La sindrome da dipendenza dal lavoro o sindrome da workaholism è un disturbo-ossessivo-compulsivo, un comportamento patologico di una persona troppo dedita al lavoro.
Questa malattia pone in secondo piano la sua vita sociale e familiare sino a causare danni a se stessa, al coniuge, ai figli.
In Italia viene scherzosamente chiamata Sindrome da ubriacatura da lavoro, ma si tende a usare il termine americano o Sindrome da dipendenza da lavoro.
La patologia viene riconosciuta nel 1971, grazie agli studi di Wayne Oates, medico psicologo e dal 1976 al 1979 uscirono delle pubblicazioni da parte di Marylin Malchlowitz.
La società, gli amici, l’ambiente di lavoro ed il consenso che il workaholic si costruisce giorno per giorno lo fanno mimetizzato tra la società, invisibile, rispettabile, tanto da non comprendere il motivo per cui la famiglia si lamenta.
È questo il classico segno di riconoscimento del workaholic: il dualismo tra consenso esterno e notevole risentimento dei familiari. Ma chi vive con un workaholic si sente tradito, impotente: competere con un’ossessione così forte è impossibile.
Il lavoro ha un effetto anestetizzante sia sulla loro sfera emotiva che li rende distaccati e insensibili sia sulla loro attività sessuale che si riduce o si azzera addirittura.
I segni esteriori di affetto, come il semplice salutarsi baciandosi, sono aborriti. Il sistema familiare è mantenuto fin tanto che i membri lo sopportano e sono costretti ad adattarsi per mantenere l’equilibrio.
Per il workaholic la differenza tra ufficio e casa, intesa come differenza ambito lavorativo-ambito personale è andata perduta, e quindi troverà naturale continuare a lavorare in casa, a letto, nel fine settimana o in vacanza.
Quando uno dei due partner sviluppa la sindrome da workaholism se non si interviene prontamente, interrompendo tale stato patologico, la coppia è destinata a morire. Il workaholic tende a comportarsi in modo autoritario in famiglia e percepisce il coniuge come un estraneo, un accessorio, ne consegue un serio deterioramento della sfera affettiva che induce aridità, l’apatia , cinismo e indifferenza tra i coniugi.
In una ricerca su un campione di 326 donne (età media 47 anni) il dottor Robinson ha riscontrato che il rischio divorzio è altissimo. Solo il 45% dei workaholic riesce ad evitare il divorzio contro l’84% della popolazione generale.
Attualmente la più importante organizzazione di terapia del workaholic ha sede in USA e si chiama “Workaholics Anonymous“, nata nell’aprile 1983 a New York ad opera di un promotore finanziario edi un insegnante resisi conto loro stessi di essere dipendenti dal lavoro.