Terapie intensive in aumento, casi di positività in ascesa, oltre alla preoccupazione che si diffondano le varianti inglese e brasiliana: il Lazio rischia di tornare nuovamente arancione, con maggiori restrizioni: “Basta con i comportamenti a rischio”. Il rischio c’è ed è alto. Ieri l’assessore regionale alla Sanità, nell’elencare i dati di giornata, ha sottolineato che “bisogna mantenere rigore nei comportamenti”. Venerdì 5 marzo l’Istituto Superiore di Sanità pubblicherà il nuovo monitoraggio: e allora si saprà se il rischio per la regione Lazio di finire in zona arancione diventerà qualcosa di più di un rischio. Rt in risalita, anche se lieve, come sottolinea la regione: all’ultimo monitoraggio era allo 0.92, basta poco perciò per superare la soglia critica dell’1.
Il numero delle positività costantemente in aumento, terapie intensive sempre più occupate: tutto indica una situazione in netto peggioramento. Ieri le terapie intensive occupate erano infatti 237, mentre il giorno precedente, mercoledì, erano 226. Ieri sono stati eseguiti 14 mila tamponi molecolari e quasi 23 mila antigenici per un totale di oltre 37 mila test: e si sono registrati 1.520 casi positivi, di cui 643 a Roma, quindi 332 in più rispetto al giorno precedente. E anche se si è registrata una lieve diminuzione nei ricoveri, sono aumentati i decessi e le terapie intensive. Il rapporto positivi tamponi ieri si è attestato al 10 per cento.
Una curva decisamente in ascesa, per la cui risalita preoccupano e non poco le varianti brasiliana e inglese, che hanno un maggiore tasso di contagiosità. Per ora tutte le aree a maggior rischio sono state “circoscritte chirurgicamente” come spiega l’epidemiologo molecolare Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico. Come la zona di Frosinone, diventata zona rossa in attesa che si sgonfi il focolaio epidemico.
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Terapie intensive in aumento, casi di positività in ascesa, oltre alla preoccupazione che si diffondano le varianti inglese e brasiliana: il Lazio rischia di tornare nuovamente arancione, con maggiori restrizioni: “Basta con i comportamenti a rischio”. Il rischio c’è ed è alto. Ieri l’assessore regionale alla Sanità, nell’elencare i dati di giornata, ha sottolineato che “bisogna mantenere rigore nei comportamenti”. Venerdì 5 marzo l’Istituto Superiore di Sanità pubblicherà il nuovo monitoraggio: e allora si saprà se il rischio per la regione Lazio di finire in zona arancione diventerà qualcosa di più di un rischio. Rt in risalita, anche se lieve, come sottolinea la regione: all’ultimo monitoraggio era allo 0.92, basta poco perciò per superare la soglia critica dell’1.
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Il numero delle positività costantemente in aumento, terapie intensive sempre più occupate: tutto indica una situazione in netto peggioramento. Ieri le terapie intensive occupate erano infatti 237, mentre il giorno precedente, mercoledì, erano 226. Ieri sono stati eseguiti 14 mila tamponi molecolari e quasi 23 mila antigenici per un totale di oltre 37 mila test: e si sono registrati 1.520 casi positivi, di cui 643 a Roma, quindi 332 in più rispetto al giorno precedente. E anche se si è registrata una lieve diminuzione nei ricoveri, sono aumentati i decessi e le terapie intensive. Il rapporto positivi tamponi ieri si è attestato al 10 per cento.
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Una curva decisamente in ascesa, per la cui risalita preoccupano e non poco le varianti brasiliana e inglese, che hanno un maggiore tasso di contagiosità. Per ora tutte le aree a maggior rischio sono state “circoscritte chirurgicamente” come spiega l’epidemiologo molecolare Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico. Come la zona di Frosinone, diventata zona rossa in attesa che si sgonfi il focolaio epidemico.
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