Cecilia Sala e l’etica del giornalismo nell’era della manipolazione

Il silenzio stampa richiesto dai familiari della giornalista Cecilia Sala detenuta dal 19 dicembre 2024, in isolamento in Iran ci impone una riflessione.

Oggi, 456esimo giorno del conflitto a Gaza, si è svolto nell’imponente Sala consiliare del Comune di Pescara, un incontro formativo organizzato dall’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, sul tema della deontologia del giornalista. La stampa, in questa giungla di notizie, ha la sensibilità di saper resistere alla tentazione di farsi coinvolgere nell’abisso tra informazione e propaganda?

I nuovi mezzi comunicativi sapranno affrontare le sfide del web in concorrenza spietata con le telecamere? Tutti pensano di poter fare questo mestiere, ma pochi sanno che solo poco più del 17% degli iscritti agli Albi professionali ha un contratto stabile. Le notizie sono armi potentissime, coniate dal piombo delle tipografie e, l’etica, l’obiettività, la conoscenza del mondo, la correttezza professionale, sono tutte favole per incantare la stupidità e intrappolare l’opinione pubblica.

Scatenando la sfera emotiva, i bravi comunicatori, sanno benissimo che sono le emozioni a fare agire gli uomini.

La sofferenza, la tenerezza, la rabbia, la paura, il senso di colpa, la gioia, l’amore, scatenato la sfera emotiva e il racconto diventa interessante, quando apre la curiosità di conoscere la storia e la memoria si arrende. L’evoluzione, nel Regno del male, viene narrato dall’autore del libro “Sotto la notizia niente”, Claudio Fracassi, tra virus, guerre, crisi economiche, nella manipolazione dei media e delle nostre coscienze.

Il Relatore, articolista di Paese Sera, a spalla con Luca Giurato, mezzo metro più alto di lui, appena diciottenne, nella vettura d’ordinanza, munita di radiotelefono, viaggia nei meccanismi dell’informazione e rivive nella notizia eclatante di un ragazzo annegato nel Tevere. Viene immedesimata la scena, la foto del ragazzo, le emozioni della mamma. Chiamato dal Caporedattore a rapporto, sul pezzo fatto, emerse come d’uopo che tutto era bello, ma mancava il cuore del problema. La notizia era che il protagonista non sapeva nuotare. La passione del giornalista è che possa dare la completezza dell’informazione.

Le guerre si vincono prima nelle teste delle persone e poi sul campo di battaglia. Ci sono cronisti che lavorano a fianco con i militari ed è uno strumento della propaganda perché codificato dalle azioni che si svolgono in prima linea. L’altro fronte è quello del nemico, dove non cambiano le dinamiche, nella consistenza numerica delle vittime concordate. Da cagnolini ammaestrati, i racconti dei soggetti abilitati, non vengono minimamente visionati dai comandi militari, perché riconosciuti attendibili dal contratto di servizio. Dall’inizio del conflitto, 98 giornalisti ucraini dissidenti sono stati eliminati dalla scena, frutto del giornalismo indipendente. La censura del potere insieme all’intelligenza artificiale possono produrre testimoni immaginari per rendere più appetibili le informazioni e far digerire anche ai più irriducibili la campionatura elaborata.

L’amor proprio degli esseri viventi deve superare questi scogli dirompenti nell’universo della comunicazione, con una informazione eccellente, per i lettori. La conoscenza è fondamentale, nel buon senso di capire quello che veramente sta accadendo nella realtà, negli episodi che non possono essere contestati, rispetto le aspettative. La verità è un’isola circondata da un ampio e tempestoso oceano e il giornalista, scrutando nella tempesta e nella nebbia i pericoli in arrivo, segnala il naufrago alle navi che possono salvarlo.

 

Angelo Vincenzo Grasso