Trump: ho ricevuto denaro da governi stranieri ma per i “servizi prestati”

Lo scorso Mercoledì, Donald Trump, in uno studio della Fox News ha commentato il recente rapporto dei legislatori democratici del comitato di sorveglianza della Camera.

Il denaro ricevuto è frutto di pagamenti

Il rapporto, pubblicato il 4 gennaio, afferma che le imprese di Trump hanno ricevuto almeno 7,8 milioni di dollari in pagamenti esteri durante la sua presidenza. L’ex presidente ha subito chiosato “È una piccola somma di denaro. Sapete, sembrano un sacco di soldi, ma è una piccola somma”. Ha spiegato che le sue imprese hanno ricevuto quel denaro da governi stranieri “a fronte di pagamenti per i servizi a loro prestati”. Trump ha precisato che si tratta dei conti che riguardano l’alloggio nei suoi club e nei suoi alberghi. “Facevo servizi per loro, la gente alloggiava in questi enormi e bellissimi hotel, non ricevo 8 milioni per non fare niente!”.

20 Paesi hanno dato soldi a Trump

Stando al rapporto dei Democratici, mentre era in carica, le sue imprese hanno ricevuto pagamenti da almeno 20 paesi. Governi stranieri ed enti controllati dal governo, li hanno effettuati agli hotel di Trump a Washington, Las Vegas e New York.

Nel rapporto è specificato che questi Paesi “ hanno speso – spesso generosamente – in appartamenti e soggiorni in hotel nelle proprietà di Donald Trump. Dalla Repubblica popolare cinese all’Arabia Saudita, alla Repubblica democratica del Congo, alla Malesia, all’Albania, al Kosovo”.

Operazioni contrarie alla Costituzione

Questo, afferma il rapporto, costituisce una violazione della Costituzione. “Il presidente Trump non ha mai chiesto né ricevuto l’approvazione del Congresso per ottenere questi pagamenti esteri, come richiede la Costituzione”.

I capi d’accusa

Lo scorso anno l’ex presidente USA è stato incriminato in quattro procedimenti giudiziari separati. Ora si trova a dover affrontare 91 capi d’accusa penali: dalla falsificazione di documenti aziendali all’interferenza elettorale. Questi problemi legali non hanno però fermato la sua determinazione verso le prossime elezioni presidenziali. Rimane infatti lui il favorito dei repubblicani per la nomina alla Presidenza americana.

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