostegno al reddito dei cittadini significa investire anche nell’economia. Investire nelle persone significa investire sul futuro del nostro Paese.”
Potenziare le misure di politiche attive del lavoro dunque, per aiutare le aziende a contribuire ad investire sul futuro dell’economia produttiva del paese. Per questo, per il 2021 sono state pensate alcune soluzioni aggiuntive che potrebbero includere nuove categorie che prima erano state escluse dai provvedimenti, come ad esempio l’innalzamento della soglia dell’età massima per la quale ottenere l’esenzione dei contributi che l’anno prossimo passa da 35 a 36 anni di età o anche l’inclusione delle donne disoccupate nello sgravio contributivo totale per tutte quelle che siano senza lavoro da almeno 24 mesi, e senza limiti di età o residenza.
Bonus incentivi assunzioni disoccupati: le novità 2021
Con la Legge di Bilancio 2021 molti bonus lavoro saranno dunque riconfermati, prorogati ed altri potenziati. Sperando in una prossima ripartenza delle attività produttive per il 2021 e in un rilancio dell’economia già messa a dura prova dalla pandemia.
Misure formulate per agevolare le aziende nella ricerca e successiva assunzione di candidati che siano esenti da contributi. Inoltre saranno aggiunti altri incentivi rivolti a particolari categorie svantaggiate come quelle dei disoccupati residenti al sud o per le donne e i giovani senza un regolare contratto da tempo.
La maggior parte dei bonus incentivo sono sotto forma di formule decontributive, cioè prevedono uno sconto a seconda del soggetto che si intende assumere, soprattutto per quanto riguarda i contributi Inps che il datore di lavoro deve versare per il dipendente.
Le percentuali di sconto sono variabili, vanno dal 15% fino ad arrivare al 100% e molte di loro sono cumulabili. All’interno di queste misure vanno ad inserirsi inoltre anche altre in forma di contributi a fondo perduto erogati dall’Unione Europea in collaborazione con le regioni, e prevedono oltre allo sgravio per i contributi anche un contributo economico che servirà a sostenere i costi dello stipendio del lavoratore per il periodo prestabilito.
Ricordiamo sempre che tutti i bonus sono validi se il datore di lavoro è in regola con i documenti in merito agli oneri contributivi (DURC) dovuti al momento della nuova assunzione e soprattutto che ogni lavoratore assunto con sgravio fiscale dovrà fare in modo di aumentare il numero dei dipendenti in forza all’azienda e quindi occorre anche che la stessa non abbia effettuato licenziamenti né collettivi né individuali se riferiti allo stesso inquadramento per il quale viene assunto il nuovo lavoratore. Inoltre il blocco dei licenziamenti per i dipendenti con le stesse mansioni dovrà perdurare per tutta la durata del beneficio di sconto contributivo, pena la restituzione dei bonus ricevuti indebitamente, che saranno maggiorati di eventuali sanzioni.