23-27 MARZO 2023
PALAZZO VENTURI – CAMPAGNANO DI ROMA
Carmelo Celea presenta le sue opere ispirate a Van Gogh. Un evento d’arte da non perdere
In una sua dichiarazione, Carmelo Celea, scrive:
“Ho dipinto tutta la vita, qualche volta forsennatamente per giorni o notti, altre volte, quando non ne avevo il tempo, anche solo con il pensiero, perché la mia mente trasforma ogni cosa che mi colpisce – un oggetto, un panorama, una luce particolare, un sentimento – in forma di pittura. Ho iniziato da giovanissimo e sto ancora cercando di migliorare. A 74 anni può sembrare un’ambizione assurda, ma sento che la detonazione sta arrivando e questi sono i primi passi. Voglio fare questa mostra perché quando dipingo sono sempre in confl itto con me stesso, con un alter ego troppo critico che mi siede accanto e non mi dà mai ragione. Vorrei fi nalmente avere altri interlocutori cui lasciare il giudizio su ciò che faccio. E poi perché, una volta nella vita, si può rischiare“
“Benvenuti all’arte”
La passione per la pittura ha accompagnato Carmelo Celea da sempre, fin da quando, ancora ragazzo, andava con il padre a far visita allo studio del pittore Rodolfo Zito, artista e amico di famiglia che lo ha sempre spronato ad approfondire questo suo interesse. Oppure quando, in un seminterrato sulla cui porta campeggiava la scritta “Benvenuti all’arte”, incontrava alcuni amici con la stessa ossessione e dava vita, da autodidatta, ai suoi primi quadri, lavorandoci di sera dopo il lavoro.
Operaio per una ditta della Rai che a quel tempo aveva sede a Via del Babbuino a Roma, a fine giornata visitava le gallerie d’arte dei dintorni per nutrire gli occhi con le opere degli artisti contemporanei. Nella vita da adulto, Celea si costruisce una splendida famiglia, progredisce nel lavoro e nello studio, prendendo il diploma sulla soglia dei trent’anni, ma continua a trovare la concentrazione per dipingere, o quantomeno per pensare alla pittura. Perseverando fino ad oggi.
“La pittura – afferma – è un ragionamento che non finisce mai, è un pensare continuo. Da ragazzo facevo un disegno e gli andavo dietro con il colore. Ho provato con la tempera, ma ho capito che non era per me. Devo sentire l’impasto dei colori. Ed ho iniziato a dipingere a olio, migliorando a piccoli passi. L’olio è più caldo, ha un odore che mi attrae, e dà vita al pennello. Amo la ricchezza e la matericità del colore. E poi è c’è stato l’incontro con Van Gogh, quasi vent’anni fa”.
Infatti Celea un giorno decide, quasi per gioco, di copiare un quadro di Van Gogh. Gli sembra un compito facile ed invece, immediatamente, ne scopre la complessità e ne resta totalmente ammaliato. “Van Gogh mi è entrato nell’anima” racconta. Si tratta de ‘I mangiatori di patate‘ (capolavoro realizzato nel 1885 e oggi conservato al Museo Van Gogh di Amsterdam).
Celea, che ancora non conosce bene l’artista olandese, si imbatte in una riproduzione parziale dell’opera, una stampa tratta da una rivista. Ma tanto basta perché gli si svelino la ricchezza cromatica di ogni centimetro della superfi cie, la spietatezza nell’uso dei colori e l’incredibile armonia dei passaggi di luce. Riferisce di averlo osservato per settimane. E da quel momento legge gli scritti dell’artista (Le lettere a Theo soprattutto), studia la sua storia e le sue opere, vola ad Amsterdam per vederne i capolavori dal vivo, cerca di entrare in sintonia fi no ad immedesimarsi con Van Gogh stesso.
Copiare i suoi quadri, non è soltanto riprodurre il suo modo di dipingere, significa scoprirne l’animo e comprenderlo come uomo. Da quel momento nella produzione di Celea si alternano sempre copie tratte da Van Gogh, oppure opere alla maniera dell’artista olandese, a lavori propriamente suoi, in un sodalizio che appare indissolubile.
“Studiare ed amare Van Gogh mi è servito tanto – afferma – mi ha dato il coraggio di lavorare senza pensare al risultato finale, andando più fluido e mettendoci dentro i sentimenti d’impeto. Mi ha aiutato a soffrire e gioire. Stragli dietro non è mai facile, ma è un cammino straordinario”.
La mostra “Palazzo Venturi tra campi di grano e girasoli” prende il nome dall’opera appositamente realizzata per l’occasione e, come il quadro che ne porta il nome, fonde armoniosamente i due elementi costitutivi della sua personale poetica.
Sono presentati assieme, infatti, opere originali di Carmelo Celea e copie dai capolavori di Vincent Van Gogh (da I mangiatori di patate, già citato, a La notte stellata, La camera di Vincent ad Arles, La Chiesa di Auvers).
Le due anime della sua ricerca si mescolano e si arricchiscono ancor di più nella serie di ritratti ed autoritratti che culminano nell’Autoritratto in veste di Van Gogh, dipinto a sigillare il rapporto profondo con l’artista olandese.
Di certo, questa mostra non è la conclusione, ma una delle tappe del percorso creativo di Carmelo Celea. A chi gli chiede i progetti per il futuro, risponde “Sono in uno stato febbrile, ho ancora tanti sogni da mettere in pittura. D’altronde Van Gogh ripeteva «Se senti una voce dentro di te che dice che non puoi dipingere, allora a tutti i costi dipingi! E quella voce tacerà per sempre»”.
Carmelo Celea nasce il 7 maggio del 1948 a Roma, vive a Campagnano di Roma dal 2000.
Uomo poliedrico – idraulico per mestiere, homo faber per attitudine, artista autodidatta per passione – coltiva ed alimenta il suo interesse per la pittura sin da giovane ma solo recentemente, e timidamente, ha iniziato a esporre le sue tele in pubblico, spronato da estimatori, familiari ed amici.