Medici in prima linea, gli eroi ai tempi del Covid-19
La cruenta testimonianza arriva da Angelo Vavassori, medico rianimatore dell’ospedale di Bergamo, tramite un’intervista rilasciata a La Repubblica.
Angelo, colpito dal contagio, ha raccontato il suo calvario, dove ha rischiato di morire, ma anche di perdere la vista.
“In poche ore sono passato da 15 a 40 respiri al minuto. Non mi entrava più aria nei polmoni e ho quasi perso la vista. Se sono qui lo devo ai miei colleghi, eroi non retorici“. Ha dichiarato alla testata de La Repubblica.
La sua disavventura è iniziata il 22 di febbraio quando ha iniziato a curare i pazienti, accorgendosi di avere la febbre il 29, anche se il suo pensiero è stato di essere stato infettato non durante le cure dei contagiati, poiché usava le precauzioni ma prima durante le cure ai pazienti chirurgici.
Per non occupare posti in terapia intensiva nelle prime 48 ore ha cercato di restare a casa in auto-quarantena, ma non è stato sufficiente e purtroppo sono rimasti contagiati anche la moglie e il figlio più grande.
Il cinque di marzo attraverso il tampone ha avuto la conferma di essere positivo al coronavirus, iniziando che l’altro ad avere sintomi di affaticamento nella respirazione, calo della vista e perdita del gusto e dell’olfatto. Successivamente ha avvertito mal di testa e subito la dissenteria.
Sempre a La Repubblica, ha dichiarato che “Sapevo di non poter resistere a lungo. Respiravo, ma nei polmoni non entrava più ossigeno. Alle 23 mi ha chiamato un collega per dirmi che si era liberato un letto. La radiografia ha confermato che la polmonite era scoppiata“.
nell’intervista, ha raccontato il suo terribile calvario di cura, “La dispnea toglie totalmente il fiato. Mi hanno infilato subito nel casco Peep a pressione di fine respirazione positiva“. Ha cercato fino all’ultimo di evitare di venire sedato e intubato, ma avrebbe perso conoscenza.
“Nel casco della ventilazione il rumore è assordante, il flusso dell’ossigeno è caldo. Si suda e sembra di soffocare ancora più di prima. Invece un po’ alla volta senti che se tiri, entra aria. Ho temuto di non rivedere mia moglie e i nostri quattro figli”
Ha raccontato Angelo, descrivendo la terribile sensazione provata, ma ha anche voluto lasciare un messaggio di speranza per chi si sta curando.
“Non fatevi paralizzare dalla paura. Bisogna restare tranquilli e affidarsi ai medici. Ti tirano fuori, ogni polmonite regredisce”
Un altro pensiero, invece stato per i colleghi medici e infermieri che stanno lottando questo mostro esponendosi al contagio, ma anche per coloro che continuano a ignorare le disposizioni date dall’autorità sanitaria.
“Se penso ai medici e agli infermieri del nostro Paese mi commuovo. Siamo allo stremo e sappiamo che la battaglia resta lunga“. Ha chiesto a tutti i cittadini di “aiutarci restando in casa. È così che ci si sta vicino“.
- Francesco Digiorgio