Associazionismo
Ci sono storie che meritano di essere raccontate, progetti ambiziosi portati avanti alla chetichella che devono invece essere fatti conoscere e sostenuti: la Locanda delle Nocciole, isola che non c’è affacciata sui binari della stazione di Monterotondo, è una di queste storie.
Solo una semplice targa sopra il citofono, di fianco a un cancelletto, a indicare quella che è a tutti gli effetti un’isola felice in cui piccoli guerrieri che lottano per difendere la propria infanzia possono giocare a essere solo bambini, insieme all’amore delle proprie mamme.
“Nonostante l’associazione Secicas sia nata nel 2009 – racconta la presidente Laura Ribaldi – lavoriamo in sordina. La Locanda, inaugurata nel settembre 2021 e pienamente operativa da febbraio 2022, è il nostro progetto più importante, oltre che il più complicato: il nostro centro sono i bambini, in particolare quelli a cui spesso la vita ruba l’infanzia”. Malattie e problemi socio-economici sono spesso causa di situazioni difficili non gestibili da tutti: “Accogliamo le mamme e i bambini in cura al Bambin Gesù di Roma – continua sempre la presidente dell’associazione – Non tutte le famiglie possono permettersi di prendere una casa in affitto per tutta la durata delle cure e spesso, catapultate in una realtà che non manda preavvisi, hanno bisogno di aiuto. Noi offriamo gratuitamente ospitalità e sostegno, senza avere e volere nessun ritorno economico”.
La Locanda delle Nocciole vive di donazioni, di beneficienza: “La struttura è di Ferrovie dello Stato, data in comodato d’uso gratuito per cinque anni (rinnovabili di volta in volta) grazie a un progetto meraviglioso che ha messo a disposizione stazioni dismesse o gestite da remoto come quella di Monterotondo – spiega Laura – Piuttosto che lasciare che vadano in rovina, affidano i loro beni a iniziative ritenute valide. Grazie a una cordata di imprenditori locali, l’appartamento è stato completamente risistemato e reso fruibile”.
Due i canali attraverso cui le mamme con i loro bambini possono arrivare alla Locanda: una mailing list gestita direttamente dall’ospedale e il passaparola, che ha poi portato l’operato delle volontarie dell’associazione a muoversi anche e soprattutto a livello internazionale: “Ci siamo ritrovate, senza aspettarcelo, a gestire richieste di aiuto provenienti direttamente dall’estero – continua – Siamo direttamente noi, a questo punto, a dare inizio all’iter ospedaliero”. Un percorso lungo, complicato e impegnativo.
Nella casa c’è tutto quello di cui una famiglia possa avere bisogno, dal cibo all’abbigliamento: “In un anno abbiamo ospitato sei famiglie, per un totale di duemilaquattrocento notti donate – racconta Laura – Famiglie marocchine, ivoriane, ucraine che han dovuto imparare a convivere condividendo anche spazi in comune come la cucina e il soggiorno. L’internazionale è sicuramente la strada che dà più soddisfazione, anche se la più complicata: c’è un lavoro dietro che va ben oltre la semplice accoglienza. Il nostro lavoro è far sentire tutti come all’interno di una famiglia, con l’aggravante del dover gestire le emozioni e le differenze culturali, spesso anche con apparente freddezza”.
Quattro camere con i rispettivi bagni, quattro storie diverse, quattro famiglie che si susseguono su un terreno comune fatto di speranza mista ad apprensione: la Locanda delle Nocciole è la prova che il bene, più che raccontato, va fatto.
“Manca, da parte dell’amministrazione comunale, un’attenzione rivolta a creare una rete tra le associazioni del territorio – aggiunge la Presidente – Sebbene ci sia un numero importante di persone che si dedicano al volontariato nel nostro paese, non è sempre facile riuscire a creare la giusta collaborazione”. Dovere di tutti dare sempre più voce a realtà come quella voluta e portata avanti da Laura e da tutti i volontari che ogni giorno dedicano parte del proprio tempo – e del proprio cuore – a chi ha più bisogno.