Attraverso un comunicato stampa, l’INPS ha fatto il punto su cifre e percentuali suddivise per categorie di richiedenti, corrispondenti agli importi dei pagamenti posti a carico dell’INPS in seguito al Decreto Cura Italia. Lo studio inaugura la collaborazione tra INPS e Banca d’Italia per riuscire a realizzare un più ampio monitoraggio dei pagamenti posti a carico dell’ente.
I primi dati hanno fatto emergere che l’INPS ha posto finora in pagamento 3.4 milioni di domande di Bonus 600 euro, per una spesa complessiva di circa 2 miliardi. La maggioranza dei pagamenti ha riguardato i lavoratori autonomi ( il 69.5%), i dipendenti a tempo determinato dell’agricoltura (15.4%), mentre una quota marginale (appena lo 0.7%) ha riguardato i lavoratori dello spettacolo.
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Circa i due terzi dei beneficiari sono uomini, mentre le donne sono la metà delle partite IVA/co.co.ci e dei lavoratori stagionali nel settore del turismo. I nati all’estero, tra i beneficiari complessivi, sono il 12.1%, concentrandosi maggiormente nella categoria di stagionali del turismo e dipendenti agricoli.
L’età media dei beneficiari è 46 anni, con la fascia più numerosa rappresentata dal gruppo 45-54 anni pari al 32.8%. Rilevata anche una presenza minoritaria di giovani con meno di 25 anni e anziani over 65 anni. I giovani sono più presenti tra gli addetti al turismo, gli anziani tra gli autonomi. Composizione simile risulta tra i nati in Italia e i nati all’estero.
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Le Regioni maggiormente interessate dal flusso di pagamenti sono state Lombardia, Puglia e Sicilia, seguite da Emilia Romagna, Veneto e Campania. Le donne sono molto rappresentate tra i beneficiari in Calabria, meno in Sicilia. Per il momento, la dispersione dei tassi di adesione al sussidio a livello provinciale non segnala particolari difficoltà di accesso alla procedura informatica di richiesta del bonus provenienti da territori con connessioni internet più difficile (si pensi alle zone montane del Nord e Appennino).
Il Bonus ammonterebbe a circa un terzo del reddito mensile netto per gli autonomi, a circa la metà per gli stagionali del turismo e ai due terzi per i lavoratori temporanei nell’agricoltura. Non è stato possibile ottenere una stima relativamente alle partite Iva.