Mentre avanza l’ipotesi di rincaro dei biglietti, le associazioni di categoria si organizzano. L’amministrazione comunale chiede l’adeguamento dei biglietti, la Regione frena e i comitati cittadini protestano.
Antefatto:
Il Comune di Roma, sotto la guida del sindaco PD Roberto Gualtieri, sembrerebbe essere stato il primo a sollevare l’ipotesi di un aumento delle tariffe dei titoli di viaggio del trasporto pubblico giustificando la richiesta di aumento del prezzo del biglietto (BIT) da 1,50 a 2 euro come una misura necessaria per sostenere i costi dello stesso e migliorare i servizi in vista del Giubileo.
A tal proposito, l’assessore alla Mobilità, Eugenio Patanè, ha dichiarato che l’incremento è stato pensato per allineare Roma ad altre grandi città italiane, pur mantenendo invariati i costi degli abbonamenti mensili e annuali, e con l’introduzione di tariffe agevolate per le fasce più deboli. L’Amministrazione Capitolina ha anche chiesto un maggiore contributo al Fondo Nazionale Trasporti per evitare di far ricadere l’intero peso sui cittadini romani. La misura, però, è stata criticata da associazioni come il Codacons e dall’opposizione politica, che hanno sottolineato come gli aumenti arrivino senza miglioramenti evidenti nei servizi.
Da parte sua, l’Assessore regionale ai Trasporti del Lazio, Fabrizio Ghera ha sottolineato che l’aumento dei biglietti, come il BIT, e di altre tariffe è una richiesta legata alle difficoltà finanziarie di ATAC e al bisogno di coprire i costi degli investimenti e della gestione. Tuttavia, la Regione Lazio cerca di mitigare questi aumenti, per questo nel dicembre 2023 ha stanziato fondi pari a 9 milioni di euro per evitarli.
Per quanto questa cosa potrà durare?
È quello che si chiede il Comitato Pendolari della Orte-Fiumicino che attraverso il suo Vice Presidente Vicario, nonché socio fondatore, Damiano Cupelloni, dichiara:
“Il Co.Pe.Fo., che con onore e responsabilità rappresento, si fa promotore di una dura battaglia che presto inizierà con una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma per aprire un’inchiesta.”
Queste parole “forti” nascono dal fatto che da qualche tempo la notizia è cominciata ancora a circolare e questa volta sembra più insistente di prima visto appunto l’avvicinarsi del “Giubileo”.
La necessità di aumentare le tariffe dei biglietti
Atac gestisce tutte le forme di mobilità collettiva dell’area metropolitana di Roma Capitale: mezzi di superficie, metropolitane, ferrovie e non solo, gestisce anche i parcheggi di scambio e la sosta tariffata su strada.
“I disagi e disservizi negli anni non sono diminuiti; al contrario, sono aumentati – dice Cupelloni – metropolitane affollate e convogli che transitano anche con attese di 15 minuti, provocando episodi di aggressioni verbali e fisiche tra pendolari che, per evitare ulteriori attese, tentano di salire sullo stesso treno.”
Stessa sorte per le linee di superficie, bus e tram, in particolar modo in periferia e nei giorni festivi o di sera che le attese diventano addirittura indefinibili.
Non parliamo poi delle stazioni, della metropolitana o di quelle ferroviarie a servizio metropolitano, il degrado la fa da padrone, ascensori o scale mobili non funzionanti, montascale per disabili non sempre presenti, servizi igienici mancanti o inutilizzabili, insomma, un disastro.
A seguire ci sta l’argomento manutenzione e l’invecchiamento dei mezzi pubblici.
A tal proposito sono tristemente noti gli episodi di autobus andati a fuoco o fermi per rotture varie avvenute durante il servizio.
“Tutti questi disservizi – riprende Cupelloni – subiti da pendolari e turisti, sono quotidianamente trattati dai mass-media e dalla stampa e costituiscono un danno d’immagine per Roma Capitale. Un ulteriore danno subito dai pendolari sono i ritardi, che generano conseguenze disciplinari sul lavoro o ritardi a colloqui di lavoro, appuntamenti medici saltati o ritardati, e assenze dall’università e dalla scuola“.
I responsabili di questa situazione sembra che ignorino tutto ciò, però si preoccupano di aumentare le entrate con aumenti delle tariffe o nascondendosi dietro una “tariffazione equa” che bilancia la spesa regionale con la spesa personale dei cittadini, a discapito di questi ultimi, rapportata all’ISEE.
In questo caso, sembra che la Regione Lazio, che ha competenza in materia di aumento, avesse inizialmente dichiarato che l’aumento sarebbe stato proporzionato alla fascia di reddito, ma successivamente non si è più espressa in merito. Anche se per le carte “Tuttotreno” l’abbonamento è legato all’ISSE. La carta tuttotreno permette agli abbonati alle fasce extraurbane (abbonamento 5 zone per esempio) di salire anche sui treni intercity garantendosi così un viaggio più sicuro a livello di tempi di percorrenza rispetto ai regionali. abbonamenti non necessari ai pendolari se i regionali funzionassero come dovrebbero…
In tutto ciò ci chiediamo: cosa centra la retribuzione personale rispetto alla perdita del posto di lavoro, all’ansia o a tutti i disagi già citati da Cupelloni nella sua nota?
Non è forse meglio prima risolvere tutti questi problemi dando un servizio degno di questo nome e poi pretendere giustamente una maggiore contribuzione?
Concludiamo con le dichiarazioni del CO.Pe.FO attraverso il suo Vice Presidente Vicario Damiano Cupelloni:
” Il Comitato Pendolari della Orte-Fiumicino non accetta più tali disagi e disservizi, così come non accetta l’aumento tariffario giustificato dall’assessore capitolino per la mancanza di fondi destinati al trasporto pubblico. Questo è un ulteriore peso che ricadrebbe sui pendolari, già gravati da anni di disagi – e continua – come già affermato, la mala gestione deve essere sottoposta all’attenzione degli organi competenti per porre fine ai disagi subiti fino a oggi. Per fare ciò, il Comitato si avvarrà della collaborazione di associazioni di consumatori competenti in materia di trasporto pubblico e potrebbe considerare, se ci saranno più Comitati aderenti, una class-action per far luce su queste problematiche”