Hanno fatto molto discutere in questi giorni le evidenti difficoltà avute dal sito dell’Inps nel gestire le tante domande arrivate per il Bonus di 600 euro. Anche la falla che ha permesso a tutti di vedere nomi e dati personali di chi ne aveva fatto richiesta è stata considerata estremamente grave, al punto da spingere qualcuno a sospettare un attacco hacker. Di questa teoria, però, non è convinto Franco Bechis, che nell’editoriale su Il Tempo ha fornito una lettura differente di quanto accaduto.
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Dopo aver superato 339 mila domande, il sito dell’Inps è andato in tilt. I problemi al server sarebbero stati causati anche dall’alto numero di accessi contemporanei, ma secondo becchi le ragioni sono da ricercare nel decreto Cura Italia:
“Il bonus da 600 euro per cui bisognava fare domanda è regolato dall’articolo 27, comma 2 del decreto legge di Conte. Che cosa dice quel testo? Che ‘l’indennità di cui al presente articolo è erogata dall’Inps, previa domanda, nel limite di spesa complessivo di 203,4 milioni di euro per l’anno 2020’. Quindi Conte aveva stabilito che per negozianti e partite Iva c’erano al massimo 203,4 milioni di euro, non un centesimo di più e arrivati a quella cifra chi avesse fatto domanda doveva restare fuori. Quanti avrebbero avuto diritto ai 600 euro con quella spesa massima? Semplice: 339mila, proprio la cifra dopo la quale il sito dell’Inps è andato in tilt. Una coincidenza? Possibile, ma certo il sospetto che l’Inps avesse messo una barriera proprio al raggiungimento di quelle richieste perché tanto non ne avrebbe potuta accogliere una di più, non sembra campato così in aria”.
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