Aumentano i contagi, a Messina chiudono elementari e asili: “Potrebbe succedere anche in tutta Sicilia”

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Nonostante le polemiche e gli annunciati ricorsi al Tar oggi e domani i plessi di tutti gli istituti scolastici, come riporta repubblica.it, di ogni ordine e grado, pubblici, privati e paritari, compresi gli asili nido, a Messina sono chiusi per ordine del sindaco Cateno De Luca che si dice preoccupato per gli studenti a causa dei contagi da Covid-19. Gli istituti riapriranno mercoledì.

Intanto, un ragazzo di 28 anni a Catania è stato arrestato perché per muoversi liberamente anche durante il coprifuoco per l’emergenza Covid-19 si era travestito da rider. A bordo di uno scooter e con in spalla uno zaino da delivery di un noto brand di consegne a domicilio vendeva marijuana dopo aver preso le ordinazioni su chat sui social network.

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Le scuole chiudono, i banchi non ci sono. Il bando “apri e chiudi”, con una procedura negoziata a seguire una vera e propria gara, ha avuto il suo epilogo lo scorso sabato 31 ottobre, un finale tristemente immaginato: sedute e appoggi, o pezzi unici con le rotelle a scorrere, non hanno raggiunto tutti gli istituti, le sedi centrali, i plessi periferici, le aule d’Italia. Gli uffici del commissario straordinario, sì, commissario anche ai banchi di scuola, fanno sapere che non sono stati ancora consegnati – a quella data – 900 mila pezzi dei 2,4 milioni previsti. Il 37,5 per cento.

Anche la terza data promessa da Domenico Arcuri – in un primo tempo aveva assicurato “tutto nelle scuole entro il 31 agosto”, poi ha spostato al 14 settembre, quindi al 31 ottobre – scorre via così, senza essere mantenuta. E il fatto che questi monobanchi alti 76 centimetri non servano più, visto che il governo sta chiudendo le scuole del Paese, e che né i banchi con le rotelle né la ministra dell’Istruzione siano riusciti a difendere l’istituzione più importante, regala alle parole non rispettate un senso di attesa rovina, di tracollo immaginato.

Il rosario delle storie fornisce un’immagine reale, plesso per plesso, dell’ultimo fallimento scolastico. Giovedì 29 ottobre, a 48 ore dal traguardo assicurato, Giovanni Fornataro, preside della Scuola secondaria statale di primo grado (a indirizzo musicale) Don Salvatore Vitale di Giugliano in Campania, scrive al “competente ufficio del ministero” e all’azienda Quadrifoglio di Basalghelle, Treviso. “Urgente” nell’oggetto della mail, segnala: “In riscontro a colloquio appena concluso con vostra operatrice Deborah, vi anticipo che, a fronte dell’impegno precedentemente assunto a consegnare i banchi monoposto entro il 31 ottobre (come del resto anche da impegno del commissariato straordinario), mi è stato appena comunicato che per problematiche non meglio precisate non è possibile per Quadrifoglio onorare tale data e che l’ordine per l’istituto da me diretto, per un totale di 900 banchi e 100 sedie, non risulta alla data tra quelli in consegna programmata”. La Campania, si sa, non ha istituti scolastici aperti: da venticinque giorni è in didattica remota dal primo all’ultimo ciclo. Eppure i banchi, anche ad aule sgombre, non arrivano.

Nelle scuole italiane, tra superiori chiuse su tutto il territorio nazionale e le quattro regioni che hanno mandato i ragazzi in remoto anche in seconda e terza media, ci sono tre milioni di studenti in meno. Bene, sui banchi solo giovedì 29 ottobre il ministero dell’Istruzione ha ricevuto quattordici segnalazioni da altrettanti presidi. La preside Giuseppina Del Giudice dell’Istituto comprensivo Alfano-Quasimodo di Salerno ha rammentato che la richiesta di 170 banchi era del 21 luglio, erano trascorsi tre mesi e mezzo. E il comprensivo Rocco-Cavalier Cinquegrana, Sant’Arpino in provincia d Caserta, nello stesso giorno ha inviato “l’ulteriore sollecito”. C’è molta Sicilia in questi ritardi: il comprensivo di Favara, Agrigento (“qual è lo stato dell’arte?”), l’istituto di Gela (“arredi non pervenuti”), la secondaria di Sant’Agata di Militello, il “Guastella” di Misilmeri (Palermo), lo scientifico di Termini Imerese, sempre nella provincia palermitana (“non abbiamo alcuna notizia dei banchetti”). Il dirigente del “Renato Guttuso”, Palermo città, ha ricordato: “Dei 521 banchi monoposto richiesti, ne sono stati consegnati solo 126, se non arriverà il resto dovremo sdoppiare le classi”. Dividerle in due, sì.

In affanno c’è anche l’Istituto comprensivo statale Giuseppe Impastato di Roma, “Cinquecento banchi richiesti, ne è arrivata la metà”, e il Liceo Dante Alighieri della capitale (“abbiamo spazi angusti”). Segnalazioni sono arivate dalle vicine Tivoli (“gli alunni stanno seduti in banchi doppi calzando mascherine spesso fuori misura”) e da Colleferro. E al Nord, a Como, scuola secondaria di primo grado Mazzini di Turate: “Non abbiamo lasciato gli studenti in piedi”, assicura la preside, “i banchi richiesti, però, restano fondamentali per fare scuola in sicurezza, considerato che i casi di positivi aumentano ogni giorno di più”.

La risposta dello “staff banchi”, si chiama così ed è imperniato sulla struttura che Domenico Arcuri si è portato da Invitalia, è affidata a un messaggio seriale che invoca comprensione: “Siamo impegnati tutti i giorni nel consegnare, compatibilmente con i tempi di produzione, il maggior numero di banchi e sedie”.

Sì, certo, ma basta domandare qual è “lo stato dell’arte” a dirigenti e docenti in città e in provincia che si fa bingo: il banchetto non è arrivato. O ne sono arrivati la metà, un terzo, sono arrivati ma sono tornati indietro, sono arrivati e le segreterie li hanno fatti impilare in magazzino che già non servono più. La Sicilia, abbiamo visto, è in forte difficoltà sulle consegne. Debora Carcea, insegnante che in questo scorcio di stagione ha cambiato tre scuole di Crotone, assicura: “I nuovi arredi non si sono visti all’Istituto comprensivo Abate Fabio di Bona di Cutro, né all’Anna Frank e al Don Milani in città”. Problemi ancora a Palermo, Circolo didattico Arculeo e Vittorio Emanuele III, solo 150 banchi per l’Istituto comprensivo Giuliana Saladino. In ventisei classi di Pioppo, Monreale, si attende. Così al Vittorini di San Pietro Clarenza, Catania, e in almeno due licei e un tecnico commerciale di Siracusa. In Sardegna mancate consegne a Samassi, medie in provincia di Cagliari: “Abbiamo ancora i banchi doppi separati da un nastro”. Da un nastro. E poi a Siderno, Reggio Calabria. A Napoli (comprensivo Novaro Cavour), in provincia di Salerno (Montesano sulla Marcellana) e Mondragone, il “Buonarroti-Vinci”.

A Roma non ci sono appoggi al Liceo Esopo e al Winckelmann. A Genova nella scuola secondaria Bertani. Emma Romanelli, docente dell’Istituto superiore Giulio di Torino, racconta: “Nella mia scuola li stavano scaricando venerdì, proprio mentre iniziava a girare la notizia che la settimana successiva si sarebbe passati al 100 per cento alla didattica a distanza. Avevo le lacrime agli occhi per la rabbia. Mi chiedo come qualcuno abbia potuto pensare che dei banchi avrebbero potuto fermare il virus”.

Pensare che i banchi avrebbero potuto fermare il virus è stato un prodotto dell’affanno e dell’inadeguatezza di questa ministra dell’Istruzione. Sono costati 325 milioni di euro e adesso, in gran parte, non servono più. “E’ un investimento per il futuro”, assicura Lucia Azzolina.

“Dal primo settembre, e nelle successive sei settimane, abbiamo consegnato un volume di arredi pari alla produzione italiana di sette anni e mezzo”, spiegano i collaboratori del commissario. Nelle ultime due settimane, però, le consegne hanno rallentato ancora: “Abbiamo trovato diverse scuole chiuse causa Covid o per ordinanza regionale”, dicono le aziende, “e le indicazioni spesso cambiavano all’ultima ora”. Ci sono stati più problemi nel consegnare che nella fabbricazione, sostiene il commissario Domenico Arcuri e cita presidi che hanno cambiato le loro stesse misure all’arrivo dei Tir: “Sono troppo grandi, riportateli indietro”. Negli ultimi giorni ci sono state, poi, difficoltà di reperimento della materia prima, il legno.

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