È di oltre 100 morti e quasi 4000 feriti il bilancio (provvisorio) delle due fortissime esplosioni avvenute ieri pomeriggio a Beirut, la capitale del Libano, nella zona del porto. Stando alle ricostruzioni, a causare le deflagrazioni è stato un incendio in un deposito nel porto dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni fa da una nave.
In Libano, il consiglio dei ministri ha votato una misura che propone di mettere agli arresti domiciliari tutti i dirigenti e gli amministratori che, ha partire dal 2014, hanno lavorato al porto di Beirut e, in particolare, sono stati incaricati della gestione dei magazzini e della loro sorveglianza. Lo hanno riferito fonti ministeriali alla stampa locale, al termine di una seduta straordinaria. La misura e’ volta a individuare i responsabili del magazzino in cui era stipato dal 2014 un ingente carico di nitrato di ammonio, e la cui deflagrazione ieri ha causato la distruzione del porto beirutino e delle aree limitrofe. I morti al momento, stando all’ultimo bilancio del ministero della Sanita’, sono 113 mentre i dispersi sono decine. I ministri hanno inoltre stabilito che militari dell’esercito presidieranno le case private per evitare l’allontanamento o la fuga dei funzionari ai domiciliari, fintanto che la giustizia non avra’ individuato i responsabili. Ieri, in un discorso alla nazione, il primo ministro Hassan Diab ha assicurato che “chi e’ dietro a quanto accaduto oggi dovra’ pagare”. Quest’oggi il premier ha inoltre proclamato lo stato d’emergenza.
Il ministro dell’Interno del Libano, Mohamed Fehmi, ha dichiarato ai giornalisti che una delle due esplosioni verificatesi a Beirut, quella al porto, sarebbe stata causata “dal nitrato di ammonio, immagazzinato in grande quantità”. Le dichiarazioni confermerebbero le notizie che circolano sui social network circa la formazione di una nube tossica, riconducibile a una sostanza chimica, segnalata dai residenti di Beirut. Anche una testata libanese, Al Mayadeen, riporta di un deposito di sostanze chimiche, in particolare il benzene.
Tra i feriti c’è anche un militare italiano, Roberto Caldarulo, del battaglione Gestione Transiti (RSOM) di Bari. È rimasto lievemente ferito. È stato lo stesso militare a informare direttamente i familiari sul suo stato di salute. Sul posto, in stretto coordinamento con le forze di sicurezza libanesi, sono intervenuti i soccorsi del Sector West di Unifil che stanno provvedendo all’evacuazione del personale. Sono in corso gli accertamenti da parte di Unifil e delle forze di sicurezza libanesi per accertare la dinamica dell’accaduto.
Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha voluto subito essere informato sulle condizioni del militare italiano ferito lievemente a un braccio a causa delle esplosioni che si sono verificate a Beirut, in Libano. Il ministro ha espresso la vicinanza di tutto il Governo, ricevendo rassicurazioni sullo stato di salute del militare. Lo stabile dove si trovavano i dodici militari italiani, informa la Difesa, anche se non si trovava nelle immediate vicinanze, è stato danneggiato dall’onda d’urto. È in corso il trasferimento dei dodici militari che si trovavano a Beirut alla base di Shama. Tutti hanno avvisato di persona le loro famiglie rassicurandoli sulle proprie condizioni.
“Le terribili immagini che arrivano da Beirut descrivono solo in parte il dolore che sta vivendo il popolo libanese. L’Italia farà tutto quel che le è possibile per sostenerlo. Con il ministero degli Affari esteri e il ministero della Difesa stiamo monitorando la situazione dei nostri connazionali”. Così ieri sera in un tweet il premier Giuseppe Conte.
(Ag.Dire)