È stato siglato questa mattina, a Palazzo di Città, il protocollo di intesa tra Comune di Bari e Politecnico di Bari per l’attuazione del progetto G124, a cura del gruppo di lavoro fondato nel 2013 da Renzo Piano, che nelle prossime settimane consentirà di riqualificare uno spazio urbano nel quartiere San Paolo, nei pressi di via Altamura, con il coinvolgimento dei residenti. A siglare l’intesa il sindaco Antonio Decaro e il rettore del Politecnico Francesco Cupertino alla presenza del presidente del Municipio III Nicola Schingaro, dell’assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Galasso e di uno dei docenti responsabili del progetto per il Politecnico, il professor Carlo Moccia. Il G124 nasce nel 2013, quando l’architetto Renzo Piano viene nominato senatore a vita, con l’obiettivo di riqualificare alcuni luoghi delle periferie urbane sfruttando l’energia vitale degli stessi cittadini che vivono quegli spazi non solo per trasformare fisicamente i luoghi ma per dar vita al contempo ad esperienze di coinvolgimento e coesione sociale. Per il G124 del 2022 sono stati scelti tre luoghi simbolo in altrettante città italiane: il rione Sanità a Napoli, che da enclave sta diventando un luogo attrattivo grazie a un prete illuminato e al brulicare delle associazioni; a Rovigo, una piazza del quartiere Commenda Est dedicata al rifugiato sudafricano, Jerry Masslo; a Bari la scelta è ricaduta su un vuoto urbano irrisolto nel quartiere San Paolo. L’area individuata per il progetto nel capoluogo pugliese è uno spazio aperto limitrofo a via Altamura, già oggetto dell’intervento del Quartiere Museo con la realizzazione delle 10 opere murali sulle facciate degli edifici di proprietà di Arca Puglia centrale, e non lontano dai luoghi che saranno interessati dagli interventi del progetto di rigenerazione del Piano Periferie finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La riqualificazione di quest’area triangolare, dell’estensione di circa 3.500mq, si pone perciò in continuità con la strategia complessiva di rigenerazione del quartiere San Paolo che punta alla creazione o risignificazione di spazi destinati alla relazione e alla socializzazione, con l’obiettivo di consolidare la comunità del quartiere attraverso più forti legami di vicinato. “Siamo contenti e onorati di essere rientrati nelle scelte del grande maestro Renzo Piano – ha esordito il sindaco Decaro nel corso dell’incontro con la stampa -. Questo ci rende orgogliosi, ma allo stesso tempo ci affida la responsabilità di una grande sfida che riguarda noi istituzioni, il Politecnico, gli studenti e gli stessi residenti del quartiere. Siamo tutti coinvolti nella creazione di questo luogo che vogliamo diventi una piazza. E non basteranno uno straordinario progetto, le migliori idee – che sono sicuro arriveranno dai giovani architetti coinvolti – né i fondi e i cantieri, per trasformare uno spazio in un luogo vivo. Noi amministratori lo impariamo sulla nostra pelle ogni giorno. Non basta riqualificare un sito o realizzare un parco perché questo diventi parte della città e della vita delle persone che quel posto lo vivono. Dobbiamo far sì che siano gli occhi e le idee di quelle persone che sono lì, in quel triangolo, bambini, anziani, famiglie, lavoratori, residenti, a realizzare questo progetto perché solo così quel lembo di asfalto, crocevia tra due strade, diventerà una piazza, uno spazio di incontro e un’occasione per crescere tutti. Da parte nostra siamo fiduciosi che il Politecnico metterà in campo le sue migliori esperienze e noi siamo sin da subito pronti a sostenere gli architetti che si cimenteranno in questa avventura. Giovani professionisti a cui voglio dire che il quartiere San Paolo è un quartiere che ha tantissime potenzialità, sicuramente complesso, un quartiere relativamente giovane che per troppi anni non ha avuto una sua identità. Questi sono fattori importanti che devono incrociare gli elementi progettuali perché tocca a noi oggi, anche attraverso sfide come questa, aiutare quel quartiere a costruire la sua identità”. “Questo accordo rappresenta un ottimo modello di collaborazione per realizzare la terza missione delle università, ossia l’insieme di tutte quelle interazioni con il territorio utili per sostenerne lo sviluppo – ha proseguito il rettore Francesco Cupertino -. Il Dipartimento di Scienza dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura del Politecnico ha molto approfondito, negli ultimi anni, le questioni della rigenerazione urbana e dello sviluppo complessivo del territorio. La nostra ricerca scientifica viene oggi messa al servizio della città, in un ambito che coinvolge aspetti urbanistici e sociali, con lo stesso impegno che mettiamo per il trasferimento di nuove tecnologie a sostegno delle imprese. Il Politecnico di Bari conferma la sua vocazione di servizio, con un occhio sempre attento al territorio in cui opera, con l’obiettivo di crescere insieme”. “In qualità di presidente del Municipio III, sono molto contento che il progetto G124 abbia volto lo sguardo al quartiere San Paolo, uno dei quartieri che amministro – ha detto Nicola Schingaro -. In continuità con una strategia complessiva di rigenerazione del quartiere, questo progetto consentirà di colmare di socialità e vitalità un’area molto importante, che valorizzerà il vicino museo, QMSan Paolo, e che è a due passi dal Parco Giovanni Paolo II, che finalmente nei prossimi giorni restituiremo alla cittadinanza”. Il progetto G124 prevede l’individuazione, da parte del gruppo di lavoro di Renzo Piano in collaborazione con i docenti del Politecnico di Bari Carlo Moccia e Francesco Defilippis, di quattro giovani laureati la cui borsa di studio è coperta dallo stipendio del senatore a vita. I borsisti Tiziano De Venuto, Ezio Melchiorre, Rosa Piepoli e Giuseppe Tupputi accompagneranno le comunità locali nella definizione delle linee di intervento, i “lavori di rammendo” – termine caro a Renzo Piano – di questa porzione del quartiere San Paolo. Il protocollo di intesa siglato stamattina tra il Politecnico di Bari e il Comune di Bari suggella perciò questa collaborazione, avviando di fatto il percorso di partecipazione civica con le comunità locali per giungere a una trasformazione condivisa di questo pezzo di città e a una nuova attenzione e cura quotidiana degli spazi pubblici da parte dei residenti . “Cerchiamo di fare cose piccole, ma che abbiano una forte possibilità di creare occasioni di incontro. Dobbiamo fare in modo che avvenga quello straordinario rito dello stare assieme e che si crei quel senso di solidarietà che nasce dal fare le cose insieme – ha sottolineato qualche giorno fa Renzo Piano in videoconferenza con i professori delle tre Università coinvolte quest’anno nel progetto G124 -”. L’architetto genovese ha invitato i gruppi a frequentare subito i luoghi prescelti e a captare “l’energia locale, le scintille già esistenti, che sono linfa vitale per i progetti”. Dare senso e vita a tre vuoti urbani, elevarli al rango di piazza, avviando al contempo azioni di rinverdimento e di demineralizzazione, è la sfida che aspetta i giovani progettisti. A loro il compito non solo di immaginare possibili cambiamenti, ma di realizzare le idee, anche captando i giusti canali di finanziamento. Dovranno riuscire a trasformare le idee giuste in progetti, i progetti in cantieri e i cantieri in nuovi spazi di vita, apprezzati e amati dalle comunità opportunamente interpellate. La missione può anche superare i confini fisici delle aree di intervento, perché, come spesso accade nelle azioni di rigenerazione partecipate, non si esclude che il riverbero positivo possa propagarsi, per emulazione, sulla spinta della contagiosità delle buone azioni. Come il metodo G124 chiede, i borsisti dovranno partire dalle vocazioni dei luoghi, dalla scoperta di tutte le energie sociali e umane già presenti, dal coinvolgimento delle amministrazioni locali, dall’individuazione di sponsor e stakeholder. Tutto deve combaciare ed essere incanalato nella realizzazione di benefici micro-cantieri e realizzazioni capaci di dare, nell’arco di un anno, nuova anima ai luoghi. È un’azione che si concentra sui luoghi, sui vuoti, ma anche sulle relazioni umane, affinché, grazie alla partecipazione, ciascun individuo possa riconoscersi come parte di una comunità e far maturare in sé, incoraggiato dalla produzione di nuova bellezza, la voglia di prendersi cura dei beni comuni.