Una famosa citazione di Winston Churchill esprime la sua civile posizione nei confronti di chi avesse un’opinione avversa alla sua, infatti l’illustre statista affermava che lui pur dissentendo avrebbe fatto tutto il possibile affinché l’avversario potesse liberamente esprimere la sua opinione.
Questa è la condizione che vige affinché ci sia un libero dialogo tra gli uomini, tra le parti sociali in ogni luogo e in ogni momento, perché il confronto non è solamente un momento di mediazione, ma principalmente un arricchimento del proprio pensiero, una verifica delle proprie posizioni.
Nei paesi nei quali vige una tradizione democratica ‘il dissenso’, si manifesta in determinate modalità che sono codificate dalla legge, si può non essere di parere concorde , esprimere le proprie idee, anzi questo fa parte del gioco sociale, al limite il dissenso può assumere la forma della ‘protesta’, più o meno autorizzata e rumorosa.
Possiamo dire che la protesta è una reazione a qualcosa che non condividiamo e che si manifesta sia a livello individuale, ma anche a livello aggregativo. In molti paesi del mondo la protesta rappresenta per i governi e le classi dominanti un pericolo da combattere, perché l’establishment non concepisce che un pensiero diverso possa intaccare il potere costituito, ovviamente in questi paesi le istituzioni non si reggono su basi democratiche, ma fanno uso della forza per tutelare i loro interessi di parte.
Libertà negate
Negli ultimi tempi siamo stati testimoni di questa ‘repressione della protesta’ in numerosi paesi, il fenomeno ci stupisce. ma tuttavia si mostra in tutta la sua pericolosità, possiamo addirittura fare un lungo elenco di questi paesi e vedere che il fenomeno ormai si è generalizzato.
Dall’Iran, dalla Russia al Nicaragua al Senegal le autorità usano diversi mezzi per sopprimere il dissenso organizzato con leggi e provvedimenti che limitano il ‘diritto di protesta’, con l’uso illegittimo della forza, con l’uso della sorveglianza illegale di massa o personale con la sospensione di Internet o dei canali social.
Le tesi propugnate dai governi per giustificare le proteste sostengono, che le manifestazioni di protesta costituiscono una minaccia all’ordine pubblico definendo le persone che vi prendono parte come ‘provocatrici’, ‘rivoltose’ e anche ‘terroriste’. Per simili considerazioni i governi giustificano leggi repressive e operazioni di ordine pubblico a volte anche preventive allo scopo di scoraggiare chi volesse manifestare un dissenso.
La cronaca di questi ultimi tempi ci pone sotto gli occhi il grande movimento di protesta in Iran, seguito dalla repressione delle autorità religiose dell’Islam, un intero popolo è in rivolta per le interpretazioni restrittive del Corano che limitano le più elementari espressioni della vita personale e sociale.
Il fenomeno ha assunto una grande dimensione tanto che Amnesty International si è fatta promotrice della campagna ‘Proteggo la protesta’ a difesa del ‘diritto di protesta’ a livello globale, diritto che sta subendo un attacco in molte parti del mondo.
Gli obiettivi
Amnesty con la sua campagna mira a dare un sostegno a quelle persone e a quei movimenti che si fanno promotori di proteste i cui temi sono i più diversi quali: la crisi ambientale, la minaccia ai beni di sussistenza e il razzismo.
Amnesty International allo scopo di sensibilizzare i giovani a questa tematica con il suo programma EDU (Educazione ai Diritti Umani) si fa promotrice nelle scuole di tutta Italia e del nostro territorio, di un serie di laboratori tematici sulla difesa, tutela e rispetto dei Diritti Umani, indirizzata all’istruzione primaria, secondaria, universitaria e non solo
Il tema della difesa del diritto alla protesta così si affaccia anche alla scuola, che è un canale sociale di primaria importanza dove l’educazione può trovare un valido complemento in tutte quelle iniziative che portano al rispetto dell’individuo e delle sue opinioni.
Le adesioni
Questa campagna di Amnesty International già è attiva a Monterotondo dove l’Istituto Bruno Buozzi da molti anni ha aderito a tutti i suoi progetti, incontrando la sensibilità della preside Rosa Apa.
Gli alunni delle classi 4° e 5° hanno elaborato una serie di argomenti e tematiche nate dalle loro riflessioni e votate in classe in maniera democratica per trasformarle in manifestazioni di protesta chiedendo alla comunità di riflettere e prendere posizione contro la guerra, il cambiamento climatico, il razziamo e contro la violenza di genere.
I ragazzi della Buozzi con la loro attività, le loro riflessioni, la loro partecipazione ai problemi di oggi saranno i cittadini di domani su cui tutti facciamo conto, nella considerazione che la partecipazione ai problemi del mondo porterà i suoi frutti se già praticata sin dalla giovane età.