Piglio, Forte la voglia di rinascere dei produttori del Vino Cesanese del Piglio

Molto interessante l’analisi effettuata dal  sodalizio della Strada del Vino Cesanese di Piglio presieduta da Antonio Borgia, che ha puntualizzato la situazione attuale che sta vivendo la produzione del rinomato vino Cesanese del Piglio, unico vino rosso DOCG del Lazio, a causa degli effetti del Covid-19.

“L’Associazione STRADA DEL VINO CESANESE e il Consorzio di Tutela CESANESE DEL PIGLIO –si legge nel documento-  con la amichevole collaborazione di GALILEO.IT, hanno realizzato un sondaggio tra i viticultori sulle preoccupazioni, speranze e richieste per superare questa difficile situazione sociale ed economica causata dal blocco delle attività necessario per impedire il diffondersi della pandemia da Coronavirus. Le risposte rispecchiano una realtà fatta di piccoli viticoltori, con il 52% sotto i 4 ettari vitati, il 24% tra i 4 e i 10 e il 24% sopra i 10 ettari. La quasi totalità degli intervistati ha meno di 6 dipendenti e solo l’8% impiega oltre 10 stagionali, oltre ai propri dipendenti. Per il momento le principali preoccupazioni riguardano la difficoltà a vendere il vino imbottigliato (76%) e a riorganizzare la cantina per stoccare nuovo vino, se non saranno vendute ancora le annate precedenti (60%), forte anche la preoccupazione per il blocco delle attività promozionali (68%). Comincia a preoccupare la mancanza di liquidità e uno strumento comune di vendita e promozione online in questo momento sarebbe stato molto utile. Il blocco delle vendite ai ristoranti (92%) e alle enoteche (72%) costituisce il vero problema del momento! Preoccupa anche il possibile mancato incasso di quanto già venduto. Un quinto dei viticultori proprio non riesce a vedere alcun aspetto positivo all’orizzonte ma invece metà degli intervistati vede nel turismo interno alla regione, enogastronomico e verde una buona occasione di ripresa.

Cosa si può fare?

Molto: innanzi tutto Contributi a fondo perduto per continuare la coltivazione dei campi (76%), Una forte riduzione delle imposte per 12 mesi (40%), Ma molte richieste guardano con realismo al futuro, ad esempio si richiedono Incentivi per comprare nuove botti e nuovi serbatoi (44%), Incentivi per favorire l’invecchiamento dei vini migliori in attesa che il mercato riparta (40%) e addirittura Incentivi per realizzare o migliorare le vendite online (56%), Incentivi e semplificazioni per l’export (48%) e Incentivi per migliorare l’offerta al pubblico di degustazioni e cibi (32%). Respinta l’ipotesi di Ritiro di parte della produzione per produrre alcool per usi sanitari e di Incentivi e semplificazioni per trasformare parte del vino in brandy e vermouth. In sostanza: realisti, non troppo ottimisti ma decisi a salvaguardare la tradizione e la qualità senza compromessi. Pronti ad accogliere famiglie e turisti più che mai.

A chi chiedere aiuto?

In linea decrescente alla Regione (96%) , all’Europa (84%), al Governo e ai Comuni. E’ interessante come Regione ed Europa siano i due soggetti da cui ci si aspetta di più.

In conclusione:

Viticultori del Cesanese orgogliosi del proprio marchio e custodi della qualità, che sono preoccupati per la chiusura dei propri ambasciatori: ristoranti ed enoteche ma che sono pronti ad aprirsi maggiormente ai mercati stranieri e al commercio online. Non ottimisti ma proattivi e già pronti a nuove soluzioni ai problemi che vedono all’orizzonte. Gli eventi sono fondamentali per la promozione del Cesanese e vanno riprogrammati. Vanno gestiti –conclude la nota-  nuovi flussi turistici nazionali e regionali. Richiesti finanziamenti per continuare le proprie attività ed ampliare cantine e servizi (anche online) e sarà la Regione (e l’Europa) a darci una mano!”