Diabolik: la nascita e la fine del fumetto nero italiano
Il personaggio di Diabolik, ladro e assassino spietato quanto infallibile, fu di fatto il precursore del fumetto nero italiano, genere a cui appartengono altre celebri produzioni, come “Kriminal”.
Nel 1962 le sorelle Angela e Luciana Giussani crearono “Diabolik”. Un fumetto destinato a cambiare per sempre la storia del genere in Italia. Capace, in pochissimo tempo, di raggiungere tirature estremamente elevate, gli albi dedicati al ladro in costume scuro, ad oggi, hanno venduto oltre 150 milioni di copie. Il fumetto delle sorelle Giussani ha avuto anche due trasposizioni cinematografiche: la prima, nel 1968, diretta dal regista Mario Bava; la seconda, nel 2020, diretta dai Manetti Bros.
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La nascita del fumetto nero italiano
Il personaggio di Diabolik, ladro e assassino spietato quanto infallibile, fu di fatto il precursore del fumetto nero italiano, genere a cui appartengono altre celebri produzioni, come “Kriminal”, oltre a tantissimi epigoni del capostipite di tale filone, tra cui “Fantax”, “Satanik” e “Demoniak”. Gli albi proposti delle sorelle Giussani erano incentrati su un deciso ribaltamento della morale corrente, in controtendenza rispetto al rigido moralismo che connotava gli altri fumetti dell’epoca.
Lo stesso Diabolik era inizialmente descritto come un delinquente inafferrabile, spregiudicato, in costante lotta contro le autorità e il sistema, che riusciva puntualmente ad eludere. Le storie del suddetto genere fumettistico erano caratterizzate dalla presenza di ambientazioni cupe, in cui i protagonisti si muovevano in totale libertà, scontrandosi con la facciata ipocrita di una società priva di scrupoli, popolata da profittatori, nobili cinici, ricchi perversi, donne assetate di potere, di sesso, di gioielli. Proprio tali debolezze rendevano questi individui facili prede del pericoloso criminale creato da Angela e Luciana Giussani.
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L’amore tra Diabolik ed Eva Kant e lo scontro con l’ispettore Ginko
L’antieroe per eccellenza del fumetto italiano avrebbe presto trovato il suo più grande antagonista nell’ispettore Ginko, poliziotto di Clerville incessantemente alle sue calcagna. La presenza di un uomo di legge in qualità di principale antagonista era un’altra peculiarità del genere lanciato dalle sorelle Giussani.
Allo stesso modo, la relazione amorosa, in un primo momento sbilanciata, a tratti possessiva, instaurata da Diabolik con Eva Kant divenne ben presto un altro tratto distintivo degli albi dedicati al criminale dal costume scuro. Altri partner di sesso opposto avrebbero affiancato i personaggi epigoni di Diabolik, così come altri integerrimi agenti di polizia li avrebbero avversati.
La pressione del potere giudiziario e la fine del fumetto nero italiano
In breve tempo, la velata carica eversiva che permeava le pagine dei fumetti di Diabolik iniziò ad essere osteggiata dai poteri giudiziari, che istituirono processi e ordinarono sequestri, temendo che tale prodotto editoriale potesse turbare l’ordine pubblico e incitare alla criminalità e al delitto. Ben presto, i toni degli albi simbolo del fumetto nero italiano si ammorbidirono, con lo stesso Diabolik che divenne una sorta di ladro gentiluomo, uno stratega poco incline alla violenza.
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