A tutto cult! Sergio Leone, il primo regista post-moderno

Sergio Leone

Il cineasta romano ebbe il grande merito di apportare rilevanti novità al filone dei “western movie”, su tutte quel crudo realismo che sin dagli albori ha caratterizzato la sua intera produzione

Pochi artisti hanno influenzato il mondo del cinema quanto Sergio Leone. Il regista romano, classe 1929, ha completamente ridefinito il concetto di “western all’italiana”, venendo presto riconosciuto come l’esponente simbolo della corrente filmica degli “spaghetti-western”.

Il successo delle “trilogie”

Clint Eastwood – il pistolero solitario

Pellicole del calibro di “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto e il cattivo”, che insieme formano la cosiddetta “Trilogia del dollaro”, sono entrate di diritto nell’immaginario collettivo non solo del pubblico italiano ed europeo, ma anche di quello americano. Degni di nota sono anche i lungometraggi “C’era una volta il West”, “Giù la testa” e “C’era una volta in America” (“Trilogia del tempo”), che hanno permesso al regista italiano di rinnovare in maniera profonda e marcata il lessico dei “gangster movie”. Proprio con “Giù la testa”, Leone si aggiudicò, nel 1972, il David di Donatello per il miglior regista, mentre grazie a “C’era una volta in America” riuscì a vincere il Nastro d’argento al regista del miglior film nel 1985.

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Lo stile

Il regista romano ebbe il grande merito di apportare rilevanti novità al filone dei “western movie”, su tutte quel crudo realismo che sin dagli albori ha caratterizzato la sua intera produzione cinematografica. I personaggi di Sergio Leone sono spesso sporchi, rozzi, veri, immersi in un contesto complesso, ricercato. Di solito, si presentano come antieroi estremamente astuti, determinati. Uomini privi di alcuno scrupolo, disposti a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi. Al contrario, i personaggi dei film western americani si presentano con tratti caratteriali fin troppo idealizzati, stereotipati, talvolta ai limiti dell’assurdo e del paradosso. C’è poi la sofisticata componente analitica che il regista italiano utilizzava per scomporre le diverse azioni dei suoi film, senza tuttavia allontanarsi mai del tutto dal messaggio di fondo che intendeva trasmettere agli spettatori. Non si possono dimenticare, infine, i primissimi piani sui dettagli che hanno reso celebre lo stile registico di Sergio Leone.

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L’influenza culturale

Robert De Niro e Sergio Leone

Tanti sono stati, nel corso degli anni, gli artisti che si sono direttamente o indirettamente ispirati alle opere del cineasta italiano. Su tutti, spiccano indubbiamente Quentin Tarantino e Clint Eastwood; se il primo ha praticamente improntato la sua intera produzione su una moderna rilettura dello stile del regista romano, dedicandogli, tra l’altro, la pellicola “Kill Bill: Volume 2”, il secondo non ha mancato di elogiare pubblicamente Leone per il profondo impatto avuto sull’intera industria del cinema, oltre che sulla carriera dello stesso attore californiano, dedicandogli a sua volta il film “Gli spietati”. Perfino lo scrittore statunitense Stephen King decise di rendere omaggio al celebre produttore italiano, citando il lungometraggio “Il buono, il brutto e il cattivo” tra le fonti della sua serie di otto romanzi fantascientifici intitolata “La torre nera”. Ancora oggi, Sergio Leone viene riconosciuto, da diversi esperti del settore, come il primo regista post-moderno della storia del cinema.


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