Un’ala su Affile …

 

Giulio Cesare Graziani, nacque ad Affile il 24 gennaio 1915, era nipote del più noto Rodolfo Graziani, Maresciallo d’Italia, nonostante la parentela che lo avrebbe potuto portare in politica, si distinse particolarmente per brillanti operazioni militari su scenari di guerra in veste di aviatore e successivamente di Generale.

Il Graziani, deceduto nel 1998, iniziò la sua carriera aviaria prima come pilota di aerosiluranti, successivamente bombardieri, durante il Secondo Conflitto Mondiale, prima era stanziato in Africa Orientale; in seguito alla resa dell’Italia, decise di schierarsi con gli Alleati, volando in organico allo Stormo Baltimore e di conseguenza non venendo perseguito alla fine della guerra, come accadde per molti altri combattenti del regime Fascista.

In seguito proseguì la carriera scalando le vette dell’Aereonautica Militare, raggiungendo il massimo grado di Generale di Squadra Aerea; raggiunta l’età pensionabile si diede alla politica e ricoprì alcuni incarichi amministrativi. In sua memoria è dedicato il 70° Stormo dell’Aeronautica Militare.

 

Infanzia

 

Essendo nato ad Affile, ma rimasto orfano di madre, di origini sammarinesi, il padre che curava un’azienda vinicola, lo mandò a San Marino, assieme al fratello dagli zii materni, non potendo per ragioni lavorative curarne la formazione; la vicinanza con Rimini, scatenò la passione di Giulio per l’aviazione, che si recava nella città per le vacanze e poté osservare il traffico aereo del locale aeroporto, avendo a sua volta il “Battesimo dell’Aria” all’età di 12 anni.

L’inarrestabile passione seppur osteggiata dal padre, che vedeva per il figlio, probabilmente, un futuro all’interno dell’azienda, sfociò nel 1934, con il conseguimento del brevetto di volo, su un Caproni Ca. 100, a Rimini, terminando infine gli studi liceali per iscriversi all’Accademia Aeronautica 2 anni dopo, arruolandosi.

Nel 1939 militarizzò il brevetto con il veivolo addestratore IMAM Ro. 41, venendo promosso a sottotenente qualche mese dopo e venendo destinato al 54° Stormo di Caccia Terrestre, rimanendo in servizio fino al 1940, venendo poi trasferito su sua richiesta al 4° Stormo Caccia Terrestre e quindi alla 412° Squadriglia che operava in Africa Orientale Italiana; sempre nel 1940 ricevette la promozione a tenente.

 

La Seconda Guerra Mondiale

 

Pochi giorni prima dello scoppio della guerra, contro la sua volontà fu aggregato alla 10° Squadriglia del 28° Gruppo bis a bordo di un Savoia-Marchetti S.M. 81, comandato dal tenente-colonnello Luigi Klinger e messo in servizio a Gura, dove c’era il Quartier Generale Italiano; fino al dicembre del 1940 si adoperò in missioni di bombardamento di convogli nemici lungo il Mar Rosso, colpendo imbarcazioni, quanto infrastrutture; Successivamente venne assegnato a un nuovo velivolo, il Savoia-Marchetti S.M. 79, che sarebbe poi stato il suo principale aereo da combattimento adoperato fino alla fine delle ostilità.

La prima di una lunga serie di decorazioni, giunse nel settembre del 1940, con la Medaglia d’Argento, che veniva assegnata per operazioni di grande coraggio e valore; la conseguì dopo aver gravemente danneggiato un incrociatore e numerose installazioni portuali nemiche, battendosi sotto un incessante fuoco di contraerea e condizioni meteo molto avverse.

Una nuova missione che ne elevò il prestigio seguì il 19 novembre dello stesso anno, quando il Graziani effettuò una pericolosa ricognizione sull’aeroporto di Gedaref che ospitava uno stormo di caccia nemici; per ingannare gli avversari e non far intendere che si trattava di un volo esplorativo, l’aereo fu equipaggiato con un carico leggero di bombe, sorvolò e fotografò gli obiettivi dell’aeroporto per poi sganciare il suo carico sulla stazione ferroviaria e sfuggendo agli aerei nemici levatisi in volo per intercettarlo.

Il giorno seguente, grazie alle fotografie acquisiti l’aeroporto di Gedaref venne bombardato con la disruzione a terra di ben 11 caccia nemici; nonostante questi piccoli successi il Graziani, esprimendosi con altri colleghi mostrava le sue perplessità sull’esito favorevole della guerra, essendovi entrati con poca preparazione militare ed esperienza.

Il 16 dicembre con una sostituzione all’ultimo momento di una altro pilota, il cui aereo aveva avuto un guasto, partì alla volta di Porto Sudan, rimanendo per tanto isolato dal resto della formazione che si era già avviata; immediatamente dopo aver sganciato le sue bombe venne intercettato da una coppia di Hawker Hurricane che scaricarono tutte le munizioni contro il Graziani e il suo equipaggio, cercando dopo ogni attacco di convincerli alla resa, affiancandosi al loro aereo.

Fu il battesimo del sangue per il Graziani, che venne gravemente ferito al collo perdendo i sensi, rimase ucciso il marconista Tullio Beltrame e gravemente feriti anche l’aviere scelto Guglielmo Bertoli e il secondo pilota, il sergente Anastasia; l’aereo precipitò per oltre 4000 mt e i caccia lo abbandonarono al suo destino, ma per un miracolo, nonostante avesse un timpano rotto, il Graziani che aveva ripreso i sensi riuscì a condurre un atterraggio di emergenza nel deserto, nonostante il mezzo fosse anche privo di carburante a causa dei fori di proiettile che avevano intaccato i serbatoi.

I sopravvissuti trascorsero la notte tenendo lontani gli sciacalli con le armi di bordo, il giorno seguente furono soccorsi e portati ad Asmara, dove il Graziani che aveva un proiettile da 7.7 mm conficcato tra 2° e la 3° vertebra cervicale non poté essere operato a causa dell’inadeguatezza delle strumentazioni chirurgiche, se ne dispose quindi l’immediato rimpatrio; tuttavia anche in Italia i medici ritennero troppo rischioso estrarre il proiettile, che rimase conficcato nel collo dell’aviatore tutta la vita.

Dopo alcune cure che gli permisero di recuperare la mobilità l’instancabile Graziani, che avrebbe potuto ritirarsi dallo sforzo bellico, rientrò in servizio anche prima di quanto previsto, addestrandosi nell’aprile del ’41 al 2° Nucleo Addestramento Aerosiluranti e dopo pochi mesi, in estate, raggiungere la 281° Squadriglia Autonoma Aerosiluranti con base a Rodi,ottenendo un primo risultato già dopo pochi giorni, affondando una petroliera in navigazione sulla Cirenaica; mentre nell’ottobre dello stesso anno, assieme ad altri assi dell’aviazione, Carlo Faggioni e Giuseppe Cimicchi, attaccò un convoglio navale britannico composto da 12 cacciatorpediniere, 4 incrociatori e 2 grosse navi da battaglia, dove rischiò l’abbattimento a seguito dello spezzamento di un’ala da parte della contraerea, ma riuscendo ad atterrare in salvo a Rodi, anche con un carrello mal funzionante.

Una nuova missione sfortunata lo vide protagonista i primi giorni del febbraio 1942 attaccando una petroliera scortata da 4 cacciatorpediniere, per l’inceppamento dello sganciamento del siluro, furono feriti due membri dell’equipaggio e venne ucciso il primo aviere Tommaso Di Paolo; l’apparecchio riuscì a fatica ad atterrare a Gadurrà con il siluro ancora attaccato e numerosi danni, tra cui delle schegge che avevano attraversato il parabrezza conficcandosi nel poggiatesta di Graziani mancandolo per un soffio. Questo episodio mise a dura prova l’aviatore che una volta a terra, provato dalla tensione scoppiò in un pianto liberatorio.

Il giorno stesso Giulio Cesare fu trasferito alla 205° Squadriglia da Bombardamento del 41° Gruppo Aerosiluranti, comandata dal soldato più decorato d’Italia: Ettore Muti. Nella quale, si distinse il 14 febbraio affondando una nave da trasporto in navigazione verso Alessandria d’Egitto.

Ad aprile dello stesso anno divenne comandante della 281° Squadriglia, entrata a far parte del 132° Gruppo Autonomo Aerosiluranti, ricevendo a giugno la promozione a capitano; poi partecipò alla famosa “Battaglia di mezzo agosto” che vide una vittoria di Pirro da parte dell’Asse, durante la quale Graziani portò a compimento 4 missioni e dichiarò di aver  silurato un incrociatore e un mercantile.

L’11 novembre del 1942, assieme a Buscaglia, Ramiro Angelucci e Faggioni, parti in missione da Castelvetrano in Sicilia, verso l’entroterra africano fino alla rada di Bugia, per attaccare le numerose navi alleate lì stanziate; numerosi Spitfire del 154 th Squadron li attaccarono abbattendo Angelucci e i suoi sei uomini di equipaggio, mentre Graziani, e Buscaglia che affondarono due piroscafi, rientrarono sani e salvi con Faggioni. La mattina seguente, il Buscaglia con un nuovo aereo (visto che i tre rientrati erano seriamente danneggiati) ed altri aerei di scorta attaccò nuovamente Bugia, venendo abbattuto e creduto morto, quando in realtà venne fatto prigioniero, questo determinò l’assegnazione del comando del Gruppo a Graziani.

Il 20 novembre alla testa di altri sei aerosiluranti, il nuovo comandante si distinse per l’affondamento di un piroscafo e il grave danneggiamento di altri due sulle coste dell’Algeria, quando ormai volgeva il crepuscolo, di questo il Graziani scrisse:

“È stato il primo siluramento effettuato di notte dagli equipaggi del gruppo. […] Il nemico è stato sorpreso dalla concezione audace di quest’azione condotta di notte dentro una baia, con il pericolo, per gli apparecchi attaccanti, di cozzare contro le montagne e tra di loro”

Una settimana dopo, l’intero Gruppo venne trasferito in Sardegna all’aeroporto di Decimomannu ed il 28 novembre ci fu la prima missione di attacco a un convoglio con tre aerosiluranti di cui uno con Graziani a bordo, che mise a segno il suo siluro; vennero affondati tre mercantili, ma l’aereo del sottotenente italiano Carlo Pfister venne gravemente danneggiato, costretto ad un’andatura più lenta, venne scortato dal Graziani e dal sottotenente Aichner in salvo, nonostante il rischio di essere intercettati dalla caccia con più facilità.

Dal momento che Graziani seppur riconosciuto come un elemento valoroso, era un capitano di nomina troppo recente per detenere il comando del Gruppo, nel gennaio del ’43 questi venne affidato al maggiore Gabriele Casini; Graziani ordinò ad Aichner, che era già stato aiutante di Buscaglia ad assistere il nuvo comandante, poiché il sottotenente era riluttante a separarsi dal suo equipaggio

Nello stesso mese, il giorno 22, Graziani compì una missione di attacco sulla baia di Bona, il suo S.M. 79 venne centrato dal nemico in coda, causando la rottura del timone, costringendo il pilota a un nuovo atterraggio d’emergenza che stupì i tecnici dell’aeroporto, per come fosse possibile soltanto che il Graziani avesse potuto condurre per più di un ora in volo, l’apparecchio ridotto in quelle condizioni; nella stessa missione tuttavia, il maggiore Casini e tutto l’equipaggio vennero feriti e dovettero ammarare venendo tratti in salvo il giorno dopo. Ancora una volta il Gruppo passò temporaneamente in comando al capitano Graziani che poteva contare stavolta solo su tre equipaggi compreso il suo.

Alla metà di marzo del 1943, il Graziani in subordinò all’ordine di decollare dalla base aerea di Gerbini per un attacco a un convoglio, a causa di condizioni meteo molto avverse, riferì ai superiori che al massimo sarebbe decollato da solo senza mettere in pericolo la vita dei propri uomini e venne minacciato di essere sottoposto a importanti misure disciplinari; il Comando dell’Aeronautica della Sicilia, non voleva sfigurare con gli alleati tedeschi, che sarebbero comunque decollati dal medesimo campo.

Graziani rimase irremovibile nella sua decisione e questo non solo gli salvò la vita, ma lo riabilitò anche agli occhi del Comando, poiché dopo una infruttuosa ricerca del convoglio, l’aviazione germanica perse o incidentò una decina di aerosiluranti durante le fasi di decollo o atterraggio a causa dei forti venti.

A maggio dello stesso anno, fu scelto assieme agli 11 migliori piloti disponibili per attaccare la famigerata Gibilterra, che era uno degli obiettivi più importanti e rischiosi per la presenza massiccia di navi e contraerea, ma a giugno al momento della partenza una gamba del carrello cedette impedendogli il decollo, i rilievi tecnici appurarono che l’aereo era stato sabotato dalla fabbrica (il velivolo era nuovo, giunto appositamente per la missione); non è dato sapere i motivi per cui accadde questo episodio, anche se si possono formulare alcune ipotesi.

Durante il periodo bellico, a seguito delle numerose missioni e degli atti eroici, al Graziani furono riconosciute sei Medaglie d’Argento al valor militare, una Medaglia di Bronzo al valor militare, tre Croci al Merito di Guerra e due avanzamenti di grado per meriti di guerra, oltre alla Croce di Ferro di II° Classe da parte dell’esercito tedesco; San Marino gli concesse il titolo di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine di Sant’Agata, onorificenza dedicata a cittadini stranieri benemeriti. E nel dopoguerra, il 14 luglio del 1955 gli fu riconosciuta anche la Medaglia d’Oro al valor militare per l’attacco a Port Sudan dove era rimasto gravemente ferito il 13 ottobre 1941.

L’Armistizio

 

L’8 settembre del 1943 venne firmato l’Armistizio di Cassabile, in quel periodo Graziani che era in licenza a San Marino, nonostante i tentativi dei parenti di convincerlo a rimanere nella piccola Repubblica (che era rimasta neutrale al conflitto), decise di propria iniziativa di raggiungere gli Alleati e mettersi al loro servizio, probabilmente provato dalle scelte sbagliate del Governo Fascista, che si era imbarcato in una guerra che sembrava persa fin dall’inizio; l’Italia, si era infatti infilata nel conflitto disponendo di armamenti poco moderni, abbandonando molte navi della flotta navale nei porti nemici, per avere “l’effetto sorpresa” ed altre pessime scelte strategiche che ne avrebbero determinato la sconfitta dopo una luna e sanguinosa guerra.

Il 14 settembre il Graziani sotto i colpi di moschetto sparati dai Carabinieri, si impossessò di un S.M. 79 all’aeroporto di Fano, raggiungendo Catania, che nel frattempo era stata occupata dagli Alleati, portando con se altri ufficiali ed avieri che desideravano servire ” l’Aeronautica Cobelligerante” per attaccare la Germania.

La sua parentela con Rodolfo Graziani tuttavia lo rese “sospetto” agli occhi degli Alleati, che per un discreto periodo lo tenerono sotto sorveglianza, limitandolo a missioni con voli disarmati, fino al 4 giugno del 1944, quando acquisita la fiducia fu inviato in Egitto assieme al tenente Crespi e al capitano Gerardi per addestrarsi sul bombardiere bimotore medio Baltimore e dopo un mese tornò in Sicilia dove con questi aerei gli Alleati costituirono lo Stormo Baltimore inquadrato nella Balkan Air Force sui 28° e 132° Gruppi.

L’11 luglio iniziarono le prime missioni sui Balcani e dopo la morte del comandante, il maggiore Massimiliano Erasi, il 132° Gruppo fu assegnato agli ordini di Graziani, che lo condusse in vetta alla speciale graduatoria mensile che la Balkan Air Force assegnava in base agli obbiettivi conseguiti e all’efficienza dei reparti, posizione che fu mantenuta fino alla fine del conflitto. Nella fase di servizio con gli Alleati il Graziani eseguì 78 missioni di bombardamento venendo promosso a maggiore per merito di guerra il 5 maggio del 1945.

 

Dopo il conflitto

 

Laureatosi in Scienze Politiche, dal 1946, Graziani prestò servizio allo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare italiana, venne promosso tenente-colonnello nel ’51 e colonnello nel ’56, assumendo il comando del Reparto Sperimentale di Volo nel 1957; promosso generale di brigata l’ultimo giorno dell’anno 1960, a febbraio dell’anno seguente assunse il comando della 36° Aereobrigata Interdizione Strategica di Gioia del Colle, con dotazione di missili PGM-19 Jupiter armati con testate nucleari, assumendo un ruolo di grande responsabilità.

Nel gennaio ’66 fu elevato a generale di divisione aerea e nel ’69 generale di squadra aerea, assumendo il comando tra il ’72 e il ’75 della 2° Regione Aerea, ricevendo infine il pensionamento; nel 1978 scrisse e pubblicò una autobiografia in memoria anche dei compagni di volo caduti intitolata “Con bombe e siluri fra le cannonate: Avventure di guerra dal Mar Rosso al Mediterraneo”.

Sempre durante il congedo, si dedicò all’attività politica aderendo alla “Costituente di Destra per la Libertà” creata dal MSI, come branca per persone esterne al partito; nel 1977 fu uno dei 4 fondatori del partito Democrazia Nazionale-Costituente di Destra, di cui fu Segretario fino al 1979; nel 1985 venne eletto consigliere regionale alla Regione Lazio con la lista “Alleanza Pensionati”.

Dopo la sua morte, Roma gli ha dedicato una via ed una statua di bronzo a grandezza naturale posta nel Museo storico dell’Aeronautica Militare; una targa celebrativa è stata posta sempre a Roma dove visse e il comune di Affile ha posto un monumento in sua memoria.Inoltre, nel 2009, l’Aeronautica Militare, ha voluto dedicare alla sua memoria il 70° Stormo.