Chiesa scomunica parroco di San Cesareo per attacco a Bergoglio: “Non è il papa”

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La diocesi di Tivoli e Palestrina è travolta da un terremoto senza precedenti: don Natale Santonocito, parroco di San Cesareo, è stato ufficialmente scomunicato dalla Chiesa cattolica. La notizia, annunciata dal vescovo Mauro Parmeggiani, è il drammatico epilogo di una sfida aperta al Pontefice che ha scosso dalle fondamenta la comunità ecclesiale.

“Bergoglio non è il Papa”, la dichiarazione che ha innescato la tempesta

Tutto è iniziato l’8 dicembre, quando don Santonocito ha lanciato un’accusa clamorosa in un video diffuso su Facebook e YouTube: secondo lui, Papa Francesco non sarebbe il vero successore di Pietro. La sua tesi, sconvolgente e dirompente, si basa sull’idea che Benedetto XVI non abbia mai realmente rinunciato al soglio pontificio nel 2013. Ratzinger non avrebbe abdicato al ruolo di Papa e quindi l’elezione di Bergoglio non sarebbe lecita.

Parole di fuoco che hanno destato scalpore e indignazione, infrangendo un tabù che pochi osano sfidare. La diocesi ha reagito immediatamente, ritenendo le dichiarazioni del parroco un affronto inaccettabile all’unità della Chiesa e alla sua autorità.

Il Vaticano interviene, ma il parroco non si piega

Il vescovo Parmeggiani, nel tentativo di arginare l’onda d’urto, aveva inizialmente limitato le facoltà ministeriali di don Santonocito. Ma il sacerdote, lontano dal recedere, ha rincarato la dose. A metà dicembre, in un nuovo video dal titolo provocatorio “Messaggio di Natale”, ha rilanciato la sua sfida con ancora più veemenza, denunciando ciò che ritiene essere un inganno ai danni della fede.

Nemmeno il procedimento canonico avviato contro di lui è riuscito a farlo desistere. Don Santonocito ha difeso con ostinazione le proprie convinzioni, rifiutandosi di ritrattare e sfidando apertamente le autorità ecclesiastiche.

La scomunica e l’esilio ecclesiastico

La sentenza è infine giunta, severa e inappellabile: scomunica. Con questa decisione, don Santonocito viene espulso dalla comunità cattolica, privato del diritto di celebrare la Messa, amministrare i sacramenti e persino esercitare qualsiasi funzione religiosa. Un colpo durissimo, che lo estromette dalla vita della Chiesa. Una punizione estrema, ma, secondo la diocesi, necessaria per preservare l’unità della fede e proteggere il gregge da pericolose deviazioni dottrinali.

Fedeli divisi, la Chiesa in subbuglio

La notizia ha sollevato un’ondata di reazioni contrastanti. Molti fedeli sostengono la decisione del Vaticano, ritenendola una difesa doverosa dell’autorità papale. Altri, invece, si schierano con il parroco ribelle, condividendo i suoi dubbi sul pontificato di Francesco e denunciando quella che vedono come una repressione delle voci dissidenti.

Ma il caso di don Santonocito non è isolato. La sua scomunica si inserisce in un quadro più ampio di tensioni tra il Vaticano e le correnti tradizionaliste, sempre più ostili alle riforme di Papa Francesco. Il messaggio lanciato dalla Santa Sede è chiaro: non sarà tollerata alcuna minaccia all’autorità pontificia.

Il futuro di don Santonocito: resa o nuova battaglia?

Ora resta l’interrogativo su quale sarà la prossima mossa dell’ex parroco. Accetterà il verdetto o cercherà di appellarsi alla Santa Sede? Si piegherà alla Chiesa o continuerà la sua crociata fuori dalle sue mura? Una cosa è certa: il suo caso ha acceso un dibattito destinato a infiammare ancora a lungo la comunità cattolica.

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