Alla fine tutto è andato come previsto. Dopo la mossa, come riporta repubblica.it, del ministro Francesco Boccia, che ha anticipato la volontà di impugnare eventuali deroghe alla siciliana, il governo regionale sceglie la linea della legge-quadro: una norma che, come spiega Repubblica in edicola, era maturata ieri durante un incontro con una delegazione di ristoratori palermitani, ricevuti dal presidente della Regione Nello Musumeci subito prima della giunta. Che, in serata, ha varato una norma che dà al governatore la facoltà di “adeguare la ripresa delle attività economiche all’andamento effettivo del contagio nell’Isola”. Cioè pieni poteri, anche nei confronti di Roma: deroghe sia in via restrittiva, come è già consentito, sia con l’estensione, che invece è proibita.
Musumeci, dunque, è pronto a sfidare Roma. Ma lo nega: “In Sicilia – sillaba il presidente della Regione, il cui orientamento è la chiusura alle 23 – stiamo applicando lo stesso principio adottato dalla Provincia autonoma di Bolzano nello scorso maggio che assicura il rispetto dei valori costituzionali della sussidiarietà e della leale collaborazione. Quindi, chi parla di ‘scontro’ con lo Stato è solo in malafede. Siamo tutti consapevoli dei tempi difficili che ci attendono e della necessità di contenere la diffusione del virus, ma rivendichiamo anche responsabilità di anticipare e accompagnare la ripartenza per meglio rispondere alle specifiche esigenze del territorio siciliano”.
Il testo arriva dopo una giornata piena di distinguo. L’assessore alle Attività produttive Girolamo Turano, ad esempio, ancora ieri sera parlava di “piena collaborazione” con Roma: “Sono convinto – aveva detto l’esponente Udc – che le Regioni e nello specifico la Regione Siciliana abbiano tutte le carte in regola per costruire nello spirito di piena collaborazione con il governo centrale provvedimenti che tengano conto delle specifiche esigenze territoriali”. Il suo compagno di partito Danilo Lo Giudice, invece, nelle stesse ore andava all’attacco, evocando la necessità di un’ordinanza: “Non possiamo lasciare allo sbando i nostri imprenditori per altri 15 giorni, continuando a prendere in giro i siciliani – dice– un disegno di legge necessita di non meno di 15-20 giorni. L’ordinanza avrebbe effetto immediato ed è l’unica risposta concreta plausibile”.
Il punto è proprio il fattore tempo. La prossima seduta dell’Ars è in calendario il 3 novembre: nell’eventualità improbabile che la legge fosse approvata quello stesso giorno, bisognerebbe aspettare l’indomani per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale e poi 15 giorni per l’entrata in vigore. Il calendario, a quel punto, sarebbe già al 19 novembre, cinque giorni prima della scadenza del Dpcm. La legge, però, vede già arrivare un’apertura da Italia viva, un partito che formalmente è all’opposizione: “Ben venga – dice il capogruppo Nicola D’Agostino – una legge che, facendoci assumere responsabilità, ci rende più autonomi. Il nostro ordine del giorno era rivolto a non perdere di vista tutti gli interessi in ballo e ad affrontare i problemi con intelligenza e maturità”.
Il testo è diviso in 4 articoli. L’articolo-chiave è il primo: “Al fine di contemperare la tutela delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone con la necessità di contrastare e contenere il diffondersi del virus – si legge – sul territorio della Regione siciliana l’esercizio e la ripresa graduale delle attività economiche, produttive, culturali, ricreative, sportive e delle relazioni sociali è disciplinata, in ragione dell’andamento epidemiologico e, comunque, entro i limiti dei principi e interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato”. L’articolo specifica che le attività “sono condizionate dall’osservanza rigorosa e responsabile delle misure di sicurezza fissate dalla Linee guida vigente, ovvero, in mancanza, dai protocolli nazionali”. L’articolo 2, invece è il cuore del provvedimento: “Fino a cessazione dello stato d’emergenza – vi si legge – le attività di cui all’articolo uno sono disciplinate con apposita ordinanza del presidente della Regione, sentito il parere del Comitato tecnico scientifico e a condizione che sia possibile garantire il rispetto delle misure igienico-sanitarie”.