Coronavirus e gli anziani: categoria ad alto rischio da proteggere: chiamarli e non stare insieme non è abbandonarli, è un modo per tutelarli
«Tanto muoiono solo gli anziani…» questo è stato uno dei tanti commenti scritti sul web quando ancora il Covid19 non era stata dichiarata pandemia. Egoisticamente tutti ci siamo nascosti dietro l’idea che non tutti siamo a rischio. Ma abbiamo pensato molto prima di notare che li anziani sono i nostri nonni, i nostri zii, sono la storia della nostra patria, sono i nostri affetti più stretti. Solo dopo ci siamo resi conto di aver paura per loro, che dobbiamo proteggerli.
Mai come in questo momento abbiamo sentito il bisogno di abbracciarli ma non è il momento: dobbiamo stare isolati nelle nostre case, portarli la spesa e i medicinali, lasciarli davanti la porta e andare via. Noi stessi rappresentiamo una minaccia per la loro salute. L’emergenza del momento ci impone di limitarci ad una chiamata e, per i nonni moderni, una videochiamata su whatsapp.
Alcune persone avanti con l’età hanno la fortuna di vivere con parenti prossimi, come ad esempio fratelli o sorelle, o meglio ancora con i propri figli, quindi per loro la solitudine non diventa problematica. Molti di quella generazione hanno vissuto momenti peggiori, i periodi della guerra e nel web viene spesso sottolineato : «ai nostri nonni è stato chiesto di andare in guerra per salvare il mondo, a noi chiedono di restare sul divano».
Una signora calatina, appena 70enne, si consola pensando al fatto che «è come se fossimo agli arresti domiciliari, noi anziani ci siamo abituati a stare dentro casa , voi giovani soffrite di più, non potete uscire e vedere i vostri amici».
Ma i nostri nonni siciliani non sono abituati a stare tra le quattro mura, i nonni siciliani si alzano alle cinque del mattino per andare a comprare il pane o recarsi in campagna, come se l’età non influisse sulla loro vita. Sono loro che soffrono ancora di più e si accontentano di coltivare l’orto che hanno organizzato sul balcone di casa. Non tutti riescono a rimanere in casa e usano le loro abitudini per evadere e tornare nella campagna in cui sono cresciuti.
«Mio nonno è siciliano, ha 83 anni e ogni mattina si alza, si lava e si fa la barba. Dopo essersi messo la camicia ed essersi preparato di tutto punto, guarda il telegiornale perché bisogna essere sempre pronti ad uscire» così parla una ragazza che può vedere i nonni solo dallo schermo del telefono, perché ha deciso di rimanere a casa. «solitamente ci aspettava a casa per pranzare insieme ma ora aspetta solo l’edizione successiva del tg».
Le case di riposo sono luoghi in cui gli anziani non soffrono la solitudine, in cui hanno assistenza 24h su 24 senza ma anche loro aspettano la visita dei propri cari, che arriva con cadenza giornaliera, settimanale. O almeno così accadeva. In piena emergenza sanitaria non dovrebbero essere necessarie le leggi ministeriali per evitarci di recarsi nelle case riposo, ma è servito il contagio di un’intera casa di riposo a Villafrati per capire che realmente stare lontani da loro può salvargli la vita.
Per concludere, è emblematica l’immagine delle coppia di Israele condivisa dalla nipote su Facebook: lui ha 92 anni e in questa quarantena si occupa della moglie, si preoccupa di farle anche la tinta per farla sentire sempre ben curata. Gli anziani sono la nostra memoria, la nostra storia, ci hanno cresciuti e si sono presi cura di noi: portando la spesa davanti la loro porta di casa e andare via senza fermarci per far loro compagnia, non stiamo abbandonando i nostri angeli custodi, stiamo permettendo loro di essere presenti nei nostri momenti più belli che verranno quando potremo riabbracciarci.