Previsti oltre 420mila occupati in meno nel 2020, la metà dei posti li perderà l’industria del turismo.
Uno scenario terribile e senza precedenti quello che emerge dall’aggiornamento fatto da Unioncamere nel modello di previsione dei fabbisogni occupazionali delle imprese private dell’industria e dei servizi che, sfruttando l’insieme delle informazioni a disposizione del sistema delle Camere di Commercio italiane, consente di effettuare un primo approfondimento per l’anno 2020 caratterizzato dall’emergenza COVID-19.
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Le prime stime presentate in questo report evidenziano come l’economia nazionale e internazionale è stata colpita da uno shock di ingenti proporzioni sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta e considerano uno scenario intermedio per uscire progressivamente dalla crisi e di ripresa delle attività economiche entro la fine del mese di maggio. Tutto questo, senza tener conto delle misure di sostegno attivate a livello Nazionale o europeo, in quando ancora in via di definizione.
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Nel 2020 la stima fatta da Unioncamere prevede un calo di occupati, nei settori privati dell’industria e dei servizi, pari a 422mila unità, ovvero (- 2.1% rispetto al 2019).
Unioncamere_Analisi dei principali settori produttivi
“L’analisi dei principali comparti produttivi, evidenzia una flessione stimata di 113mila unità nell’industria e di circa 309mila nei servizi. Il turismo risulta il settore maggiormente in sofferenza, con un calo stimato nel 2020 di 220mila occupati, ma si stimano ampie flessioni nello stock di occupati anche nei comparti delle costruzioni (-31mila unità), della moda (-19mila unità), della metallurgia (-17mila unità), della meccatronica (-10mila unità) e delle industrie della gomma e delle materie plastiche (-10mila unità). Per quanto riguarda i servizi, oltre al dato del turismo si segnalano importanti riduzioni degli occupati nel commercio (-72mila unità), nei servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone (-24mila unità) e nel trasporto e logistica (-18mila unità).
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I settori per i quali si può prevedere un saldo positivo sono quelli della sanità (+26mila unità), dei servizi ICT (+8mila unità) e le industrie farmaceutiche (+1.200 unità).
Nei prossimi mesi Unioncamere potrà formulare uno scenario più aggiornato, tenendo conto del DEF e delle stime del Governo sugli impatti degli interventi a sostegno dell’economia del Paese nonché delle previsioni dei principali Istituti internazionali sull’evoluzione della crisi, per il quinquennio 2020-2024.”
Questo quanto scrive Unioncamere in una nota presente nel suo sito.