L’idea di Ottavio Giannella, giovane tecnico antincendio.
L’emergenza sanitaria ha reso difficile per gli ospedali reperire numerosi strumenti per la cura dei pazienti, ma l’ingegno italiano si è subito attivato. Ottavio Giannella, impiegato da molti anni nel settore della sicurezza, ha ideato un raccordo in grado di collegare comuni maschere da lavoro (antigas o antipolvere) a ventilatori polmonari.
Tecnico antincendio dal 2006 in un’azienda di Ravenna, Giannella ha preso ispirazione dall’invenzione dall’azienda bresciana Isinnova, che aveva realizzato a inizio emergenza EASY COVID 19, un adattatore stampabile in 3D per trasformare maschere subacquee in respiratori d’emergenza.
Una volta trovata l’idea, Giannella ha chiesto aiuto a due suoi amici: un ingegnere informatico di Milano, Davide Necchi, e un tecnico informatico di Bellaria, Gianpaolo Missiroli, che si sono occupati della realizzazione del disegno e della progettazione dell’adattatore per la stampa in 3D. Un lavoro di squadra che ha funzionato al meglio.
«I dispositivi in questione sono di facile reperimento e quindi ad oggi maggiormente disponibili sul mercato rispetto a quelli biomedicali» spiega Giannella, e aggiunge «l’idea non è atta a rendere le suddette maschere dispositivi medicali, ma è da intendersi come una soluzione di emergenza in quelle situazioni di grave carenza di attrezzatura. L’applicazione pratica, le prove di collaudo e tutte le azioni riguardanti l’utilizzo devono essere intraprese da personale specializzato sotto la propria responsabilità».
Ma secondo il parere di personale medico, i dispositivi sembrano efficaci ed efficienti, bisognerebbe solo fare ulteriori test. Ma per farli, spiega Giannella, «È necessario il supporto e la partecipazione di altre realtà, quali ad esempio aziende produttrici di questa tipologia di maschere, stampatori 3D o strutture ospedaliere che in situazione di necessità volessero approfondire e testare».
Un progetto innovativo, senza scopo di lucro, che può fornire un ulteriore aiuto al momento d’emergenza.
«La speranza – conclude Giannella – è che questa idea possa raggiungere esperti e tecnici del settore sanitario».