Un sito archeologico e naturalistico inaccessibile da anni
Sono trascorsi 2 anni e 2 mesi dal crollo del ponte di Comunacque, ricadente tra i comuni di Jenne e Trevi nel Lazio, sul Simbrivio.
Il ponte antico collegava la strada provinciale con un percorso pedonale che conduce all’area archeologica alla spettacolare cascata.
Un sito che prima attirava migliaia di turisti da tutto il Lazio e che ad oggi non solo non è raggiungibile, ma in condizioni disastrose a causa del menefreghismo degli Enti responsabili della sua tutela.
Dove sta la Regione?
Cosa fanno i Beni Culturali?
Dove stanno il Parco dei Monti Simbruini e il Comune di Trevi nel Lazio?
Ma soprattutto ad oggi non sono ancora ben chiare le ragioni per cui il ponte sia crollato.
Alcuni asseriscono che sarebbe stato lesionato a seguito di lavori di perforazione per installare una ringhiera.
Altri imputano la colpa alle piogge torrenziali che colpirono la zona in quell’epoca.
Un povero ristoratore che per far sopravvivere la sua attività aveva messo una passerella abusiva è stato denunciato.
Denunciato giustamente, perché ha violato la legge, ma moralmente forse la burocrazia poteva soprassedere visto che grazie a quella passerella la gente non doveva avventurarsi sul ponte semi crollato.
Cosa che avviene regolarmente nonostante la chiusura del sito, che nel frattempo è in stato di totale degrado ed abbandono, come testimoniano le foto scattate il 14 maggio, che ci ha inviato un lettore.
Il degrado dilaga
La vegetazione cresce incolta e selvaggia, alberi sono caduti sul corso del fiume, così come sono abbattuti i grandi pannelli turistici e molta immondizia è sparsa in giro.
Un disastro turistico, una vergogna politica per chi amministra questo territorio, incapace di valorizzare un sito naturalistico e al contempo archeologico che potrebbe fare invidia al laghetto di San Benedetto di Subiaco se curato come si deve.
Invece, nonostante lo scrivente ed altri giornalisti stiano in questi anni tenendo viva l’attenzione mediatica, ad oggi non una foglia si è mossa.
E che i colpevoli di questa vergogna non osino celarsi dietro l’emergenza CORONAVIRUS, iniziata soltanto 3 mesi fa …
Noi non daremo tregua, continueremo a denunciare e a rivendicare il diritto di poter tornare a visitare la cascata in tutta tranquillità. Il diritto ai trebani di poter godere e far godere di uno dei propri tesori più belli ed importanti.