“La mia fiducia vacilla dopo quanto letto nelle intercettazioni”
Questo il messaggio fatto pervenire al Capo dello Stato dal leader della Lega, Matteo Salvini a seguito degli scottanti messaggi pubblicati sul quotidiano “La Verità”, dove si incitava ad “attaccare Salvini anche se ha ragione”.
“L’avversione nei miei confronti è evidente (ha aggiunto) al punto che, secondo quanto risulta dalle intercettazioni riportate sul quotidiano, uno dei magistrati, il dottor Palamara, pur riconoscendo le ragioni della mia azione politica, individuava nella mia persona un obiettivo da attaccare a prescindere. Intenzione che veniva condivisa da altri magistrati. Le intercettazioni pubblicate documentano come l’astio nei miei riguardi travalichi in modo evidente una semplice antipatia”.
Che la maggiorparte delle toghe vestisse rosso, non solo materialmente ma anche ideologicamente era cosa già risaputa, ma non era mai stato così evidente e sfacciato quanto ora, come persone che dovrebbero reggere l’equilibrio nella bilancia, cerchino invece di far pendere l’ago a proprio favore.
“In tal senso è inequivocabile il tenore delle comunicazioni dei magistrati intercettate: “Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando…” – “No hai ragione…Ma ora bisogna attaccarlo”. “Io credo che rafforzano Salvini così” – “Lo temo anch’io”. “C’è quella merda di Salvini, ma mi sono nascosto”. “Oggi Sangermano ha fatto un intervento in Cdc praticamente contro di me perorando una linea filogovernativa su dl Sicurezza […] In separata sede, ma davanti a tutti quelli del gruppo ho posto la questione e ho avuto l’appoggio di una buona parte di noi”.
Un colpo duro per la Magistratura, che dovrà fare ora i conti con il processo a cui Salvini è stato chiamato soltanto per aver fatto il suo dovere di Ministro dell’Interno: Difendere i confini nazionali.
“Come noto, a ottobre inizierà l’udienza preliminare innanzi al GUP presso il Tribunale di Catania ove sono chiamato a rispondere dell’ipotesi di sequestro di persona per fatti compiuti nell’esercizio delle mie funzioni di Ministro dell’Interno, in linea con l’azione di governo tesa al contrasto dell’immigrazione clandestina. Per quanto si legge nell’articolo del quotidiano è proprio tale tema politico ad aver suscitato l’avversione nei miei confronti dei magistrati, protagonisti di quelle comunicazioni pubblicate. Non so se i vari interlocutori facciano parte di correnti della Magistratura o se abbiamo rapporti con i magistrati che mi giudicheranno, tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della Magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importati magistrati italiani, per quanto emerso e riportato nell’articolo de La Verità”.
Infine ha concluso: “Quelle frasi captate nell’ambito del procedimento a carico di Palamara palesano, invero, una strategia diffusa e largamente condivisa di un’offensiva nei miei riguardi da parte della Magistratura. Tutto ciò intacca il principio della separazione dei poteri e desta in me la preoccupazione concreta della mancanza di serenità di giudizio tale da influire sull’esito del procedimento a mio carico”. “Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e dunque Presidente del CSM, affinchè mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale, nel rispetto dell’art. 111 della Costituzione”.