Settantasette anni fa, nella notte tra il 9 ed il 10 luglio del 1943, ebbe inizio l’Operazione Husky, l’attacco alleato alla Sicilia. Tale decisione fu presa pochi mesi prima, alla Conferenza di Casablanca, nel gennaio del 1943. Fu il primo ministro inglese, Winston Churchill, che certo non amava Mussolini, ad insistere per sbarcare in Sicilia, dato che considerava l’Italia il ‘ventre molle’ di quella ‘Fortezza Europa’ nel quale si sentiva sicuro Hitler.
L’obiettivo inglese ed alleato era quello, poi puntualmente verificatosi, di accelerare la caduta del regime fascista. Molti storici concordano sul fatto che forse sarebbe stato meglio, per gli Alleati, sbarcare nei Balcani, in modo da bloccare l’avanzata inarrestabile dell’Armata rossa nel cuore dell’Europa. La Sicilia era scarsamente difesa dagli italiani, nonostante vi fosse sull’isola un’intera armata, la Sesta, comandata dal generale Alfredo Guzzoni. In totale 240mila uomini, la maggior parte dei quali scarsamente armati e soprattutto demotivati.
Ma, contrariamente alla vulgata, molti italiani si batterono con valore contro gli alleati, soprattutto nella zona di Gela, dove la divisione ‘Livorno’ effettuò un violento contrattacco contro gli americani, quasi ricacciandoli in mare. Furono salvati dai tiri degli incrociatori al largo che fecero strage dei fanti della ‘Livorno’. La Sicilia fu conquistata in un mese, ma non fu una vittoria per gli Alleati, perchè molti italiani ma soprattutto molte truppe tedesche riuscirono a riparare nei continente. Unico vero risultato quello politico, poichè lo sbarco e la perdita della Sicilia accelerarono la fine del regime fascista, già in agonia dopo la perdita di Libia e Tunisia nel gennaio-maggio 1943. Il 24 luglio, infatti, Mussolini convocò il Gran Consiglio del fascismo, con il noto ordine del giorno Grandi che mise in minoranza il duce.
Anche suo genero, Galeazzo Ciano, votò a favore (e ne pagò amaramente le conseguenze, quando fu condannato a morte da un Tribunale della Repubblica sociale nel gennaio del 1944). Il 25 luglio il Re, dopo aver ricevuto Mussolini per l’udienza, lo fece arrestare e nominò al suo posto il maresciallo Pietro Badoglio. Il fascismo era finito, per poi risorgere, grazie ai tedeschi, qualche mese dopo con la Repubblica Sociale.