Braccio di ferro tra Governo e Regioni sulla riapertura delle scuole
Dal 7 gennaio riapriranno le scuole italiane. Nonostante i contagi stiano continuando la loro risalita, il governo non sembra aver intenzione di fare dietro front sulla propria decisione.
Da giovedì prossimo le aule d’Italia torneranno a riempirsi, anche se solo per metà. Il rientro infatti sarà parziale con la didattica a distanza al 50% ovunque e orari d’ingresso scaglionati, ma solo in 11 Regioni (il cosiddetto doppio turno, con ingressi alle 8 e alle 10 e lezioni da 45 minuti).
“È a scuola e in nessun altro luogo che si gioca la partita più importante. È fra i banchi che si costruisce, mattone dopo mattone, il futuro di ciascuna e ciascuno, il futuro della Nazione. Per questo sulla scuola non possiamo arrenderci e dobbiamo, ciascuno degli attori coinvolti, operare uniti, ricordandoci sempre del peso specifico che questa Istituzione ha nel percorso di ogni bambina e bambino, delle ragazze e dei ragazzi, nella vita del Paese. Arretrare sulla scuola significa rinunciare a un pezzo significativo del nostro avvenire. Per questo non lo faremo.” scrive in una nota la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
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All’opposizione campana, con Vincenzo De Luca che ha già lanciato un calendario scolastico alternativo per gli studenti della sua Regione (il 7 gennaio riprenderanno le prime e le seconde elementari, l’11 la scuola primaria, il 18 le tre classi della secondaria di primo grado e il 25 la secondaria di secondo grado), si sono aggiunti altri governatori che stanno chiedendo all’esecutivo di rimodulare la ripartenza senza aver prima visto i numeri dei nuovi monitoraggi del contagio dopo le feste. I più dubbiosi sulla strategia adottata dal governo sono i dirigenti scolastici che stanno mettendo in luce tutte le criticità da loro riscontrate. Tra i punti più criticati, come sottolineato da Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale Presidi, l’inizio della giornata scolastica alle 10: “La metà degli studenti italiani delle scuole superiori frequenta un istituto tecnico o un professionale: sono almeno 6 ore al giorno. L’organizzazione della loro vita sarà sconvolta. Escono alle 16.30, senza aver mangiato, prendono un bus o un treno, arrivano a casa affamati alle sei di sera. A che ora faranno i compiti? Alle 21.”