Si facevano passare per pellegrini, mascherando con croci e sorrisi una verità ben più diversa. Fingevano di calcare suolo italiano spinti dalla fede, attratti dalla spiritualità del Giubileo. Ma nelle loro valigie non c’erano rosari, né libri di preghiera. Solo polvere bianca: cocaina, nascosta con maestria e inganno.
Partiti dal Brasile
I due corrieri della morte erano partiti da San Paolo del Brasile, su voli separati, ma con un’unica, inquietante missione. Pensavano di passare inosservati, di confondersi tra i devoti. Ma a Fiumicino li attendeva tutt’altra accoglienza. L’operazione è stata rapida, precisa, quasi chirurgica. Le “fiamme gialle” del Gruppo di Fiumicino, fianco a fianco con gli uomini dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, avevano già tessuto la rete. Grazie a un’attenta attività investigativa, avevano seguito tracce sottili, itinerari che non combaciavano, orari sospetti, identità troppo perfette per essere autentiche.
Una recita che non ha convinto
Al loro arrivo, i due hanno recitato la parte fino in fondo: pellegrinaggio, fede, preghiera. Ma le loro parole, così curate, suonavano vuote. Il copione era buono, ma non abbastanza. I controlli ai bagagli hanno svelato l’inganno: trentadue panetti di cocaina purissima, nascosti con perizia. Un carico dal valore di oltre 3,5 milioni di euro, destinato a inondare le strade, ad alimentare il buio del narcotraffico per mesi.
Arrestati
Ora, quel viaggio si è concluso dietro le sbarre. La fede, quella vera, non si nasconde nel doppio fondo di una valigia.
Foto generata da I.A.