Il Salvadenaro
Rubrica di Economia & Finanza a cura di Mario Rugini
Negli ultimi mesi si è sentito spesso parlare di incremento ingiustificato dei prezzi dei carburanti con ripercussioni importanti per la mobilità di aziende e famiglie.
Le tensioni nell’ultimo periodo sono aumentate per la decisione del governo di non prorogare lo sconto sulle accise, sia per l’annunciato sciopero dei benzinai.
Diventa pertanto opportuno cercare di capire come si compone il prezzo finale dei carburanti per capire la complessità di una dinamica che non va analizzata da un punto di vista “ideologico” ma pratico.
Tecnicamente il prezzo di benzina e gasolio si compone di queste componenti:
- Costo della materia prima: voce dipendente dal prezzo del petrolio
- Commissioni di distribuzione: intermediari, grossisti, broker e trasportatori
- Costo della componente fiscale: IVA e Accise
- Margine di guadagno lordo per i gestori delle stazioni di rifornimento (in gergo benzinai)
Il ministero dell’ambiente sul sito ufficiale ci fornisce i dati ufficiali aggiornati a dicembre 2022 con la benzina in media a 1,663 euro litro e il gasolio a 1,727 euro litro.
Sempre consultando il sito si può vedere l’evoluzione nel tempo del prezzo medio al dettaglio della materia prima (1+2+4), rispetto al prezzo medio alla pompa (1+2+3+4).
Sempre dal sito ovvero https://dgsaie.mise.gov.it/prezzi-mensili-carburanti?pid=2 si evidenzia come le accise sono tasse costanti ovvero non dipendenti dal costo della materia prima, mentre l’IVA (22%) è una tassa che in valori assoluti aumenta all’aumentare del costo della materia prima.
Infatti per la benzina, al netto dello sconto sulle accise effettuato da aprile a novembre 2022 ( costo accise 47,8 centesimi litro), il costo delle accise è passato a dai 61,3 centesimi per litro del 2011 ai 72,8 centesimi per litro del 2012 per poi rimanere costante fino a marzo del 2022.
Le accise dal 1995 non sono più legate a singole voci di spesa (es ricostruzione terremoti, calamità naturali, guerre ecc…) ma rappresentano una fonte di finanziamento pubblico che può andare oltre la spesa necessaria per sostenere il singolo evento che ne ha determinato la costituzione.
Imposta sul Valore Aggiunto (IVA)
L’IVA invece è una imposta sul valore aggiunto e viene applicata sul prezzo della materia prima e sulle accise pertanto è piuttosto evidente come lo Stato abbia un maggior gettito fiscale se aumenta il prezzo della materia prima, ma questo è piuttosto ovvio perché molti servizi pubblici essenziali consumano carburante.
Relativamente alla componente “privata” del prezzo non ci sono fonti ufficiali perché siamo in mercato libero pertanto ogni compagnia di distribuzione dei carburanti applica dei prezzi connessi ai loro costi e ai propri margini di guadagno.
Secondo Confindustria Energia, https://confindustriaenergia.org , l’Italia è un paese che importa il 92% del petrolio consumato e la distribuzione dei prodotti petroliferi avviene per circa il 65% con trasporti su strada, un incremento del prezzo del petrolio non necessariamente si traduce in un incremento dei guadagni per una filiera produttiva di raffinazione e distribuzione.
La dialettica tra Governo e associazioni di categoria è particolarmente accesa perché una riduzione complessiva del prezzo alla pompa in un contesto di incremento dei costi della materia prima può avvenire solo attraverso una riduzione dei margini di guadagno dello Stato e della Filiera Produttiva.