A Roma e nel Lazio: aree verdi pro capite

Il verde che vorrei…

di Giulia Radicella

(Foto di Mariella Calì)

Dante Alighieri definì l’Italia il “Giardino d’Europa” per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche.

L’Italia è infatti tra i Paesi europei più ricchi di biodiversità: in particolare, possiede la metà delle specie vegetali e un terzo di quelle animali attualmente presenti nella Comunità Europea.

Il patrimonio vegetale delle nostre città, costituito da piante arboree, di cui molte monumentali, arbustive, erbacee, soffre di una carenza di tutela e di valorizzazione da parte dei pubblici decisori, nonostante nel passato i Giardini all’Italiana del XVI e XVIII secolo (di cui alcuni esempi si possono apprezzare ancora oggi in molte regioni italiane) siano stati invidiati in tutto il mondo.

La mancata valorizzazione del verde urbano in atto nel nostro Paese, sempre più evidente negli ultimi anni, viene attribuita in particolare alla grave crisi finanziaria degli enti pubblici, che ha aperto la strada a una pianificazione, progettazione e manutenzione delle aree verdi via via sempre più scadenti, provocando gravi danni, alcuni irreversibili, al patrimonio verde urbano.

Una situazione che è il risultato di gare di appalto al massimo ribasso ovvero mancanza di controllo da parte dell’ente pubblico.

L’emergenza Covid-19, le cui conseguenze si protraggono ormai da diversi mesi, potrebbe rendere ancora più fragile questa situazione, oppure al contrario potrebbe rappresentare l’occasione per dare una svolta “positiva” a un settore che necessita di un importante cambiamento, innanzitutto culturale e che può diventare un elemento proattivo di crescita della società nel suo complesso.

L’Associazione Pubblici Giardini è tra i promotori del Manifesto per la difesa del verde urbano: obiettivo primario del Manifesto è quello di sensibilizzare il Governo relativamente all’importanza del verde pubblico delle città anche nelle fasi successive al contenimento conseguente alla diffusione della pandemia causata dal Covid-19.

(Foto di Mariella Calì)

Il 16 febbraio 2013 entrò in vigore la legge nazionale sulle “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” che pone l’accento sull’importanza di valorizzare il verde pubblico in modo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e dei cittadini e nella piena consapevolezza e conoscenza del proprio patrimonio. L’importante ruolo che gli alberi, in particolar modo, rivestono nel controllo delle emissioni, nella protezione del suolo, nel miglioramento della qualità dell’aria, del microclima e della vivibilità delle città, rende strategica per qualsiasi amministrazione comunale la conoscenza dettagliata del proprio patrimonio arboreo.

La legge 10/2013 infatti, prevede che tutti i comuni sopra i 15.000 abitanti si dotino di un catasto degli alberi e che per ogni bambino nato o adottato venga piantato un nuovo albero dedicato i cui dati saranno successivamente comunicati ai genitori del bambino.

Gli amministratori dei comuni hanno inoltre il compito di produrre un bilancio del verde a fine mandato, che dimostri l’impatto dell’amministrazione sul verde pubblico.
Lo scopo del censimento è la redazione del “Catasto alberi” che registra e classifica tutte le alberature: quelle monumentali, quelle su aree scolastiche, nei giardini storici, a corredo del verde attrezzato e incluse nei filari stradali.

Oggi la consistenza del patrimonio arboreo è molto più dinamica di quanto si potrebbe immaginare. Gli abbattimenti resi necessari per motivi di sicurezza o per il naturale termine vegetativo raggiunto dalla pianta, le nuove piantumazioni legate alla riqualificazione di aree verdi e la messa a dimora di nuove piante modificano costantemente la quantità e la distribuzione del verde.

Per quanto riguarda la cultura del verde vediamo come si riversa soprattutto nella regione Lazio.

Con il decreto del 10 maggio 2019 La regione Lazio ha messo a disposizione di ogni comune, 1,3 milioni di euro per il mantenimento delle aree verdi. L’investimento va ad aggiungersi agli 850mila euro già messi a disposizione dalla Legge 9 del 2017 oggetto del bando ancora aperto che ora si arricchisce di questo nuovo finanziamento: comuni ed enti regionali ne hanno usufruito e ne usufruiranno ancora stipulando apposite convenzioni con comitati di quartiere o associazioni senza fini di lucro, costituite da cittadini che intendono dedicarsi alla manutenzione dell’ambiente in cui vivono o lavorano.

(Foto di Mariella Calì)

I progetti già avviati rappresentano un caso concreto di gestione partecipata di un patrimonio di interesse collettivo. Un processo che consente alla Regione Lazio di valorizzare il bene comune e, al tempo stesso, di supportare le associazioni di volontariato, favorendo momenti di aggregazione sociale all’interno degli spazi curati dalla cittadinanza stessa. Con questo progetto la regione cede alle persone la possibilità di adottare gli spazi verdi al fine di migliorare la qualità della vita di interi quartieri.

La regione Lazio, dal canto suo, è ricca di parchi e riserve naturali costituiti dai grandi cunei verdi che si inoltrano dalla periferia verso il centro come il Parco di Veio, l’Insugherata, la Marcigliana ecc. fino ai più interni come la Tenuta dei Massimi, la Valle dei Casali o il Pineto, secondo un disegno complessivo composto da 18 aree protette per un totale di 41.000 ettari del territorio comunale. Le aree protette hanno pianificazione e governi indipendenti rispetto all’Amministrazione Capitolina e sono gestiti da Enti Autonomi costituiti.
I 14 parchi il cui perimetro è interamente compreso nel territorio capitolino, per un’estensione totale di 14.000 ettari, sono gestiti da Roma Natura, istituita con la L.R. n.29/97, che costituisce l’Ente Regionale per la Gestione del Sistema delle Aree Naturali Protette di Roma Capitale. Gli altri quattro parchi (Appia antica, Veio, Bracciano, Martignano, Litorale Romano) si estendono all’interno del territorio capitolino per 27.000 ettari ma la loro superficie complessiva interessa il territorio di più comuni.

Il Parco Regionale dell’Appia Antica, ad esempio, è un’area protetta di interesse regionale, il cui perimetro è compreso tra i comuni di Roma, Ciampino e Marino, per un’estensione totale di 3.500 ettari. Il Parco Regionale di Veio è un’area protetta pari a 15.000 ettari, interessa il territorio di Roma (7.000 ettari) e i comuni di Campagnano, Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano Romano, Morlupo, Riano e Sacrofano (8.000 ettari totali). Il Parco Regionale del complesso lacuale di Bracciano – Martignano è un’area protetta di interesse regionale pari a 16.000 ettari che interessa più comuni.

La gestione dei Parchi Naturali Regionali è affidata ad Enti autonomi Regionali che svolgono i propri compiti istituzionali e gestionali con autonomia amministrativa, organizzativa e finanziaria.

Il verde pubblico all’interno del tessuto urbano è invece costituito dai parchi urbani, dalle ville storiche, dai parchi e giardini pubblici, dalle aiuole e zone verdi di arredo per un totale di 3.932 ettari che corrispondono ad una dotazione di circa 14,4 mq per abitante.

Oggi è il momento di instaurare un nuovo rapporto tra Natura e Cultura all’interno degli ambiti urbani, per massimizzare i valori ambientali, ecologici, paesaggistici ed emozionali, che coinvolga i professionisti e operatori del settore verde, le imprese e naturalmente le pubbliche amministrazioni considerati i veri pilastri del cambiamento, verso uno sviluppo durevole e quindi sostenibile.

Pianificazione, progettazione e gestione del verde in ambito urbano e periurbano devono essere affrontate con una visione sistemica e integrata, attraverso lo sviluppo di infrastrutture verdi e blu in grado di ricostruire equilibri ecosistemici, salvaguardare la biodiversità e migliorare le condizioni ambientali, per arrivare quindi a migliorare la salute dei cittadini e la qualità della vita, riaffermando il ruolo insostituibile del verde in tutte le sue declinazioni.

Devono essere applicate soluzioni naturali (Nature-based Solutions) che riducano la dipendenza dalle infrastrutture “grigie”, molto più costose da costruire e mantenere.
Solo in questo scenario il verde urbano potrà occupare la posizione che gli spetta, oggi più che mai, diventando un investimento fondamentale per far fronte ai cambiamenti sociali, sanitari, climatici ed economici ed essere “sostenibile”, quindi ecologicamente corretto, socialmente accettato ed economicamente fattibile.

Il verde urbano, pubblico e privato, è sinonimo di salute e di benessere per i cittadini in quanto migliora le condizioni di vita nelle città. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità la salute è intesa come “uno stato di complessivo benessere fisico, mentale e sociale e non solo assenza di malattia o infermità”; la salute è considerata un diritto e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone. Questa definizione si concretizza perfettamente nei Servizi ecosistemici offerti dal verde, intendendo con questo concetto “i benefici che l’umanità ricava dagli ecosistemi”. Il verde urbano è fondamentale per accrescere la resilienza delle città che ospiteranno in futuro oltre il 70% della popolazione mondiale e che sono l’avamposto in cui si combatterà la guerra contro il cambiamento climatico.

Il modello di sviluppo urbano finora seguito ha prodotto “giungle di cemento e asfalto”, cioè città certamente più moderne e densamente costruite, ma anche duramente competitive, inospitali o pericolose: deserti ecologici e sociali che traggono la vita dai loro dintorni.

Il verde urbano va considerato nelle due componenti “pubblica” e “privata”, in quanto entrambe contribuiscono a dare un volto e una valenza alle città del futuro; se la funzione della componente pubblica è già ampiamente conosciuta, è bene sapere che anche le aree a verde privato concorrono alla mitigazione del clima negli ambiti antropizzati, partecipando alla rinaturalizzazione di ampie superfici impermeabili e favorendo la diffusione di tecniche di verde tecnologico che aiutano l’effettiva demineralizzazione del costruito. Entrambe inoltre sono dei veri e propri “depositi” di sostanza organica dei suoli.

La Costituzione della Repubblica Italiana tutela anch’essa il verde tanto che all’Art. 9 recita “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”; il concetto di salute invece viene riaffermato nell’Art. 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

La Convenzione Europea del Paesaggio (ottobre 2000), le “Norme per lo sviluppo degli spazi vedi urbani” (Legge 14 gennaio 2013, n. 10), il III Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia (2019), l’European Green Deal (2019), il Decreto Clima (12 dicembre 2019, n. 141) e i Criteri Ambientali Minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde (Decreto 10 marzo 2020), sono gli altri principali strumenti legislativi e informativi già disponibili per operare il “cambiamento” nel rispetto delle regole italiane ed europee, mettendo al centro un modello urbano che garantisca un giusto accesso alle risorse, l’equità sociale e un diffuso benessere.

Il verde urbano è uno strumento per prevenire le infauste conseguenze delle criticità ambientali, sempre più frequenti in questi ultimi anni, che provocano gravi danni in termini materiali e, soprattutto, di perdita di vite umane.


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