“Abbiamo paura! Paura di questo nemico invisibile”. Questo il grido delle comunità Rom
Qualche sera fa in una videoconferenza facebook, insieme al Consigliere municipale di Fd’I Christian Belluzzo ( MUN.V di Roma) , ci siamo collegati con un gruppo di rappresentanti di varie comunità Rom italiane ed estere.
Presenti alla call : Najo Adžović, (ex Delegato del sindaco di Roma per la comunità Rom, giornalista e scrittore) organizzatore della riunione e rappresentante delle comunità rom della Capitale, Il rappresentante croato Fadil che parla a nome del campo Rom di via Pontina (vice presidente del consiglio Rom Adriatico ed ambasciatore di pace EU), Hamdija, delegato di un campo Rom di Monza, Safet , delegato del campo Rom milanese di Vaiano Valle , Kemo, delegato del campo Rom Giuliano di Napoli, ed il delegato tedesco Danjo.
Dopo le dovute presentazioni, in questa tecnologica riunione, sono emerse varie situazioni, purtroppo non positive, che si vivono nei campi.
Prende la parola Najo Adžović che fa una interessante premessa dove mette in evidenza che quanto si sta vivendo oggi in Italia, in Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia o in Macedonia, ecc… non riguarda solo gli aspetti pratici di mascherine, guanti, igienizzanti e quant’altro, ma il primo vero quesito è, “come ce ne usciamo?”.
Le preoccupazioni di questo gruppo di persone, rappresentanti delle comunità in cui vivono o vivevano, sono molto serie e fortemente sentite, questi padri di famiglia conoscono le abitudini del loro popolo, sanno che è gente unita, che si abbraccia, festeggia, e tanto altro; sono uomini coscienti del fatto che alle abitudini bisogna aggiungere anche la realtà degli spazi ristretti in cui questo popolo è costretto a vivere: roulotte, baracche, piccoli prefabbricati, strutture dove in pochi metri quadrati ci vivono dalle quattro alle sei persone e, in questo ambiente, è praticamente impossibile rispettare la distanza minima di sicurezza di un metro. “Abitazioni” dove vecchi e bambini sono costretti a vivere insieme h24.
Tutti manifestano la preoccupazione che hanno per i loro anziani cittadini, coscienti che i giovani “ribelli” non si curano di loro ed escono, chi per lavorare, chi per rovistare nei cassonetti della città, chi per chiedere l’elemosina, e chi per fare altro, purtroppo non sempre lecito.
Tutto questo lo manifesta Fadil che ci parla del campo Rom sulla via Pontina (Roma), una realtà che ospita circa 600 persone e che per metà sono giovani; ci dice anche di come la cosa la stanno gestendo in Croazia, a tutti i Rom sono stati dati i dispositivi di protezione individuali (mascherine, guanti igienizzanti) tutti sono controllati al pari merito dei cittadini residenti e si meraviglia di come tutto questo in Italia, che fra i paesi europei è quello che ha più problemi, tutto questo non avviene.
Racconta la sua esperienza anche il delegato del campo Rom di Vaiano Valle di Milano, Safet, Il quale denuncia la totale assenza delle Istituzioni e racconta come gli assistenti sociali della comunità di San Egidio, avevano promesso assistenza e supporto, ma di fatto il nulla, nessuno si è fatto vivo.
Differentemente da quanto succede nei campi di Roma e Napoli (lo raccontano il delegato Campano Kemo e Fadil dalla Croazia), ai loro bambini a casa dalla scuola gli sono stati dati sia i computer che le connessioni internet per poter continuare le lezioni online, ma niente di più, nessun dispositivo di protezione, assistenza sociale, “niente di niente”.
La stessa cosa la conferma Kemo, delegato del campo Rom Giuliano di Napoli, a loro, sottolinea, nemmeno il pc per i ragazzi che studiano …
Prende la Parola Hamdija (Monza) che parla a suo nome ma racconta anche di un piccolo campo Rom presente a Monza, ci dice di essere uno fortunato, vive insieme ad altre sei famiglie in un terreno di proprietà, delimitato e, fin dal primo momento hanno deciso di mettersi in auto quarantena volontaria, escono solo quei pochi volontari regolarmente autorizzati per dare assistenza attraverso la Coop Arcobaleno, al vicino campo Rom di Monza, un campo dove vivono circa 25 famiglie (100/120 persone) dove, racconta, la situazione non è diversa da quella di Milano.
La preoccupazione di Andrea è un’altra dice, “abbiamo paura, paura di questo nemico invisibile, va combattuto con tutte le forze; siamo già tanto discriminati, immaginate voi se succede che ci ammaliamo, è la fine!”
Danjo, delegato tedesco ci dice che in Germania è come in Croazia, sono stati dati dispositivi di protezione a tutti al pari dei cittadini indigeni.
Riprende la parola Fadil (Croazia) e, sottolineando che delle polemiche non gli importa nulla, fa una richiesta; Chiede che le forze dell’ordine, i militari, intervengano in maniera netta e blindino il campo sulla Pontina, impedendo di fatto ai ragazzi ed a chiunque di uscire, escono solo in pochi, magari creando un gruppo di volontari che, autorizzati, possano provvedere alle esigenze degli altri (proposta del consigliere Belluzzo) , chiede anche che le famiglie più disagiate vengano aiutate anche per la spesa e che a tutti vengano forniti i dispositivi di protezione.
Questo sembra essere stata solo il primo di una serie di incontri che porteranno ad emettere una relazione dettagliata ed una proposta per trovare una soluzione vera al problema, seguiremo attentamente gli eventi per raccontarveli. La riunione termina con un corale “VIVA L’ITALIA” e con l’auspicio che tutto termini al più presto.