Assisi, Un’economia a misura d’uomo per affrontare la ripresa dopo il Coronavirus

 “Siamo oggi tutti impegnati a lavorare insieme per   fermare questa terribile epidemia, rispettando istituzioni e comunità,   aiutando persone e imprese. Un impegno che non   ammette diserzioni, perché “nessuno si salva da solo”. E nessuno può essere   lasciato indietro”.  lo scrivono i   promotori del Manifesto di Assisi, a cui Federparchi ha aderito, per un’economia   più a misura d’uomo contro la crisi. I promotori del Manifesto di Assisi sono:  Ermete Realacci- Presidente   Fondazione Symbola, Carlo Bonomi -Presidente (uscente) Confindustria, Ettore Prandini- Presidente   Coldiretti,  Francesco Starace- Amministratore   delegato Gruppo Enel , Mauro Gambetti-  Padre Custode del Sacro Convento di Assisi, Catia Bastioli-Amministratore   delegato Novamont ed Enzo Fortunato-  Sala Stampa Sacro Convento Assisi.

“Molte lezioni di questi giorni difficili non andranno dimenticate. – prosegue la lettera –  La centralità della sanità e   della ricerca, la necessità di rafforzare alcune politiche   pubbliche, la rivalutazione del sistema agroalimentare e della distribuzione,   il ruolo che possono svolgere lo smart-working e la formazione a distanza   anche in futuro, l’importanza sia ora sia ancora più nell’avvenire del buon   funzionamento delle infrastrutture basilari che reggono la vita di tutti i   giorni anche in situazioni di emergenza. Dobbiamo lavorare perché la   necessaria ripresa della vita, nel nostro come in altri Paesi, sia orientata   a valorizzare un’economia e una società più a misura d’uomo e   per questo più capaci di futuro. Uno dei paragrafi più importanti   e coraggiosi della Laudato Sì afferma: “La finanza soffoca   l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria   mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento   ambientale”. Un rischio che si corre anche di fronte alla tempesta del   Coronavirus. Esistono le condizioni perché questo non accada, perché con   responsabilità e concretezza si imbocchi una strada nuova, perché “non c’è   nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di   giusto c’è in Italia”. Abbiamo già visto mobilitarsi parti importanti della società, delle   istituzioni, delle imprese, dei saperi in uno sforzo comune. Pensiamo sia   necessario non disperdere queste energie ma sia bene censirle, chiamarle a   raccolta, evocarne di nuove. Abbiamo un’opportunità che consiste nel provare   a ripartire impostando sin da ora  il domani dell’Italia    secondo  un modello di sviluppo diverso e migliore. Non potremo affrontare con successo la sfida che ci   attende puntando solo su un necessario e imponente intervento pubblico, che   rappresenta anche il banco di prova di una nuova Europa.  Servono valori e culture, empatia e tecnologia.   Servono le risorse delle persone e delle imprese. E la convinzione che   la coesione sociale, in economia come in tutte le situazioni che   siamo chiamati ad affrontare, è un elemento determinante, impossibile senza   un ruolo forte del terzo settore, come ha ricordato in questi giorni Stefano   Zamagni. E senza una valorizzazione delle istituzioni locali a partire dai   piccoli comuni. Per permettere una efficace partecipazione di tutti allo sforzo comune   più che mai è necessario indirizzare l’azione dello Stato verso una rapida e   massiccia opera di semplificazione e sburocratizzazione.   Esistono spesso già strumenti legislativi sottoutilizzati che possono   attivare ingenti risorse private. Pensiamo a tutto il settore della   riqualificazione edilizia e urbana.  Già oggi credito   d’imposta, ecobonus, sismabonus, bonus verde muovono molte   risorse e producono centinaia di migliaia di posti di lavoro, riducendo   inquinamento e bollette e rendendo più belle e sicure le nostre città:   abbattendo barriere burocratiche e permettendo la cessione del credito sarà   possibile una loro forte espansione. Anche quando esistono importanti risorse   pubbliche, come è il caso della ricostruzione per il sisma che ha colpito   l’Italia centrale, si accumulano ritardi per l’incapacità di decidere: un   insulto che non possiamo più permetterci. O in settori dove pure siamo leader   in Europa, come quello dell’economia circolare o della chimica   verde, siamo appesantiti dai ritardi di governo e regioni.  Laddove si è capito che è necessario correre e lavorare insieme, i   risultati sono arrivati. E la progressiva digitalizzazione del   Paese è testimone proprio in questi giorni dell’importanza dell’opera di   connessione in fibra dell’Italia intera, non solo di alcune zone più   fortunate. Un formidabile sviluppo è in corso nel mondo nel campo delle fonti   rinnovabili. Superando vincoli e ritardi oggi incomprensibili, in Italia   si presenta l’opportunità del rinnovo e potenziamento dei parchi eolici   esistenti, del fotovoltaico, degli impianti a biogas collegati ad   un’agricoltura sempre più orientata alla sostenibilità, a partire   dalla tutela dei suoli e dalla cura dei territori. Insieme a tante altre   possibilità possiamo da subito mobilitare risorse economiche e produrre nuova   occupazione, contribuire ad affrontare la crisi climatica, avvicinare   l’obiettivo di azzerare il contributo netto di emissione dei gas   climalteranti che è alla base del Manifesto di Assisi. I ritardi e le pigrizie –conclude il manifesto- di ieri non sono più accettabili se vogliamo   superare questa crisi. Dipende anche dal concreto impegno di tutti costruire   un mondo più pulito, civile, gentile”.

 

 

 

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