Cinemania – Il Re Leone

Il problema fondamentale è la mancanza di pathos, dovuta ad una regia scialba, per niente coraggiosa

di Andrea Lepone

La pellicola è graficamente affascinante, impeccabile, suggestiva, ma non riesce ad entusiasmare gli spettatori, a trasmettere loro emozioni forti, vere

Distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dallo scorso 21 agosto, “Il re leone” è una rivisitazione in salsa live action dell’omonimo film Disney prodotto nel 1994. Senza dubbio un lungometraggio campione d’incassi al box office, ma che tuttavia non trova un’adeguata collocazione spaziotemporale, mancando di utilità scenica. La pellicola è di fatto una fedele riproduzione del film originale e tenta di far leva sulla nostalgia e sulla curiosità degli spettatori, affascinati dalla possibilità di vedere “Il re leone” in una versione inedita, più realistica. A spiccare è soprattutto la fotografia, sontuosa e puntuale, a tratti spettacolare. Il problema fondamentale è invece la mancanza di pathos, dovuta ad una regia scialba, per niente coraggiosa. Eppure, le premesse erano più che buone, avendo Jon Favreau già diretto “Il libro della giungla”, film apprezzato dalla critica quanto dal pubblico. A penalizzare l’ultima fatica del regista americano è l’assenza di espressività nei personaggi, condannati ad essere un banalissimo duplicato cinematografico. Stessa sorte è ovviamente toccata alle iconiche coreografie delle canzoni, cavallo di battaglia del film originale, ridotte a pallide e scarne imitazioni di quelle portate sul grande schermo 25 anni fa. A salvare il salvabile ci pensa un doppiaggio audace, sfrontato ma al contempo cauto, saggio. La voce di Mufusa è quella dell’intramontabile Luca Ward (James Earl Jones nella versione originale) mentre quella di Simba è stata affidata, non senza mugugni e polemiche, a Marco Mengoni (Donald Glover nella versione originale). Certo, l’artista italiano non sarà un doppiatore provetto, ma è indiscutibile che tutte le parti da lui cantate nel corso della pellicola siano superbe. Detto questo, bisogna rimarcare il concetto relativo alla scarsa iniziativa del regista, così come dei produttori, che finiscono per offrire al pubblico le medesime scene e gli stessi dialoghi del capolavoro firmato da Roger Allers e Rob Minkoff. La versione computer – generated imagery de “Il re leone”, è graficamente affascinante, impeccabile, suggestiva, ma non riesce ad entusiasmare gli spettatori, a trasmettere loro emozioni forti, vere. Le scene più famose del film vengono pedissequamente riprodotte, ma risultano asettiche, prive di sentimento. Una menzione di merito però, bisogna conferirla alla colonna sonora: arrangiamenti quantomai interessanti che non snaturano, anzi valorizzano, le musiche ascoltate nella versione originale del lungometraggio.

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