Economia & Finanza. La risposta Europea alla crisi Covid: Mes, Sure e Recovery Fund

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Rubrica di Economia & Finanza a cura di Mario Rugini

La risposta Europea alla crisi Covid: Mes, Sure e Recovery Fund

Con la fine di agosto il dibattito sulla situazione economica si è nuovamente acceso.

In particolare rimane ancora aperta la questione sulla accettazione del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) e si avvia in contemporanea quella sulla accettazione del Piano Sure.

Nel dettaglio sia il Mes sia il Sure sono prestiti agevolati per circa 50 miliardi di euro provenienti dal Bilancio Europeo per sostenere spesa sanitaria e occupazione.

Tutto questo avviene ad accordo di massima raggiunto per il Recovery Fund e in un contesto di forte indebitamento da parte dello Stato Italiano attraverso tre stanziamenti di debito pubblico effettuati ad aprile, giugno e agosto.

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Ricordiamo che il Recovery Fund rappresenta un nuovo debito Europeo costituito per metà da stanziamenti a fondo perduto (da non restituire) e per metà da prestiti a tasso agevolato.

In sostanza con l’economia in forte recessione e l’occupazione che tiene solo grazie al fortissimo utilizzo della Cassa Integrazione e al blocco dei licenziamenti, sembra arrivato il momento di pensare a qualcosa di maggiormente strutturato rispetto ai sussidi utilizzati finora per tamponare l’emergenza.

A ottobre inoltre il Governo Italiano dovrà  presentare alla Unione Europea il piano economico per accedere a marzo 2021 al Recovery Fund.

In termini semplici bisogna far sapere alla U.E dove e in cosa vogliamo spendere e soprattutto far sapere che tipo di ripresa economica ci aspettiamo grazie a questi fondi.

La presentazione di questo progetto sarà determinante per le tempistiche di accesso ai fondi e soprattutto per ottenere un buon compromesso tra sussidi e prestiti.

In altre parole più il piano sarà orientato ad investimenti futuri innovativi (es. Green economy) maggiore sarà la velocità di erogazione di questi fondi e maggiore sarà lo stanziamento dei sussidi. Migliore sarà il Piano meno dovremmo restituire.

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Diversamente un piano giudicato non all’altezza della situazione potrebbe creare tempi più lunghi sulla erogazione un livello non accettabile di prestiti o peggio ancora una ripresa delle trattative.

Non dobbiamo dimenticare che la discussione Europea sul Recovery Fund è stata molto accesa e l’Italia è stata tra i Paesi che hanno spinto maggiormente per ottenere questo difficile compromesso.

Presentare un Piano non all’altezza della situazione e senza la giusta coesione politica necessaria in questi contesti potrebbe rappresentare un grosso problema.

Questo passaggio è fondamentale perché l’effetto dei sussidi messi in campo finora dal Governo può durare fino a fine anno. Attraverso l’accettazione del Mes e di Sure si potrebbe arrivare fino a giugno 2021 e poi se tutto va bene si inizierebbero a vedere i primi effetti degli stanziamenti previsti dal Recovery Fund.

In sostanza questo piano potrebbe essere l’occasione per modernizzare il Paese, fare investimenti strutturali  e riemergere dalla Pandemia più forti di prima.

Siamo di fronte ad una potenziale svolta storica che da un lato può rilanciare il Paese, dall’altro condannarlo ad una decadenza difficilmente reversibile.

Sarebbe auspicabile in un contesto di questo tipo che la classe politica e dirigente comprendesse il momento storico, ritrovasse una maggiore coesione politica intorno al piano e evitasse una dialettica sterile e troppo accesa.


Pubblicato su “I FATTI area metropolitana” edizione Settembre 2020


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