Tra le misure di sostegno economico a supporto delle famiglie in gravi difficoltà economiche a causa della pandemia, il governo Draghi ha confermato lo stanziamento di ulteriori fondi per il rinnovo dei bonus spesa.
Non si tratta di una novità assoluta: il decreto Ristori ter dello scorso novembre aveva già stanziato 400 milioni a destinare ai Comuni per rinnovare questo incentivo. I buoni spesa messi a disposizione dai comuni hanno già aiutato milioni di famiglie ad acquistare generi alimentari, a partire da marzo 2020 quando sono stati stanziati fondi di solidarietà gestibili in autonomia dalle regioni e dai servizi sociali di ambito territoriale.
Con altri 155 milioni di euro previsti, i buoni spesa andranno a finanziare l’acquisto di prodotti alimentari, farmaci e beni di prima necessità nei negozi che aderiscono all’iniziativa.
I buoni spesa possono essere usati solo per comprare alimenti, farmaci e beni di prima necessità nei negozi che aderiscono all’iniziativa e sono destinati ai nuclei familiari con un Isee molto basso, con soglie diverse a seconda del comune di appartenenza ma di solito non superiore a 8.000 euro.
Il bonus spesa ha valori diversi ed è pari ad un importo variabile compreso tra 50 euro e 700 euro. Ricordiamo che non hanno diritto al buono spesa le famiglie in cui lavora almeno un componente, e quelle nelle quali almeno uno dei familiari abbia già avuto accesso ad altri tipi di sostegno previsti (come il Reddito di Cittadinanza, la Pensione di Cittadinanza, il Reddito di Inclusione, la cassa integrazione, la NASpI ecc.).
In generale, i requisiti che le famiglie devono dimostrare di possedere per ricevere l’incentivo sono:
- la cittadinanza italiana, la residenza nel Comune di riferimento o il permesso di soggiorno;
- un grave peggioramento della situazione economica dovuto alla pandemia di Covid-19 (dimostrabile tramite certificazione ISEE o dichiarabile mediante autocertificazione) che rende difficile o impossibile acquistare i beni di prima necessità;
- nessun membro del nucleo familiare richiedente deve contemporaneamente percepire degli ammortizzatori sociali (Reddito di Cittadinanza, Pensione di Cittadinanza, Reddito di Inclusione, cassa integrazione, NASpI ecc.).
Sul piano pratico, si dovrebbe riproporre lo schema già adottato lo scorso aprile e a novembre per l’erogazione dei buoni spesa da parte del Comune di riferimento. Dovrebbero essere gli enti territoriali a stabilire le modalità di utilizzo dei buoni spesa e a individuare chi ne ha diritto. Quindi i cittadini dovranno far riferimento alle regole specifiche indicate dal proprio Comune di residenza che stabilisce di volta in volta, ad ogni bando, i requisiti che ritiene più opportuni per l’erogazione del bonus.
In linea generale, sono due le formule possibili:
- buoni spesa da utilizzare per l’acquisto di generi alimentari presso i negozi indicati in un elenco pubblicato dal Comune sul sito istituzionale;
- acquisto e distribuzione di generi alimentari o prodotti di prima necessità.
Ricordiamo che può essere presentata una sola domanda per nucleo familiare. In caso di accoglimento, il comune provvede ad avvisare l’interessato, formando una graduatoria anonima degli aventi diritto.
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