L’esperto ed appassionato Andrea Ciaffaroni ha appena pubblicato, sempre per Sagoma Editore, “In arte Peter Sellers’, un libro dedicato a un altro grande comico del cinema. Mi è così gradita l’occasione per fargli qualche domanda:
Qual è l’importanza di Peter Sellers nella storia del cinema?
Sellers è stato uno dei talenti maggiori che il cinema inglese ha prodotto sin dai tempi di Charlie Chaplin e di Alec Guinness. Era un trasformista incredibile, e quando riusciva a volare alto, ha regalato al pubblico veri capolavori della recitazione.
Perché riscoprire oggi l’arte di Peter Sellers?
È stato uno dei pochi attori ad aver recitato in due film di Stanley Kubrick, e ha reso la collaborazione con Blake Edwards un capitolo importante nella storia del cinema comico, con cinque film della “Pantera Rosa” e “Hollywood Party”, un capolavoro assoluto, girato nel ’68, in pieno periodo di controcultura. Il suo ispettore Clouseau è rimasto uno dei suoi personaggi più famosi, ma Sellers, quando era in grande forma e ispirazione, ha reso alla parola “recitazione” un significato più ampio: “Invito a cena con delitto”, “Il ruggito del topo”, “Il braccio sbagliato della legge”, “Il generale non si arrende”, “Nudi alla meta”, per dirne alcuni, fino al penultimo, “Oltre il giardino”, che volle fare a tutti i costi.
Quali difficoltà hai incontrato nella preparazione del libro?
Il motivo principale per cui ho fatto “In arte Peter Sellers” era perché ero frustrato dalla mancanza di testi in italiano su Sellers, eccetto un saggio curato da Emanuela Martini, e quando decisi di mettermi a lavoro, avevo alle spalle undici anni di ricerche spontanee – essendo un appassionato cronico di Sellers – ma molto testo da tradurre, e molto editing di articoli, libri in inglese etc. mi hanno aiutato un po’ di amici, ovviamente. Realizzare un libro non è facile, specie con la cura che volevo dargli, a cominciare dalle foto, tutte provenienti dalla mia collezione.
Quali aspetti umani e professionali nella vita di Peter Sellers ti hanno colpito di più?
Sellers era una vera bomba emotiva: agli inizi di carriera era insicuro e infantile, quando raggiunse il successo divenne egoista, prepotente e cattivo. Era lunatico e egocentrico, praticamente, e rese difficile la vita alla sua famiglia, figuriamoci sul set. I veri problemi cominciarono con il primo infarto del’64, ecco lì è stato affascinante accorgermi come la sua vita poteva essere spezzata in due parti, prima e dopo l’attacco: dopo, la parte bizzarra prese il sopravvento, e la sua insoddisfazione artistica scatenò quello che un declino piuttosto veloce. Già alla fine degli sessanta Sellers era noto nell’ambiente come uno difficile da trattare, e solo il regista Blake Edwards riuscì a tirarlo fuori, ma perché entrambi avevano necessità di avere successo e di nuovo potere. Eppure, pur se collaborarono per molto tempo, non si sopportavano affatto. Ma Sellers era un genio tale che era difficile allontanarlo del tutto.
Peter Sellers ha avuto degli eredi?
Per Sellers è un discorso diverso, anche perché molta stampa ha fatto confusione elogiando attori trasformisti come suoi eredi – come Robin Williams o Steve Coogan – ma Peter faceva un lavoro incredibile: si annientava completamente e lasciava che il pubblico dimenticasse che quel personaggio fosse lui. A me successe quando da ragazzino vidi “Lolita”, non l’avevo riconosciuto nei panni dello psicologo tedesco! Ecco, nessuno credo possa essere definito suo erede.
Rosario Scollo