Grandi numeri e partecipazione per la tre giorni dedicata alla 50° Sagra dell’Uva di Piglio, una festa del popolo con le eccellenze enogastronomiche tipiche del territorio, tanta musica, tre giorni che hanno avuto l’arduo compito di raccontare Piglio le sue origini, le sue tradizioni, il suo folklore. Accanto alla Pro Loco, tante associazioni, cittadini e volontari. Originariamente con il termine Sagra come anche l’etimo suggerisce, si indicava “ una festa religiosa in occasione della consacrazione di una chiesa o di una immagine sacra”, termine divenuto poi, per via estensiva, una festa di rione o di paese dedicata ad un prodotto locale. Sul significato di “locale” che è molto più importante di “tipico” s’identifica la stretta connessione tra un prodotto e un territorio e quindi richiama a caratteristiche proprie di quella determinata zona spesso non replicabili. Tipico, invece è molto più generico. In questo caso l’uva del territorio pigliese che si lega alla produzione dell’unico DOCG rosso del Lazio Il Vino Cesanese del Piglio. In questa festa del popolo, come ogni anno nel primo week end di ottobre, migliaia di visitatori giungono a Piglio, e percorrendo il centro storico hanno degustato vino e prodotti del territorio e non solo, tanta musica ed allegria fino a tarda serata. In realtà, in molti quest’anno hanno sollevato critiche determinate all’organizzazione ed allo stato in cui si presentava il paese. “Nel corso degli anni questa manifestazione –commentano alcuni residenti del centro storico- è divenuta sempre più una festa di quantità, per il numero crescente di visitatori piuttosto che una festa di qualità. La Sagra dell’uva è un’occasione, per accogliere migliaia di visitatori e mostrare il centro storico del paese, immergersi nei vicoli, raggiungere il castello alto, quest’anno in tanti si sono stupidi dello stato di abbandono e degrado in cui versa quello che dovrebbe essere il cuore pulsante del tessuto urbano-sociale. Erbacce di ogni genere si stanno impadronendo di scalinate, muri ed addirittura di scheletri di edifici abbandonati, rifiuti buttati tra le erbacce ect. C’era la possibilità prima dell’evento di fare una pulizia del paese, ma evidentemente per il Sindaco Felli e la sua squadra, lo sporco è parte integrante dell’ambiente. Inevitabilmente si sono mostrati segni d’inciviltà durante la festa, e questi spazi abbandonati sono diventati scarichi igienici a cielo aperto. Una desolante fotografia del centro storico di Piglio”. Altra nota dolente è che purtroppo questa manifestazione, diventa sempre più priva di requisiti di autenticità, e racconta sempre meno di questo territorio, mettendo da parte tradizioni e cultura in nome del profitto. “I panini con la porchetta e vari affettati non hanno nulla a che vedere con la tradizione pigliese –afferma sconfortato un commerciante pigliese- comprare 50 kg di salsicce o pasta fresca in un cash fa risparmiare tempo e spesso anche soldi, questo è dovuto al fatto di un’organizzazione che non prevede il controllo degli stand, dove anche in termine di prezzi non esiste un chiaro equilibrio, ma ognuno decide i prezzi a suo giudizio; anche la musica deve essere legata alla tradizione, non ci possono essere spazi con musica da discoteca e leggera che non ha nulla a che vedere con la tradizione della festa popolare. Una festa di certo che ad oggi non può definirsi una “Sagra di Qualità” , indifferentemente dal governo del paese, dal colore politico, questa festa da sola riesce a chiamare sempre più visitatori, curiosi e appassionati. La differenza che una diligente Amministrazione può fare insieme agli organizzatori, Pro-Loco, associazioni ed altri attori, è quella di creare un’ambiente di grande accoglienza, che motivi il visitatore a scoprirlo ed a tornarci, che crei interesse per il prodotto di eccellenza ossia il Vino Cesanese. E’ bene ricordare che lo scorso anno il Sindaco Felli e la Strada del Cesanese si sono dimenticati di festeggiare i 50 anni del Vino Cesanese del Piglio , che ottenne la DOC (Denominazione di origine Controllata) che ne sancisce ufficialmente la nascita con il DPR 29.05.1973 G.U. 216 – 22.08.1973. Ebbene sarebbe stato lodevole unire quest’anno con i 50 anni della Sagra dell’Uva i 50 anni del Vino Cesanese, e magari creando momenti culturali di spessore rendendo l’evento più interessante e coinvolgente, ma nulla l’ennesima occasione di promozione turistica-culturale sfumata”. Speriamo che l’Amministrazione si ricordi presto di ripulire il centro storico, altrimenti si festeggerà prossimamente la “Sagra delle erbacce”.