Contagi, ministro Speranza: “Regioni passano all’arancione e Sicilia zona rossa”

Altre 5 Regioni entrano in zona arancione, quella dove bar e ristoranti sono chiusi tutto il giorno, come riporta repubblica.it, e gli spostamenti sono vietati. L’andamento dell’epidemia peggiora in tutta Italia e nel giro di cinque giorni diventano così 12 le amministrazioni locali per le quali sono previsti provvedimenti più restrittivi di quelli base (cioè indicati per le zone gialle). Ad aggiungersi a Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta e Calabria, in zona rossa, ieri è stata la Provincia di Bolzano. La zona arancione invece vede Puglia e Sicilia ora affiancate da Abruzzo, Basilicata, Liguria, Umbria e Toscana. La nuova ordinanza del ministro alla Salute Roberto Speranza sarà operativa da domani. E oggi dovrebbero essere decise misure più dure anche per la Campania.

“Si conferma che l’epidemia in Italia è in rapido peggioramento”, ha scritto ieri la Cabina di regia di Istituto superiore di sanità e ministero nel suo monitoraggio settimanale. “È essenziale rafforzare le misure di mitigazione”. Preoccupano gli ospedali viste le “forti criticità dei servizi territoriali” e il “raggiungimento attuale o imminente delle soglie critiche di occupazione dei servizi ospedalieri in tutte le Regioni”. La gravità della situazione ha spinto ieri anche i medici ospedalieri a chiedere il lockdown.

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Il monitoraggio riguarda il periodo dal il 26 ottobre al primo novembre, si riferisce cioè a quasi 10 giorni fa. È uno dei limiti di questo sistema di valutazione, che peraltro va avanti con grandi difficoltà a causa dei dati incompleti che arrivano dalle Regioni. Comunque sia, nei giorni osservati l’Rt, fattore di replicazione, è di 1,72. “Si riscontrano valori medi di Rt superiori a 1,5 nella maggior parte delle Regioni e superiori a 1 in tutte”. Secondo la Cabina di regia adesso “è necessaria una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone in modo da alleggerire la pressione sui servizi sanitari”. I cittadini devono evitare le occasioni di contatto fuori del nucleo dei conviventi e rimanere il più possibile a casa.

Ieri intanto i nuovi casi registrati nelle 24 ore sono calati, anche perché riferiti a domenica. I positivi scoperti sono stati 25.271 sulla base di i 147.725 tamponi. I morti sono stati 356. Il monitoraggio si basa su due pilastri: lo scenario, calcolato osservando l’Rt, e il rischio, che invece è frutto dell’analisi di 21 indicatori, dall’occupazione dei posti letto ai casi non tracciati, dai focolai all’incidenza. Ebbene, 11 Regioni sono a rischio alto di trasmissione non controllata e non gestibile (7 sono in questa condizione da più di tre settimane) e le altre a rischio moderato. L’Italia è in uno scenario 3 ma sette regioni sono già nel 4. Riguardo a quelle peggiorate, sono tutte a 3 e con rischio alto (talvolta dovuto a dati incompleti), che appunto significa zona arancione (sarebbe rossa con uno scenario 4).

L’Abruzzo ha ben 3.349 casi dei quali non si conosce l’origine, cioè non tracciati, e la Basilicata ha un Rt a 1,73. La Liguria ha un’alta occupazione dei letti di discipline mediche (49%, cioè 9 punti sopra la soglia di allerta) e tanti nuovi focolai in Rsa e ospedali.

La Toscana ha il tracciamento in crisi, con ben 11.732 nuovi casi per i quali non è stata ricostruita la catena di trasmissione, e un’occupazione delle terapie intensive vicina al limite del 30% (29%). In Umbria preoccupa il sovraccarico delle terapie intensive (sono al 40%) e la crescita dell’Rt a 1,44. A un passo dell’1,5 che la metterebbe in scenario 4 e quindi in zona rossa.

Tra le grandi regioni che restano in zona gialla c’è il Lazio, dove sembrano far effetto la campagna per l’utilizzo di massa dei tamponi, oltre all’obbligo delle mascherine e al coprifuoco, decisi in anticipo rispetto al resto del Paese. La regione ha un Rt di 1,2 e un rischio moderato anche se c’è qualche sovraccarico negli ospedali, comunque con curve di crescita dei ricoveri inferiori a quella media nazionale. Anche il Veneto resta giallo, malgrado un Rt alto (1,57), grazie agli ospedali meno impegnati del Paese. Discorsi simile vale per l’Emilia-Romagna, dove il fattore di replicazione è 1,57 ma il rischio moderato.

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