I bonus da 600 euro e forse in futuro anche da 1000 euro destinati ai professionisti con il Decreto Rilancio continuano ad avere enormi problemi e lacune che ne stanno mettendo in dubbio l’efficacia. Dopo aver previsto con il precedente decreto un bonus 600 euro per la mensilità di marzo destinato ai professionisti iscritti alle casse, con l’istituzione anche di un fondo per il reddito di ultima istanza con 300 milioni di euro, i professionisti se ne sono visti destinare 200 milioni, mentre i liberi professionisti iscritti alla gestione separata INPS avevano in previsione uno stanziamento di 3 miliardi di euro.
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Il problema è che non tutti hanno ancora ricevuto il Bonus di marzo. Secondo i dati riportati dall’INPS, all’8 maggio c’erano ancora 174mila professionisti ancora privi del pagamento, senza considerare le 1.127.445 di domande respinte a causa di errori (inserimento della categoria professionale sbagliata, richiedere i soldi sul conto corrente della moglie o sbagliare l’IBAN) e che non si sa quando verrano ri-processae.
Con il decreto Cura italia, erano stati stanziati 200 milioni per questa categoria, a cui se ne erano aggiunti altri 80 con un nuovo Fondo. Ma nemmeno questa somma è stata sufficiente per coprire l’ammontare di domande ricevute, perché mancherebbero (secondo l’Associazione degli enti previdenziali privati) circa 3 milioni per dare a tutti gli iscritti i 600 euro di marzo. Tra l’altro, le casse non si sono ancora viste pagare quasi nulla, anticipando di tasca loro i 280 milioni. Al 30 aprile, vi erano ancora 5.266 domande ammesse ma non pagate a causa dell’assenza di soldi.
Da inizio maggio, le casse hanno iniziato a mobilitarsi per garantire nuova liquidità e pagare la quota rimanente di beneficiari.
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Secondo Panorama, però, la situazione non sarebbe migliorata attraverso il decreto Rilancio, ma addirittura peggiorata. Il Governo ha infatti deciso di assegnare per maggio 2020 ai liberi professionisti iscritti alla gestione separata INPS 1000 euro, mentre ne prevede 600 per gli iscritti alle casse di previdenza: un cambiamento di sussidio che tra l’altro non dipende dagli iscritti alle casse, visto che sono obbligati per legge ad esserlo. In più, le casse sono ora preoccupate perché temono di non riuscire a fare fronte ai pagamenti di aprile e maggio, non avendo ricevuto alcun rimborso per il mese precedente. Infine, Panorama si chiede: “Da sottolineare infine che la liquidità che molte casse tengono serve per pagare le pensioni degli iscritti e dunque: come faranno se anche questa volta il governo non gli darà la somma spettante?”