Videosorveglianza condominio e strade, attenzione alla privacy

videosorveglianza e privacy

Nell’utilizzo di una telecamera privata, ad esempio per proteggere la propria abitazione, va valutato se coinvolge le “parti comuni” del condominio o la strada pubblica. Ci sono infatti dei limiti imposti dalla legge. Vediamo come procedere.

Nel condominio

Per istallare una videocamera che sorvegli la propria casa si può utilizzare il muro del pianerottolo senza essere autorizzati dall’assemblea condominiale. Anzi si può anche non informare il condominio o l’amministratore, poiché non occorre il loro permesso. Non è nemmeno necessario apporre un cartello che avvisi della sua presenza, è invece obbligatorio se l’impianto di videosorveglianza è condominiale. Le riprese video non possono comprendere le parti comuni: le scale, l’ascensore o la porta del vicino. Tuttavia se il pianerottolo fosse stretto e sarebbe inevitabile riprendere anche uno solo di questi elementi, si può derogare a questa regola. La videocamera può essere istallata sul balcone in direzione dell’auto parcheggiata in cortile, ma anche in questo caso la ripresa non deve interessare parti comuni.

All’interno dell’appartamento

Non ci sono regole da osservare per istallare una telecamera all’interno dell’appartamento. Unico vincolo è costituito dalla presenza di un’altra persona, anche se convivente, in questo caso, quella persona deve aver dato il consenso alla presenza della telecamera. Questo perché non si può controllare nessun membro della famiglia senza autorizzazione. In caso contrario si cade nel reato di “illecite interferenze nella vita privata”. Non è possibile l’utilizzo della telecamera per controllare terze persone che frequentano l’abitazione per motivi di lavoro, come colf o badanti. Per fare ciò si dovrebbe prima ottenere l’autorizzazione dall’Ispettorato del Lavoro. L’utilizzo della telecamera per controllare un lavoratore domestico è tuttavia lecito se fatto allo scopo di ottenere una prova da portare in tribunale, in caso di sospetti fondati di azioni illecite commesse dal lavoratore.

Telecamere nascoste nell’abitazione

L’uso di telecamere nascoste nell’appartamento è permesso solo nel caso che chi registra sia presente in casa, anche se gli altri ignorano di essere ripresi. In altre parole, chi registra deve essere nella ripresa, nelle azioni che vengono registrate.

Quando la telecamera è puntata sulla strada

Il Regolamento Ue 16/679, chiarisce che le riprese per scopi esclusivamente personali o domestici non rientrano nell’ambito di applicazione del Regolamento Europeo per la tutela dei dati personali (GDPR). Non sono quindi soggette ad alcun vincolo normativo. Se però le riprese sono effettuate oltre le zone strettamente private, e vanno a inquadrare spazi comuni o pubblici, allora si applicano le regole sulla privacy.

Quando la ripresa è sulla strada pubblica

La telecamera istallata su un’abitazione al primo piano o su una villetta è considerata legittima, quindi l’angolo di ripresa può andare oltre le parti private. Ma questo solo in taluni casi, come ad esempio i rischi documentati da denunce o querele di minacce, rapine, atti di vandalismo, ecc… I filmati ottenuti non possono comunque essere conservati per oltre 7 giorni. In questo caso poi, va posto il cartello di avviso della presenza della telecamera, in un punto ben visibile anche di notte.

Questi strumenti di ripresa e videoregistrazione possono quindi essere usati da chiunque piuttosto liberamente, ma vanno assolutamente seguite le norme che ne regolamentano l’uso. Se si contravviene a queste regole si viene sanzionati e si è obbligati alla loro rimozione. Come tutti i presidi utili alla sicurezza, il loro utilizzo non può diventare uno strumento di controllo ingiustificato. Spiare, ad esempio, l’attività dei vicini senza ragione, invade l’altrui privacy e naturalmente si configura come reato.

Foto dal film “La finestra sul cortile” tratta da quinlan.it