Reddito di Base in Italia, 800 euro/mese per 12 mesi. Vediamo come è possibile e cosa fare

reddito di base universale

Il Reddito di Base Universale è considerato una vera rivoluzione per quanto riguarda lo Stato Sociale nei Paesi Europei. Un punto di svolta che, se alcuni Paesi giudicano difficile ma possibile, altri ancora, come il nostro, lo giudicano inapplicabile e improponibile a causa delle poche risorse disponibili che dovrebbero essere destinate ad una Misura simile. Basti pensare a tutte le polemiche ingenerate dal Reddito di Cittadinanza che invece (bypassando qualsiasi strumentalizzazione politica) si è rivelato un provvedimento che ha fatto realmente la differenza per milioni di famiglie.

Il favore di alcuni economisti ed intellettuali

Sono molti gli intellettuali che chiedono l’applicazione dell’erogazione di un Reddito minimo per tutti. E questo reddito dovrebbe essere garantito superando i paletti della situazione economica o della ricerca del lavoro. Sono moltissimi anche gli economisti che accarezzano l’idea di un provvedimento simile, proprio per il meccanismo ovvio che chi non ha denaro, non può spenderne. Da cui l’equazione altrettanto lapalissiana che meno cittadini “consumano” beni e servizi, più l’economia rallenta.

Cosa cambierebbe rispetto al Reddito di cittadinanza

Il Concetto del reddito Universale è quello di una Misura generale, quindi andrebbe ad interessare chiunque, indipendentemente dall’indicatore economico del nucleo familiare (Isee). Inoltre non è vincolato alla ricerca del lavoro, ma verrebbe erogato sulla base di una quota minima indicata per una sopravvivenza dignitosa. L’importo fissato per l’Italia è 800 euro al mese, quota valutata necessaria per assolvere ai bisogni indispensabili.

Test già partiti in alcuni Paesi

In vari Paesi europei sono stati avviati degli esperimenti pilota, si sta valutando la possibilità di erogare ad un numero limitato di soggetti, il Reddito Universale. L’eventualità è quella di estendere la platea dei beneficiari e via via arrivare a tutta la popolazione.

Davvero troppo costoso per l’Italia?

Una Misura simile, a detta di alcuni economisti, sarebbe decisamente penalizzante, troppo onerosa per lo Stato che si troverebbe a dover destinare un’ingente quantità di fondi per lo scopo. Secondo altri economisti però, il costo spaventa solo perché non si tiene in considerazione la ricaduta positiva sull’economia. Inoltre gli effetti che produrrebbe si vedrebbero quasi immediatamente: se cresce la scala dei consumi, le aziende producono e vendono di più e questo avrebbe dei riflessi favorevoli anche sull’occupazione.

In ultima analisi, c’è poi da dire che si metterebbero in condizione i cittadini che non hanno risorse, di vivere certamente non nel lusso, ma di condurre un’esistenza un pochino più dignitosa. Lo Scoglio di quest’ultima considerazione è tuttavia di natura squisitamente politica. C’è infatti chi vedrebbe in questa soluzione una deriva assistenzialista dello Stato. Un convincimento che trova le sue ragioni nella logica spietata dove ogni cittadino “deve” essere produttivo.

Un’iniziativa già partita in Europa. Anche in Italia

Assodato che un provvedimento del genere è sempre più richiesto, vediamo come, grazie ad una iniziativa italiana si potrebbero ottenere per 12 mesi 800 euro di reddito. In altri paesi questa sperimentazione è già partita e in alcuni casi è anche piuttosto ricca. Ad esempio in Galles sono ben 1.700 al mese gli euro erogati ai giovani che lasciano la casa genitoriale. In Italia, cercare di ottenere 800 euro è invece una lotteria… Già perché si tratta di una vera e propria lotteria, a quanto pare aperta a chiunque. Si chiama Ubi for all e mette in palio un Reddito di Base per 12 mesi.

La partecipazione non implica costi e nemmeno l’acquisto di un biglietto, è sufficiente registrarsi sul sito e sperare che la sorte ci premi. In fondo non c’è nulla da perdere, anche se il costo da pagare è la cessione dei propri dati, che verranno sicuramente usati e rivenduti per scopi commerciali. Ma in fondo accade la medesima cosa quando ci registriamo ad una applicazione (di solito gratuita).

L’intenzione è di sensibilizzare un numero sempre più alto di persone che chiedono questo provvedimento, fino a far decidere di far partire anche da noi la sperimentazione di progetti pilota. Una chimera al momento, anche perché, osservando lo scenario politico attuale, nulla lascia presagire una levata di scudi in sostegno ad un concetto del genere. Perciò al momento non ci resta che attaccarci… alla speranza di essere fortunati.

Foto: wise.com