Crisi energetica: ” Roma, l’autunno si veste… di nero “

Foto di Craig Adderley da pexels

C’è ben poco da stare allegri, si prospetta un autunno nero per le imprese di Roma a causa della crisi provocata dalla guerra in Ucraina e dei suoi pesanti contraccolpi su diversi settori, a partire da quello energetico.

Una guerra di cui non si intravede la conclusione e che, anzi, minaccia di avere ricadute sempre più pesanti specialmente da un punto di vista economico, incidente in  maniera consistente sui portafogli delle famiglie.

In base alle stime di Confartigianato, i comparti più colpiti sono il manifatturiero, i trasporti, l’edilizia, i servizi alla persona e la ristorazione artigiana (pasticcerie, gelaterie, cioccolaterie, paninoteche):

“Se consideriamo l’artigianato alimentare, tranne i bar, i ristoranti e le botteghe su strada (abbigliamento, sartoria, marmisti, fabbri, ceramisti, etc.) – ha sottolineato Andrea Rotondo, presidente di Confartigianato Roma, al Corriere della Sera – nella Capitale superiamo le mille imprese a rischio chiusura, 2.300 nel Lazio, con una ricaduta occupazionale di oltre quattromila addetti. L’energia è passata dal 10 al 40 per cento di impatto sui costi di produzione: l’anno scorso un’azienda alimentare con 15 addetti pagava una bolletta di circa tremila euro, oggi supera i 13.500”.

Insomma, cifre da capogiro.

Molte delle problematiche che oggi affliggono Roma sono da inquadrare nel più ampio scenario nazionale ed europeo. Pertanto la loro soluzione è rimessa in buona parte all’evoluzione del quadro geopolitico e alle misure che saranno adottate dal Governo e/o dall’Unione europea, nell’ambito di un’indispensabile strategia coordinata di intervento.

Come riportato dalla stessa testata, per Romolo Guasco, direttore della Confcommercio di Roma,  “in Italia sono a rischio 120mila imprese. L’economia del Lazio corrisponde all’8 per cento, pertanto nella nostra Regione diecimila attività potrebbero non sopportare l’aggravio dei costi energetici. Chi si trova in una situazione di solidità economica riuscirà a fronteggiare lo tsunami, ma gli altri saranno in affanno”.

Intanto in alcuni bar e ristoranti della Capitale i prezzi relativi a caffè e cappuccini sono già aumentati, ma a partire dalla stagione autunnale i rincari saranno ancora più estesi, con buona pace dei clienti, che subiranno così un ulteriore salasso.

Secondo previsioni di Confesercenti, ogni esercente a settembre dovrà rivedere il proprio conto economico. Questo significa che, per garantire la sopravvivenza della propria azienda, dovrà trovare delle soluzioni per contenere gli aumenti del latte, che si sommano a quelli di energia, gas, farina. E l’unico metodo che il commerciante ha a disposizione per sopportare i costi è alzare i prezzi, a spese ovviamente del consumatore finale.

Insomma, la lotta per la sopravvivenza rischia di mietere ancora vittime.

Diversi i fattori scatenanti della crisi, dalla carenza di materie prime dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina (in particolare grano e gas) agli strascichi del virus che per due anni ha danneggiato gravemente l’economia internazionale, con conseguenze devastanti per le piccole e medie imprese.

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