A inizio anno, uno studio condotto dalla Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato di Mestre aveva acceso l’attenzione sulle prospettive preoccupanti dei tassi di disoccupazione nel Lazio: un +3.8% era infatti stato pronosticato solo per la provincia di Roma, mentre un +6,2% per l’intera regione. Monterotondo, forte di una zona industriale importante sia per il comune che per il territorio circostante, non compare in cima alle classifiche in materia di disoccupazione, sebbene la ricerca di un lavoro continui a essere per molti un’impresa non facile.
Il Centro per l’Impiego – l’ufficio pubblico con cui le province gestiscono e controllano il mercato del lavoro a livello locale – interpellato in merito, ha dato uno spaccato aggiornato al 2021.
Fino a poco più di un anno fa, le professioni con più attivazioni sono state quelle intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione con il 30,63%; seguono quelle non qualificate con il 25,19%. Le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi raccolgono il 15,53%, mentre il 9,25% è degli artigiani, operai specializzati e agricoltori. Solo l’8,16% invece è per le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio.
I settori maggiormente movimentati (tra attivazione e cessazioni di contratti) invece sono stati: SERVIZI DI MERCATO (40,94%), PA, ISTRUZIONE, SANITÀ, ATTIVITÀ ARTISTICHE, ALTRE ATTIVITA DI SERVIZI PUBBLICI (40,90%), COSTRUZIONI (9,21%) e INDUSTRIA IN SENSO STRETTO (4,42%).
“La maggior parte delle attivazioni nel settore dell’istruzione e delle attività di servizi alla persona, famiglie e convivenze hanno interessato lavoratrici donne, mentre negli altri settori la prevalenza delle attivazioni è a favore di lavoratori uomini”, comunicano dall’ufficio comunicazione CPI – Centro per l’impiego.
Relativamente alle difficoltà di reperimento delle figure professionali, i dati relativi alle entrate totali previste dalle imprese in un anno forniti da Excelsior – Unioncamere sono relativi alla Città metropolitana di Roma (il dato non è disponibile a livello comunale) ma data la peculiarità dell’analisi si ritiene possa essere utile anche questa visione d’insieme più ampia. I dati vengono disaggregati in base alla difficoltà di reperimento in quel determinato settore o in quella specifica professione, così da fornire strumenti utili alla comprensione delle motivazioni di tale difficoltà.
In particolare, i seguenti settori hanno difficoltà a trovare personale con competenze informatiche adeguate: servizi dei media e della comunicazione; istruzione e servizi formativi privati; servizi finanziari e assicurativi; industrie della carta, cartotecnica e stampa; industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature; public utilities (energia, gas, acqua e ambiente); servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone; sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati; servizi informatici e delle telecomunicazioni; commercio al dettaglio, all’ingrosso e riparazione di autoveicoli e motocicli; servizi avanzati di supporto alle imprese; industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali; industrie chimiche, farmaceutiche, petrolifere, della gomma e delle materie plastiche.
Di seguito invece le prime dieci professioni ricercate dagli utenti, per cui si seguono percorsi formativi o di orientamento attivati o in corso di attivazione: addetti a funzioni di segreteria; commessi delle vendite al minuto; collaboratori domestici e professioni assimilate; operai addetti ai servizi di igiene e pulizia; personale non qualificato addetto all’imballaggio e al magazzino; baristi e professioni assimilate; personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia di uffici ed esercizi commerciali; autisti di taxi, conduttori di automobili, furgoni e altri veicoli; addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate: professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali; estetisti e truccatori; cuochi in alberghi e ristoranti.