Nel nostro Paese il settore della ristorazione lamenta la mancanza di personale, e piovono accuse contro i giovani che non vogliono fare sacrifici preferendo il Reddito di cittadinanza ad un lavoro regolare. Ora il governo Meloni ha “tolto” il beneficio del Rdc agli “occupabili”, ma resterà da vedere se questi orfani della paghetta di Stato adesso sgomiteranno per candidarsi in ristoranti e bar.
Un problema tutto italiano?
Non soltanto da noi esiste la carenza di personale, anzi ad essere franchi questa è ravvisabile e diffusa in molti Paesi europei. Alla base c’è una retribuzione considerata inadeguata rispetto agli impegni richiesti dal gestore.
Secondo i dati pubblicati da Today.it riferiti alla riviera romagnola, ad esempio, si parlerebbe di turni di 60 ore settimanali, straordinari non pagati e una parte della retribuzione erogata in nero. Offerte quindi che si aggirano sui 3 euro/ora per uno stipendio di 800 euro al mese per 10 ore al giorno, ma nei week end le ore diventano 14.
Il ristorante in Svizzera dove il salario è adeguato al fatturato
Il salario di un cameriere svizzero è certamente superiore a quello di uno italiano. Da noi lo stipendio medio arriva almeno a 1300 euro lordi, in Svizzera invece è di 3.750 franchi (quasi 4 mila euro), ma il costo della vita è più alto rispetto all’Italia. Ci sono locali poi, sempre in Svizzera, dove si può arrivare a guadagnare anche 12 mila franchi (circa 12.500 euro) senza contare le mance. Questi locali sono quelli della catena di ristorazione Michel Péclard e Florian Weber. Si tratta di 16 locali nei quali il personale di servizio ai tavoli percepisce il 7-8% del fatturato mensile al netto dell’Iva.
Secondo quanto raccontato alla stampa proprio da Michel Péclard, fino ad ora il più alto salario erogato è stato di 16.500 franchi, ma ha precisato che è stata un’eccezione.
Una soluzione che potrebbe essere adottata ovunque e in diversi settori. Secondo alcuni esperti il salario rapportato al fatturato è un vantaggio per tutti. La partecipazione agli utili dell’azienda, esiste da sempre ma è destinata ai manager. Se fosse applicata ai lavoratori il vantaggio ci sarebbe anche per gli imprenditori che non dovrebbero affrontare costi aggiuntivi e i dipendenti lavorerebbero come se l’azienda fosse un pochino loro.
Le critiche
I pareri non sono tutti favorevoli spiega Péclard, anzi sottolinea che sono stati accusati “di distorcere il mercato”. Chi è contrario sottolinea poi che questo non è un modello che possa trovare applicazione in ogni settore.
Probabilmente le perplessità verso un comparto dove a differenza della ristorazione non esiste il contatto col pubblico, sono fondate, poiché è facile far crescere il fatturato con sorrisi e complimenti al cliente. Andrebbe però ragionata l’adozione di questo sistema proprio in virtù del fatto che un dipendente motivato lavora meglio e produce di più.
C’è chi invece vuole adottare il sistema anche in Italia
Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, lo scorso maggio nell’annunciare un forte picco dei profitti ha espresso la volontà di introdurre la partecipazione agli utili per i dipendenti. “Ho chiesto al nostro interno di studiare questa possibilità, la vedrei bene”, ha dichiarato.
Un visionario lungimirante? No, piuttosto un manager in linea con le logiche del mercato del lavoro che non ha paura di tentare “il grande salto”. Certamente un bel segnale di cambiamento in attesa che anche da noi la figura del cameriere divenga un impiego ambitissimo.
Foto tratta da: livinglondonway.com